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Rimango lì, imbambolata a chiedermi cosa diamine volesse quell'idiota.
Non lo conosco, non abbiamo mai avuto un dialogo serio -tralasciando quello fuori dal bagno del ristorante-, eppure lui si comporta come se tutte dovessero cadergli ai piedi.
È come se lui fosse a conoscenza di un interesse da parte mia, quando in realtà è completamente fuori strada.
Spero vivamente di non vederlo più, non mi interessa, non lo voglio e mi mette angoscia.

Le mie amiche cominciano a fantasticare su di lui, come su tutto il resto del mondo d'altronde...

«Dillo che vorresti sentirlo urlare il tuo nomeeee!»

«Melissa! Ma che cavolo...»

«Oh sì lo sappiamo che stai facendo dei pensieri particolari su di lui!» afferma Ashley mostrandomi l'occhiolino ripetutamente.

«Ragazze, voi siete folli... credo che qui le più infatuate e vogliose siete proprio voi!» e scoppio a ridere.

Erano così sciocche quando ci si mettevano, ma Dio, le adoravo.
Nel bel mezzo dell'esterno del ristorante si alzano in piedi e cominciano a strusciarsi scherzosamente scuotendo in aria i capelli, come se fossero in una discoteca. Non si vergognavano per niente e facevano di tutto per farmi divertire.
Riuscivano ad alleviarmi tutta l'ansia che accumulavo con le mie inutili paranoie, e cercavano sempre di tirarmi su il morale, e ne erano totalmente in grado.
Sono la mia salvezza, non riesco a separarmi da loro ormai e non penso succederà mai.

Dopo aver riso a crepapelle per le loro scimmiottate, le prego di risedersi e comportarsi da persone civili.

«Voi siete incredibilmente pazze lo giuro, mi avete fatto ridere quanto mi avete fatto vergognare per tutta la gente che indirizzava lo sguardo verso questo tavolo.»

«Ma che ti importa, la vita è una, devi divertirti!» ribatte Melissa.

Si risiedono e Ashley si copre la bocca per cercare di trattenere le risate, con scarso risultato.

Poco dopo vedo in lontananza la cameriera dirigersi verso il nostro tavolo, penso che ci aspetterà una bella ramanzina su tutto il rumore che abbiamo provocato...

«Ragazze, gradite un dolce?»

La guardo imperterrita con gli occhi sgranati, pensavo volesse cacciarci via.
Tuttavia neghiamo il dolce e ci facciamo portare il conto, e si allontana.

«Me la sono fatta addosso per la paura.» commenta Ashley quando la cameriera era già abbastanza lontana.

«Ma dai, al massimo ci chiedeva di fare un po' meno casino!» risponde Melissa, io mi limito ad annuire.

La cameriera torna con il conto, e munita del tovagliolo di servizio, toglie i piatti e le posate sporche.
Ashley si affretta a prendere il libretto del conto per guardare quanto dobbiamo pagare.

«Bene ragazze sono 32 euro, mettiamo i dieci euro a testa ed i due euro rimanenti li aggiungo io.»

Io e Melissa tiriamo fuori il portafoglio dalle nostre borse, e inseriamo il denaro nell'apposito libretto.

«Direi che con il costo ci siamo, calcolando otto euro a pizza, più la coca cola, l'acqua ed il servizio... mi sembra corretto.» confermo io.

«Odio quando hai la tua solita mania del controllo su ogni cosa.» scherza Melissa.

«Sono fatta così» le rispondo io porgendole una linguaccia.

Facciamo segno alla cameriera di raggiungerci per pagare, e dopodiché ci alziamo e ci avviamo verso l'uscita.
Rimango nuovamente colpita dalla bellezza di questo ristorante e di questo viale così tanto illuminato, è una goduria per gli occhi. Ci tornerò sicuramente.

Una volta fuori dall'edificio, ci appostiamo sul marciapiede in attesa che il padre di Ashley ci venga a prendere. Ci accendiamo una sigaretta e facciamo quattro chiacchiere, quando percepisco una macchina accostarsi dietro di me, dato che stavo dando le spalle alla carreggiata.
Pensando fosse il papà di Ashley, mi giro verso l'auto con un sorriso smagliante pronta a salutarlo, ma di colpo mi accorgo che la macchina non era la sua.
Era una macchina grigia, mentre quella che aspettavamo doveva essere blu.
Il guidatore abbassa il finestrino del passeggero e chiede:

«Vi serve un passaggio signorine?»

Riconosco la voce, è Axel ed è da solo.
Rivolgo uno sguardo perplesso verso le mie amiche, che lo avevano ancora più dubbioso di me.
Faccio per avvicinarmi al finestrino e mi abbasso leggermente per osservarlo meglio: tiene appoggiata la mano sinistra sul volante e la destra sul cambio in folle, i suoi occhi nocciola spiccano nel buio della notte, ha i capelli rasati lateralmente ed un po' più lunghi nella parte superiore del capo, scuri e ricci, che gli cadono delicatamente sulla fronte. Con quella camicia attillata è fottutamente sexy.

«No grazie, stiamo aspettando che ci vengano a prendere.»

Dopo queste parole, Axel non dice una parola, richiude il finestrino sbuffando irritato, inserisce la prima marcia e se ne va.

«Ma che diavolo...»

«Non lo so Melissa, non mi piace. Sembra ci stia controllando.» risponde Ashley.

Io rimango in ascolto ma non emetto un suono, Ashley aveva ragione, sembrava davvero ci stesse controllando o addirittura, seguendo.
Pochi attimi dopo finalmente arriva il padre di Ashley che ci accoglie in auto e ci saluta calorosamente chiedendoci come fosse andata la cena, infine ci accompagna nelle nostre rispettive case.
Una volta fatto rientro a casa, mi metto a letto e non riesco a prendere sonno, ho un'ansia terribile e il mio cuore batte all'impazzata.
Qualcosa non va.

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