19maggioduemilasedici
Entro a scuola correndo,sono le otto e cinque,e qui non sono tolleranti come a New York sul ritardo. Entro in classe proprio mentre il professore sta decidendo chi interrogare.
"Alla buon ora." Dice lui alzando un sopracciglio e girandosi verso la mia direzione.
"Mi scusi" biascico io con il fiatone mentre inizio a dirigermi verso il mio posto con una mano sulla milza dolorante. "No no no signorina dove credi di andare in pantaloncini? Fila subito in presidenza." Continua imperterrito il prof Newman indicando i miei pantaloncini striminziti di jeans. "Ma fanno trentasei gradi oggi,e poi ce li hanno tutti." Ribatto io sulla difensiva incominciando a incazzarmi per i suoi favoritismi del cazzo dato che tutte le ragazze in classe avevano i pantaloncini. "Sei arrivata in ritardo e hai i pantaloncini più corti rispetto alle altre,vai in presidenza prima che non chiedo la sospensione Querci." Dice lui alzandosi in piedi all'improvviso e sbattendo il registro sulla cattedra. Lo guardo con tutto l'odio possibile e vorrei tanto mandarlo a quel paese,ma per il tipo irascibile che è,mi ordino mentalmente di andare in presidenza senza fiatare. Quando esco dalla classe però sbatto la porta. Non ho idea di dove sia la presidenza perché la mia scuola è enorme,quindi chiedo a una bidella lì vicino. "Scusa dov'è la presidenza?" Le chiedo io
Alza gli occhi dalla sua settimana enigmistica,si sistema i capelli pieni di lacca e stringe gli occhi per mettermi meglio a fuoco :"vai in fondo al corridoio e gira a destra." Mi risponde mentre ciancica una gomma. Le rifilo un grazie e con alle sue indicazioni mi trovo davanti a una porta non diversa da quelle delle classi,solo che su questa c'è un cartello con scritto in rosso "PRESIDENZA."
Prendo un bel respiro e busso.
"Avanti."
Abbasso la maniglia e entro nell'ufficio del preside.
La stanza è molto arieggiata e luminosa,e i mobili in mogano le assegnano un'aria elegante. C'è anche l'aria condizionata,un sollievo. Alla mia entrata il preside alza la testa dalle scartoffie e si sofferma su di me. "Elisabetta Querci." Scandisce.
"Come faceva a saperlo?" Dico io dandogli del "lei".
"Conosco tutti gli studenti della mia scuola,e so anche perché tu sei qui. Hai avuto un piccolo scontro con il professor Newman." Dice invitandomi con la mano a prendere posto su una delle due sedie davanti la sua scrivania sul lato opposto rispetto a dove sedeva. "Mi scusi tanto,è da poco che sto in questa scuola e purtroppo non so molto bene il regolamento,prometto che non accadrà più." Dico io cercando di giustificarmi mentre mi siedo sulla sedia foderata in pelle marrone.
Mi guarda per un po aggrottando la fronte senza di dire niente,forse decidendo la punizione che mi spetta, e anche se c'è l'aria condizionata pompata a palla mi stanno venendo le vampate di calore per l'attesa del suo verdetto. Inizia a ticchettare la penna sul tavolo, poi annuisce,come rispondendo a suoi pensieri,e si mette a scrivere qualcosa su un foglio di carta con un'espressione indecifrabile. Lo firma e me lo porge :"Questa è la prova che sei stata qui,portala al professor Newman quando rientri in classe. Riguardo al resto...il professore in questione è sempre stato un po suscettibile,e il massimo del ritardo sono le otto e dieci,mentre tu sei arrivata alle otto e cinque...perciò puoi andare." Dice il preside congedandomi.
Io gli sorrido salutandolo e quando esco dalla porta mi metto a correre per i corridoi saltellando.
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Quando suona la campanella delle due mi accingo a chiamare Lizzy al telefono dato che nemmeno oggi è venuta a scuola.
Come al solito ha la segreteria,vorrà dire che la andrò a trovare oggi pomeriggio.
