Vecchie Amicizie

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23aprileduemilasedici
-ELISABETTA NON FARLO!-
Aprii gli occhi. Tutto era sfocato ,non ci vedevo bene,non sapevo perché. La voce che mi chiamò non mi era familiare. Oddio ma perché non mi lasciavano in pace? Ora sarebbe successo un casino. Mi girai lentamente verso la voce,i miei capelli neri mi coprivano gli occhi e non riuscivo a vederlo bene in faccia,ma almeno era solo. Mi rigirai verso il vuoto e risposi:"vattene. Non sono affari tuoi,nemmeno ti conosco." Sentii i suoi passi avvicinarsi:" forza,non fare la stupida,dammi la mano." Mi incazzai come una belva e replicai urlando:" basta! Tutti a dirmi cosa fare,come devo comportarmi e dirmi cosa sono e cosa dovrei essere,quando non mi conoscete nemmeno. Lasciami stare,vattene stronzo." Incominciai ad avanzare sempre di più sul pizzo della terrazza. "Io ti conosco,Eli. Giocavamo da bambini. Non ti ricordi? Sono Nath. Ti stavo cercando. So tutto di tuo padre e so delle cose che vorresti sapere. Sono l'unico che ti capisce. L'unico che ti vuole bene." Ora mi ricordavo tutt'un tratto, Nath Pelphs,non lo vedevo da qualche anno,da quando lui si era trasferito appunto a Los Angeles. Quando stavo veramente male alle medie lui c'era sempre per me e io per lui. Nath insistette vedendomi indecisa. -vieni Eli.- Ci pensai un po su e poi iniziai ad avanzare verso di lui allontanandomi dal pizzo. Lo guardai,anche se era bellissimo nella mia testa c'era solo Ethan. -Grazie.- gli sussurrai con gli occhi lucidi mentre cercavo di scavalcare il balcone per riandare sulla parte sicura del tetto senza far alzare troppo la mia gonna,anche se arrivava a metà coscia. Mi sorrise e mi disse :"oggi non andiamo a scuola,passiamo dalla scala antincendio e andiamocene da qualche parte a farci un giro,ti va? Annuii grata che lui fosse sempre quello di una volta,ossia il ragazzo che sapeva sempre farmi stare bene.
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-Scusa per essermi comportata di merda prima..se sapevo che eri tu..-
-..mi avresti dato dello stronzo lo stesso.-
Era tardo pomeriggio e io e Nath eravamo in un bar enorme in stile hollywoodiano a sorseggiare milkshake da cinque dollari ciascuno. Almeno era buono.
-Allora..abbiamo,bevuto tre milkshake a testa ci siamo fumati due sigarette, ci siamo scattati foto,abbiamo camminato per un kilometro circa,ma in tutto questo tempo non abbiamo parlato del nostro incontro Eli. Lo so,non ne vuoi parlare,ma devo saperlo cosa ti ha spinto a volerti quasi uccidere. E non guardarmi con quella faccia. Non ci vediamo da tanto. Io sono ancora rimasto ai taglietti con la lametta.- Lo guardai nei suoi occhi azzurri uguali ai miei,e mi ricordai quando per strada a New York la gente ci fermava e ci chiedeva se eravamo gemelli,dati i nostri occhi identici ,così come i capelli neri uguali,e la corporatura esile. Noi rispondevamo che lo eravamo ,anche se in realtà non abbiamo mai avuto nessun tipo di parentela. A Nath potevo dirgli tutto. Quindi gli raccontai di mio padre,del trasferimento,dell'omicidio, di Ethan e di Lizzy. Quando finii disse :" porca troia. Mi dispiace Eli. Vedrai che si risolve tutto in qualche modo. Ti aiuterò io. Ma non oggi. Ho delle cose importanti da dirti anche io. Primo: sono gay." Non mi sorpresi più di tanto perché in fondo dai suoi comportamenti l'ho sempre saputo. Nath abbassò la voce di colpo,si guardò intorno e divento improvvisamente serio:"secondo: Micheal Rovanti,quello ucciso da tuo padre. Non era per colpa tua che è morto. Aveva un giro di droga mi pare ed era in rapporti com alcune persone, qualcosa è andato storto ed è stato fatto fuori." Io restai di sasso e gli chiesi con voce tremula:" E mio padre cosa c'entra con questo?" Anche se a intuizione sapevo già la risposta. "Secondo te perché i nostri genitori stavano sempre in contatto? E andavamo sempre uno a casa dell'altro? E secondo te mio padre perché è finito in prigione qualche anno fa quando mi sono dovuto trasferire qui a Los Angeles? Eli, i nostri genitori non erano belle persone."

Diario di un ex - autolesionistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora