Capitolo 18

1.9K 66 5
                                    

Il mio risveglio questa mattina é stato parecchio traumatico quelle parole 'dovrò sposarla se sapranno del bambino' mi fanno parecchio male, sono ormai più che consapevole della mia cotta per Nico e sapere che tra noi non potrà nascere nulla mi fa parecchio male.
Allo stesso tempo sono anche molto dispiaciuta per lui, insomma obbligarlo a sposarsi senza amore non é poi il massimo, anzi é proprio uno schifo, questa cosa mi fa sentire nel diciannovesimo secolo, che razza di mentalità arretrata ci vuole per far sposare qualcuno contro la sua volontà, esistono un sacco di coppie con figli che non sono mai state sposate oppure hanno deciso di divorziare.
"Posso entrare?" Mio padre bussa alla posta interrompendo i miei pensieri.
"Certo"
"Devi fare le valigie"
"Perché?"
"La partita, dobbiamo prendere l'autobus"
"Oh giusto, si la preparo subito"
"Dai che tra poco dobbiamo uscire di casa" Esce dalla stanza ed io vado a fare una doccia prima di preparare la valigia.
Mentre faccio la doccia il mio pensiero resta sempre lo stesso, anche se il problema del 'che porto in valigia?' per un po' prende il posto di Nico nella mia testa e mi permette si stare serena per un po'.
Esco dalla doccia e mi dirigo in camera dove inizio subito a preparare la valigia, metto dentro: la maglia dell'Italia che ovviamente non può mancare, due paia di scarpe sportive, tre paia di pantaloncini uno nero uno bianco ed uno color jeans, un vestito più elegante, il pigiama e sei magliette larghe per tutti i giorni, poi ovviamente metto le tutti gli oggetti per l'igiene orale e per sicurezza metto anche i trucchi anche se non penso di usarli.
Dopo aver chiuso la valigia passo ai vestiti da mettere oggi, metterò una maglia bianca e dei pantaloncini morbidi neri, preferisco restare comoda dato che in autobus probabilmente dormirò.
In questo periodo dormo davvero molto passo la maggior parte del tempo a dormire, forse il caldo estivo mi fa quest'effetto.
"Pronta?"
"Si" Mio padre prende la mia valigia e la carica in auto mentre io metto un cappello e degli occhiali da sole neri per poi salire in macchina dove come prima cosa accendo la radio che per i primi minuti sembra confortante, ma poi con mio dispiacere, o meglio per il casino nella mia testa, parte milla guerre di Ariete, e li i miei pensieri tornano fissi su di lui, decido di spegnere la radio dato che non é d'aiuto.
"Perché l'hai spenta?"
"Non mi piace questa canzone"
"Ma non é quella che fa: non ti chiedo mai come va"
"Si è quella"
"Ma la tieni sempre a tutto volume in camera, ora non ti piace più?"
"No mi sono stancata di ascoltarla"
Mentre dico questo mio padre parcheggia.
"Tanto siamo arrivati" Merda, adesso dovrò guardare la faccia di Nico per tutto il viaggio, spero vivamente che stia almeno quattro file più avanti rispetto a dove dovrò sedermi io, scendiamo dalla macchina ed io scarico le valigie mentre mio padre va a parlare con l'autista.
"Ti serve aiuto?" Matteo i avvicina a me ed io lo fulmino con lo sguardo per poi ignorarlo e tornare a scaricare le valigie.
"Cosa volevi che facessi? È mia sorella"
Per mia fortuna le valigie hanno le ruote quindi posso spostarle senza problemi tornando ad ignorare Matteo che non accetta il mio silenzio e si posiziona davanti a me evitandomi di continuare a camminare.
"Avresti potuto come prima cosa avvisarmi della situazione"
"Non lo sapevi?"
"Secondo te? Adesso per la tua poca pazienza Nico dovrà sposarsi praticamente forzato soltanto perché tu non sei stato capace di aspettare e di parlare prima con Nico per farlo ragionare" Detto ciò scavalco Matteo e poso le valigie nel bagagliaio del bus.
"Papà io sono dentro"
"Va bene" Entro dentro il bus in modo da assicurarmi un posto vantaggioso per evitare di trovarmi accanto a Nico, prendere il posto prima non mi assicura di farlo stare lontano ma almeno posso scegliere il mio posto e non dovrò stare accanto a qualcuno soltanto perché non ci sono più posti liberi.

Dopo poco tempo sono tutti sull'autobus ed a sedersi accanto a me é Donnarumma, ottimo compagno, é un gigante ed essendo io dal lato del finestrino non mi permette di vedere chi si trova dall'altro lato, poi non abbiamo mai parlato quindi tra noi non c'è confidenza e di conseguenza lui non mi parlerà ed io non parlerò a lui, direi che é il miglior compagno che potessi trovare, indosso le mie cuffie e metto della musica, poi mi accorgo di avere ancora gli occhiali addosso e quindi li tolgo, sul bus non c'è il sole e ovviamente non mi servono.
Durante il viaggio non parlo e neanche Giggio lo fa, a parlare per tutti é mio padre che continua a fare discorsi incoraggianti ed a ripetere le tecniche da usare in campo.
"Papà lo hai già detto sei volte" qualcuno ride mentre altri mi danno ragione e concordano.
"Hai ragione adesso dormite tutti dovete essere riposati" Trovo l'idea di mio padre d'avvero ottima e decido di ascoltare il suo consiglio, levo la musica e poso le cuffie nel mio zaino per poi mettermi comoda e cominciare un lungo sonno che spero durerà per tutto il viaggio senza interruzioni, sta notte continuavo a svegliarmi, continuavo a fare lo stesso sogno che si interrompeva sempre al punto in cui Nico e Dani si sposavano, poi mi svegliavo piangendo, mi sarò svegliata almeno cinque volte quindi adesso voglio godermi tutto il viaggio dormendo senza nessuna interruzione.

Ho bisogno di te... //Nicolò Barella Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora