La mattina seguente aprii gli occhi prima che la sveglia suonasse, e rimasi a letto a fissare il soffitto per dei lunghissimi minuti.
Pensavo ad Axel e a come si stava comportando con me, sembrava davvero interessato seppur lo avessi trattato male. Non lo faccio volontariamente, è un modo per far stare lontano le persone da me in modo che non possano scalfirmi, ed è cominciato quando ho smesso di tagliarmi e ho cominciato a vedere il mondo in un altro modo. Ho paura delle persone, ho paura delle loro menti, dei loro pensieri, di ogni loro movimento, delle loro anime. Ho timore che ogni loro mossa possa graffiarmi per l'eterno, e io non voglio essere ferita ancora, sono stata male per troppo tempo.
Non ho bisogno di niente e di nessuno, ho due amiche su cui contare e non mi serve altro. Ogni volta che ho necessità di mettere piede fuori casa, mi vesto di una corazza che impedisce alle persone di avvicinarsi: ho l'espressione arrabbiata con il mondo, la camminata rapida e quando possibile, sono armata di cappuccio, tenendo la testa bassa. Non è di mio interesse che le persone vengano a dialogare con me, non voglio, io voglio incutere terrore e non mi si deve avvicinare nessuno... solo perché io ho paura.
Fortunatamente questo metodo ha sempre funzionato fino ad ora, e le poche persone che hanno avuto il coraggio di avvicinarsi a me, quasi chiedevano il permesso prima di parlare. Bastava anche solo una parola che potesse infastidirmi e automaticamente si accendeva un fuoco dentro di me, da cui poi, sentivo il bisogno di difendermi con la violenza, non importava se verbale o fisica, dovevo proteggermi e basta.
Ammazzarne uno per educarne cento, mi ripetevo sempre.
Dopo questo piccolo esame di coscienza, suona la sveglia e mi metto a sedere sul letto. Prendo il telefono dal comodino dove lo avevo lasciato la sera prima e scorro il dito sullo schermo per mettere fine a quella suoneria troppo alta per i miei gusti ma che non potevo abbassare, altrimenti non l'avrei sentita e di conseguenza non mi sarei svegliata i giorni a venire.
Stiracchio il mio corpo e scrocchio le dita delle mani e la schiena, poi lentamente mi alzo e mi dirigo al guardaroba. Apro un cassetto del mobile e prendo una canottiera e un maglione nero, poi dal cassetto sottostante, prendo dei jeans e vado in bagno. Faccio una doccia tranquilla dato che per una volta non sono in ritardo, e mi trucco come mio solito. Torno in camera, prendo lo zaino, il pacchetto di sigarette, il telefono, ed esco dalla porta di casa. Chiudo a chiave e percorro il piccolo viale che mi conduce al cancello principale accendendomi una sigaretta penzolante tra le labbra, quando noto un pacco al di fuori di esso. Rallento il passo, guardandolo come se ci fosse una bomba pronta ad esplodere all'interno, e una volta fuori dal cancello lo prendo e ne studio la scatola. Non sembra sia stato spedito da un corriere, bensì sembra che qualcuno abbia inscatolato l'oggetto da sé e l'abbia portato qui.
'Per Dakota Marshall'.
Non c'è scritto altro, eppure questa scrittura mi sembra di averla già vista. Fletto le ginocchia verso l'asfalto e mi abbasso, poi cerco di aprire il pacco con attenzione. Dopo essere riuscita a togliere tutto lo scotch con cui era stato imballato, lo apro e vedo all'interno una custodia di un profumo, di cui ne riconosco subito la forma. Era una boccetta di Jean Paul Gaultier Classique, il profumo che adoro e che uso ormai da anni. Rimango imbambolata a guardarlo e sinceramente, non so cosa pensare.
Poi accanto, notai un biglietto: 'Riconoscerei questo profumo in mezzo a mille persone, e saprei sempre che sei tu.'
Romantico, forse anche troppo sdolcinato per i miei gusti, ma apprezzo comunque il regalo fornitomi da un anonimo. Corro dentro casa a posare la scatola e mi metto in marcia verso la fermata dell'autobus.
Merda.
Sono riuscita a fare tardi anche oggi.
Accelero il passo e spero con tutta me stessa che l'autobus non sia già passato, altrimenti avrei perso un altro giorno di scuola per la mia stupida lentezza.
Quando mancavano pochi passi alla fermata, vedo il bus intento a ripartire, ma cerco di correre ed alzare il più alto possibile le braccia per far segno all'autista di aspettarmi, che fortunatamente mi vede e frena.
Salgo e lo ringrazio, per poi sedermi e riprendere fiato.
Non mi ero nemmeno accorta di aver tenuto in mano il biglietto consegnatomi dal mittente anonimo, così, durante il viaggio lo riguardai attentamente.
Decisi di mandare un messaggio ad Ashley e Melissa raccontando loro l'accaduto e rimasero allibite quanto me, ma poi mentre ero intenta a parlare con loro, mi arriva un altro messaggio da Axel Craig, di cui avevo memorizzato il numero la sera precedente, e mi blocco:'Piaciuto il regalo?'
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JugendliteraturEssere traditi. No, non sto parlando del tradimento da parte di un fidanzato come avrete già pensato tutti, ma sto parlando di una cosa ben peggiore: il tradimento da parte di un'amicizia. Un'amica di una vita, con cui hai condiviso per filo e per s...