Mi sveglio all'improvviso durante la notte e scatto a sedere sul letto con gli occhi spalancati. Sono completamente fradicia di sudore ma non ricordo di aver sognato qualcosa che mi avesse spaventata a tal punto.
Rimango seduta sul letto per cercare di studiare il mio corpo e le sensazioni: sento il cuore uscirmi dal petto, il respiro affaticato ed irregolare, le gambe mi tremano e le goccioline di sudore continuano a scendermi sulla fronte.
Raggiungo il mio viso con le mani raccogliendolo tra di esse come da conforto, mentre cerco di calmarmi e controllare l'affanno.«Merda.» pronuncio a bassa voce.
Lascio cadere il mio busto all'indietro e mi sdraio nuovamente nel letto, percependo il cuscino umido. Dirigo il mio sguardo verso il soffitto e mi domando cosa c'è che non va e, poco dopo, non riuscendo a calmarmi mi viene in mente un'unica soluzione...
Allungo il braccio verso il cassetto del comodino vicino al letto e tiro fuori la lametta.
Sento già un brivido di sollievo solo tenendola in mano, e la osservo.
Come è possibile che io riesca a trovare la serenità e la libertà attraverso questo piccolo oggetto tagliente? È folle.
Devo guarire, ci sono altri mille modi per sfogarsi senza provocarsi del male fisico, eppure io continuo ostinata... devo mettere fine a tutta questa storia.
Stasera sarà l'ultima volta, devo avere la forza di volontà di andare avanti, di lasciarmi tutta questa sofferenza alle spalle e crescere, se continuo resterò ferma qui per sempre e potrò solo peggiorare.
Ora o mai più.Ho passato tutta le ore restanti della notte a piangere rivolta su me stessa, non ho più chiuso occhio, e per ogni lacrima era un taglio.
La sveglia ha suonato presto, è l'ennesimo giorno di scuola, ma non ci andrò.
Ho deciso che da oggi in poi metterò fine al mio autolesionismo e comincerò a vivere davvero.
Mi alzo dal letto ancora umido di sudorazione, tolgo le lenzuola e le metto nel cesto della roba da lavare. Indosso un paio di leggins ed una felpa neri con delle scarpe da ginnastica, non voglio neanche truccarmi, non ne ho bisogno.
Apro il cassetto in cui è nascosta la lametta, la prendo di fretta e la infilo nella larga tasca della felpa.
Prendo lo zaino da terra, chiudo la zip non curandomi di ciò che c'è all'interno ed esco, dirigendomi dalla parte opposta della strada diretta alla scuola.
Fortunatamente mia mamma sta ancora dormendo, così che io possa sgattaiolare via da qualsiasi tipo di domanda ed evitare che mi accompagni a scuola.
Esco dal cancello di casa, mi fermo un attimo e respiro a pieni polmoni l'aria fresca della campagna prima di ricominciare ad incamminarmi.
Diamine, questo zaino comincia a pesare, avrei dovuto alleggerirlo prima di uscire.
Dopo quindici minuti buoni di camminata, finalmente raggiungo la meta che mi ero prestabilita: sono in mezzo alla natura, in un grandissimo prato verde circondata da alberi immensi che fanno ombra, riparandomi dal sole accecante della luminosissima giornata di oggi, e intorno non c'è niente. Letteralmente.
È tutto prato per un larghissimo raggio di metri, e se dovessi urlare non mi sentirebbe nessuno, se non qualche simpatica rondine che vola da un nido all'altro.
Cammino lentamente ammirando tutta la meraviglia che mi circonda e calpestando delicatamente l'erba sotto le mie scarpe, e qualche passo dopo mi siedo ai piedi di un albero, appoggiandomi ad esso come se mi stesse abbracciando.
Incrocio le gambe e inserisco una mano all'interno della tasca della felpa dove avevo messo precedentemente la lametta, la tiro fuori e la studio intensamente: la osservo, è sempre la stessa da tempo ormai, leggermente arrugginita nei piccoli e taglienti angoli che ne fanno parte, con le impronte delle mie dita fissate sulla superficie per quanto l'avessi tenuta stretta a me.
Per quanto tempo io, mi sono confidata con lei.
Sa ogni minimo particolare di me. Tutto, e stavo per dirle addio.
Con gli occhi lucidi ed il naso leggermente arrossato, mi alzo con fatica da terra e guardo lontano, oltre i miei limiti, e dico a me stessa che la vita è appena cominciata, ho tanto da scoprire e tanto da vivere che non posso perdermelo.
Guardo un'ultima volta la lametta, così piccola in confronto alla mia mano, che d'impulso la stringo, come per abbracciarla e darle conforto prima di un triste saluto.
Poi, carico sul mio braccio destro tutta la forza che ho in corpo mentre lo alzo fin sopra alla mia testa, mi faccio leva con una gamba, e quando mi sento abbastanza pronta, lancio con forza la lametta lontano da me, lasciando che si disperdi nel verde.
Ho il respiro affannato come se chissà quale corsa avessi fatto, ma in realtà ci ho messo tanta di quella volontà per mandarla via da me, che ha superato ogni prova di coraggio.
Sembrerà un'assurdità, ma sento come se mi fossi tolta letteralmente dei mattoni incastrati nel petto, mi sento leggera e ho la sensazione che potrei volare da un momento all'altro se solo tirasse un po' più di vento.
Sorrido a me stessa, ce l'ho fatta.
D'ora in poi cambierà tutto.
Sono una persona nuova.
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Genç KurguEssere traditi. No, non sto parlando del tradimento da parte di un fidanzato come avrete già pensato tutti, ma sto parlando di una cosa ben peggiore: il tradimento da parte di un'amicizia. Un'amica di una vita, con cui hai condiviso per filo e per s...