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Decido di recarmi a casa di Melissa per farmi raccontare nel dettaglio quello che successe con Philippe, e dopo un caffè comincia a spiegarmi:

«Sapevo che non era niente di serio, voglio dire, siamo ancora piccoli e far nascere un grande amore a questa età è difficile o addirittura quasi impossibile. Il problema è che non pensavo potesse essere così insensibile. Mi ha fatto credere chissà cosa e poi improvvisamente mi ha mollata come un pezzo di scottex usato e gettato nel cestino. E vuoi sapere il bello? Non mi ha detto nemmeno il perché! Ti rendi conto?»

A quelle parole rimango sconvolta in quanto non mi aspettavo che Philippe potesse essere così idiota, ma a quanto pare non lo conoscevo sotto quel punto di vista.

«Hai provato a farti dare delle spiegazioni un po' più dettagliate?» le chiedo.

«Sì, ho provato a chiamarlo e a mandargli svariati messaggi, ma non ne vuole proprio sapere di darmi una risposta.»

Dopo questa affermazione Melissa si alza dal tavolo, prende le tazzine del caffè e avvicinandosi verso il lavandino per sciacquarle comincia a tirare imprecazioni nei confronti di Philippe, e a me scappa una risatina.

«Beh, sicuramente quando capiterà che uscirò nuovamente con il gruppo e lo incontrerò, stai pur certa che gliene dirò quattro» annuncio scherzosamente, ma non troppo.

Non a caso il giorno dopo, nel pomeriggio esco con il solito gruppetto e c'è anche Philippe.

Philippe lo incontrai per la prima volta in classe, si era trasferito da poco nel nostro paese ed era il suo primo anno nella nostra scuola. Appena lo conobbi ebbe fin da subito un debole per me, una di quelle cotte stupide che hai da ragazzino, ma non gli diedi corda.
Alto circa un metro e ottanta, capelli castano scuro con un ciuffo che scendeva verso il suo occhio destro, e iride color nocciola.
Non mi è mai sembrato un ragazzo serio, e di certo io non ero interessata a nessun tipo di relazione per ora.

Come se lo sapesse, ecco Philippe che avanza verso di me.

«Insomma, come ti è sembrata la festa l'altra sera?» mi chiede.

«Direi che è andata piuttosto bene, io mi sono divertita. E tu?»

«Sì dai, sono stato bene.»

Sembrava come se stesse per chiedermi qualcosa, ma mi affretto a parlare per prima.

«Si può sapere cosa hai combinato con Melissa?»

Philippe, che stava guardando verso il basso mentre aspirava una boccata di fumo dalla sua sigaretta, alza di scatto lo sguardo verso di me appena nominai la mia amica.

«Cosa sai?» mi chiede di fretta.

«So che hai fatto lo stronzo e mi basta questo»

«Non si chiama fare lo stronzo, si chiama semplicemente non avere attrazione nei suoi confronti.»

«E allora si può sapere che cosa avevi in testa?» dico cominciando ad alzare leggermente la voce.

«È una ragazza carina, non posso mentire. Ma una volta cominciata la storia non ero più completamente convinto. Ho preferito stroncare il tutto prima che cominciasse a diventare una cosa troppo seria, non mi sembra di aver sbagliato.»

Effettivamente non aveva tutti i torti, ma a questo punto sarebbe stato meglio conoscerla più a fondo prima di cominciare qualcosa e farla poi stare male.

«Potevi almeno spiegarle questo tuo punto di vista invece di lasciarla con il beneficio del dubbio» gli dico io incrociando le braccia, ma lui rimane comunque indifferente, così, rubo dalle sua dita quel poco che era rimasto di una sigaretta e finii di fumarla andandomene, lasciandolo solo e lanciandogli un'occhiataccia.

Il pomeriggio passava lentamente, cominciavo ad annoiarmi e decisi di andarmene poco prima del previsto.

Durante il tragitto verso casa mando un messaggio sul nostro gruppo Whatsapp:

-Dakota
Organizziamo una cenetta e rimaniamo a dormire insieme stasera?

-Ashley
Ci sto

-Melissa
Ok, facciamo da me?

-Dakota
Perfetto, da te alle otto.

Arrivata a casa prendo lo zaino, infilo all'interno un cambio di vestiti per il giorno dopo e mi reco da Melissa, dove trovo già Ashley.

Durante la cena racconto a Melissa ciò che Philippe mi aveva detto nel pomeriggio, e le consigliai vivamente di lasciar stare, e che queste persone è meglio perderle che acquistarle. Mi diede ragione, e una volta finito di mangiare ci recammo tutte nella sua stanza, dove cominciammo a vedere un film sorseggiando un po' di coca cola e a morire dalle risate.

Infine, caliamo in un sonno profondo, e sogno un enorme pantera nera.

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