13.

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Sono le tre del pomeriggio e mi sono appena svegliata dopo la lunga nottata in discoteca.
Abbiamo fatto rientro a casa alle otto di questa mattina e la mia mano è leggermente dolorante, ma niente di grave.
Strofino delicatamente gli occhi con le mani e sbadiglio rumorosamente, tanto che pochi secondi dopo sento bussare alla porta della mia camera.

«Buongiorno pulcino, tutto bene?»

Ebbene sì, con tutto che ho diciannove anni, mio padre Paul mi chiama ancora con questo genere di nomignoli, ha sempre avuto questa abitudine e a me non ha mai infastidito.
Paul ha gli occhi verdi -che per fortuna ho ripreso- e aveva dei bellissimi capelli boccolosi color castano scuro, prima che si rasasse a zero per andare a fare il militare. Tutt'ora è calvo, ma rimane comunque un uomo bellissimo e con un corpo decisamente più scolpito di molti ventenni di oggi.
È abbastanza contrario al fatto che io vada in discoteca tutti i sabati, non sono ambienti che gli vanno a genio ma comunque mi lascia andare.

«Ciao papo, sì tutto bene grazie, adesso vengo a mangiare qualcosa.»

Sorride e richiude la porta lasciandomi alzare con calma.
Mi alzo lentamente dal letto stiracchiandomi numerose volte e mi dirigo in bagno, successivamente, vado in cucina dove c'è Paul ad aspettarmi.
Preparo la macchinetta del caffè e mi siedo con lui in attesa che sia pronto.

«Allora, come è andata stanotte?» mi domanda.

«Bene come sempre, ci siamo divertite e ho preso a pugni una ragazza che mi guardava storto.»

Mi guarda con aria di disapprovazione, ma non mi dice nulla.

«Papà, stasera pensavamo di andare al pub del paese con Ashley e Melissa per bere qualcosa insieme, per te va bene?»

«Non ho problemi, ma non fare troppo tardi che domani devi andare a scuola.»

Sentendo quelle parole, mi maledico per aver perso quell'anno di scuola alle medie, e con un anno di ritardo mi ritrovo a dover fare il quinto del liceo linguistico. Non mi pesa affatto, adoro le lingue e sono bravissima in inglese e spagnolo, ma certo, in questo momento magari avrei potuto trovare un lavoro e cominciare a guadagnare qualche soldo da mettere da parte.

«Certo papà.»

Ho appuntamento con le mie amiche alle nove di questa sera, così comincio a prepararmi verso le sei in modo da essere pronta per cenare e uscire subito dopo.
Opto per un maglione nero a collo alto e dei classici jeans muniti di cinta nera, e ai piedi indosso i miei bellissimi anfibi Dr. Martens.
All'ora prestabilita Ashley passa a prendermi -l'unica tra noi ad aver già preso la patente- e dopo aver preso anche Melissa ci dirigiamo verso il pub.
Parcheggiamo e facciamo ingresso nell'area del saloon, ci sediamo ai tavolini esterni mentre salutiamo Eddy, il barista. È un uomo molto attraente ed è di origine brasiliana, ha la pelle scura e tiene sempre i rasta legati in un'alta coda di cavallo. Oltre a lavorare come barista, è un bravissimo maestro della capoeira, un'arte marziale derivante dal suo paese d'origine.

«¡Hola amigas! Come stanno le mie belle signorine?» esclama Eddy vedendoci. Adoro il suo accento.

«Ciao Eddy! Si va avanti dai» gli rispondo io con un sorriso a trentadue denti mente ci porge i menù dei cocktail.
Conosciamo a memoria questo menù, ma tutte le volte lo sfogliamo per poi ordinare sempre il solito, anche se oggi sono indecisa tra Caipiroska alla fragola ed il classico Mojito.
Melissa ordina un Angelo Azzurro, e Ashley un Piña Colada. Io infine scelgo il secondo tra le mie opzioni, e mi dirigo da Eddy per l'ordine.

«Insomma, come vi è sembrata questa nottata?» domanda Melissa.

«Io mi sono divertita.» rispondo io con l'approvazione di Ashley.

«Sì beh... non una delle migliori però, c'è da dirlo.»

«Certo Melissa, se invece di stare a guardare avessi tirato due pugni anche tu sarebbe stata decisamente più divertente.» mi affretto a risponderle, seguito da una risata.
Melissa abbassa lo sguardo e tira una boccata di fumo, appare offesa da quanto le ho detto poco fa.

«Stavo scherzando, Mel.»

Appena sposto lo sguardo dalla parte opposta, ecco arrivare Eddy con i nostri cocktail.

«Bueno chicas, ecco le vostre bevande!» esclama sempre con molta allegria.
Ammiro quest'uomo, è sempre così solare ed energico che anche solo passandoci tre minuti insieme, riesce a trasmettere tutta questa vivacità.

«Cin cin!» esclamiamo tutte e tre contemporaneamente, e sorseggiamo le nostre bevute.

Qualche minuto dopo, sentiamo arrivare una macchina con la musica ad altissimo volume, che parcheggia accanto l'auto di Ashley.
Diamo un'occhiata attraverso la recinzione di legno, e scendono ben sei ragazzi da quella macchina. Come diamine ci sono entrati tutti lì dentro?
Percorrono a piedi il parcheggio avvicinandosi al pub, e mentre passano di fronte a noi, uno di loro mi fissa con gli occhi spalancati, tanto da sbattere contro uno dei suoi amici che aveva rallentato il passo.

«Ragazzi tanto sapete già quello che prendo, vi aspetto fuori» annuncia il ragazzo e sedendosi ad un tavolo non molto distante da noi, continua ad osservarmi.
Comincio ad infastidirmi, ha preso il telefono tra le mani ma è chiaro che non lo sta utilizzando, vuole solo continuare a fissarmi senza essere beccato, ma io non sono stupida.
Sorseggio una grande quantità di mojito dalla cannuccia, ingoio e poso la sigaretta nel posacenere, poi mi alzo e avanzo verso il ragazzo.

«Vuoi per caso un autografo?» gli chiedo visibilmente irritata.

«Sei Dakota vero?»

Come lo sa? Chi è lui?

«Okay ho capito, prendo un tovagliolo e ti faccio un autografo.» annuncio ironicamente.

«No ferma, non voglio nessun autografo, volevo solo capire se eri davvero tu.»

«Ma io non so chi sei tu, come la mettiamo?»

«Sono Axel, non ti ricordi di me?»

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