Esco in cortile e riconosco la macchina di Ethan, perciò inizio a guardarmi intorno,e una volta che lo vedo mi si gela il sangue. Meackenzie Falls ha le braccia arpionate al collo di Ethan mentre si baciano. Si staccano e non posso crederci,dopo tutte le cose che mi ha detto,che abbiamo fatto... Mi stanno iniziando a uscire le lacrime per lo sconforto ma mi hanno visto,e in momenti come questi se vuoi evitare la figura della cornuta devi mostrare un po di dignità e avanzare a testa alta, quindi faccio ricorso alla parte di me incazzata nera con Ethan. Inizio ad avanzare verso di loro, Ethan intanto mi viene incontro. :"Elisabetta non è come pensi,mi ha baciato lei,sul serio." Dice lui mentre gli sto quasi vicina. Lo guardo e senza esitare gli rifilo uno schiaffo :"Sei solo un pezzo di merda che mi ha preso in giro per tutto il tempo. Divertiti con i bassi fondi." Gli dico io facendo riferimento a Meackenzie che sta lì impalata con un sorrisetto impertinente. Alle mie parole però si anima :"Ma come cazzo ti permetti eh? Mi hai proprio stufato." Dice lei mentre molla la borsa alla sua amica e avanza verso di me. "Ma se sei sempre tu che stai sempre in mezzo al momento sbagliato." Le dico io incrociando le braccia al petto. "Tu non sai chi sono io Troia." Dice lei. "E allora? Tu nemmeno sai chi sono io,eppure mi ti accolli più di una cozza." Ribatto. Questa era la goccia che fa traboccare il vaso; Meackenzie fa un mezzo urlo e si fionda verso di me sbattendomi a terra e mi molla uno schiaffo con una mano piena di anelli. Sento il sangue che esce dal naso colarmi giù per la guancia destra in rivoli caldi,ma la odio così tanto che non me ne curo e le rispondo prendendole le mani e torcendogliele più che posso. Lei urla e quando riesce a liberarsi ne approfitto per darle una spinta e liberarmi dal peso del suo corpo. Quando mi alzo mi gira un po' la testa e prima che io e Meackenzie possiamo fare un altro passo un ragazzo la prende da dietro fermandola e anche a me qualcuno mi prende da dietro per la vita. Io non me ne curo e cerco di liberarmi per sistemare quella puttana,ma chi mi tiene è troppo forte,e pur scalciando e agitando le braccia non riesco a liberarmi dalla presa. Mi giro verso chi mi sta trattenendo e vedo che è Ethan. Mi guardo intorno e vedo una folla di ragazzi che ha visto tutto,e mi chiedo che cosa mi sta passando per la testa. Smetto di scalciare e dico sgarbatamente a Ethan :"lasciami." Raccolgo la mia borsa da terra e me ne vado.
Mi siedo sul marciapiede mentre aspetto un taxi. Mi raccolgo le gambe con le braccia e appoggio la faccia sulle ginocchia. Quando alzo la testa vedo una macchia di sangue sul punto con cui mi ero appoggiata con il viso. Ah già, il sangue dal naso. Prendo il telefono dalla borsa e mi specchio per vedere in che condizioni sto;ho la parte destra del viso piena di sangue secco,e dalla narice destra esce ancora un rivolo di sangue fresco. Il mascara è tutto colato per le lacrime che ho versato ora mentre aspetto questo benedetto taxi. Mi alzo da dove sono seduta e mi dirigo verso una fontanella lì vicino,e con mani tremanti mi sciacquo la faccia. Arriva il taxi per fortuna e io mi ci fiondo dentro desiderosa di andarmene da quella scuola odiosa. "Dove ti porto?" Mi chiede il tassista mentre sistema lo specchietto retrovisore. Non voglio andare a casa per deprimermi ancora di più,voglio stare un po con i miei amici,quindi gli dico l'indirizzo di Lizzy.
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Diario di un ex - autolesionista
Novela JuvenilElisabetta Querci ha diciassette anni, vive a New York ma nel chiasso della sua città non è mai riuscita a trovare degli amici o qualcuno che la amasse ,inclusi i suoi genitori. Elisabetta odia il suo corpo ,pensa di essere troppo magra,si taglia e...