Capitolo 8

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"Tesoro svegliati, sono le Quatro del pomeriggio"
"Ancora un po' perfavore" Mio padre tenta in vano di svegliarmi, mi sono addormentata circa alle sei del mattino e sono davvero stanchissima.
"Sara dai alzati"
"Ma la partita é alle nove"
"Si ma noi dobbiamo essere li almeno due ore prima e tu devi ancora prepararti"
"Cinque minuti e giuro che mi alzo" Mio padre perde le speranze ed esce dalla camera.
Dopo un po', come promesso a mio padre, mi alzo e vado a fare una doccia molto lenta e lunga, mentre mi lavo ripenso alla passeggiata di ieri sera e senza rendermene condo comincio a sorridere.
SARA RIPRENDITI.
Aver accettato questa scommessa mi mette parecchia ansia, non sono sicura della mia scelta, ammetto di essermene pentita, si lui é un bel ragazzo é molto atraente, forse in fondo potrebbe piacermi, molto in fondo.
Esco dalla doccia asciugo i capelli che stanno diventando davvero lunghi dovrei andare dalla parrucchiera a dare una spuntatina.
Mentre asciugo i capelli metto un po' di musica e comincio a cantare scordandomi di non essere a casa mia e che tutto il piano dell'hotel mi sta ascoltando mentre canto.
Decido di mettere dei jeans lunghi con la maglia dell'italia, sta volta metto la mia e non quella di mio padre, questa mi sta molto meglio rispetto a quella.
Decido di tuccarmi o meglio di disegnare due bandiere dell'Italia sulle sulle mie guance.

"Sei pronta?" Mio padre entra in camera ed io sono sdraiata sul letto col telefono, e sono già pronta per uscire, non é mai successo.
"Si"
"Perfetto andiamo" mi alzo ed infilo il telefono in tasca, successivamente guardo l'orologio che tengo al polso sono già le sei e messa ed alle sette noi dobbiamo essere allo stadio.
Saliamo tutti sull'autobus ed io trovo posto infondo da sola, sul bus preferisco sempre stare sola con gli auricolari a pensare ai fatti miei, ma questa mia solitudine dura poco, mio padre viene a sedersi accanto a me.

Durante tutto il tragitto nessuno parla, siamo tutti molto nervosi, il rumore delle voci dei giocatori ricomincia quando l'autista si ferma davanti allo stadio. Ci alziamo tutti e ci dirigiamo all'uscita del bus, davanti allo stadio il mio nervosismo aumenta  ancora di più, tra poco si giocherà la partita ed io non so se volere la vittoria o la sconfitta della squadra, se vincessero sicuramente tutti saremmo molto felici, ma dovrei baciare Nicolò, invece se perdessimo tutta Italia sarebbe molto triste ma almeno non dovrei baciare Nicolò, ognuna delle due scelte ha i suoi pro ed i suoi contro.
Entriamo ed io mi siedo nelle panchine ad aspettare i ragazzi che  sono dentro a sistemare i loro borsoni e si prepareno per il riscaldamento.

Sono le nove e la partita inizia, io non riesco a stare ferma e continuo a camminare su e giù.
Dopo meno di diciannove minuti stiamo già ad uno a zero per noi, tutti esultano ed io comincio a saltare e ad urlare tutto lo stadio é in delirio ed io non riesco a smettere di esultare, dopo un po' noto Nicolò che mi guarda e mi fa l'occhiolino. La mia felicità svanisce ed io comincio ad essere pensierosa.

La partita finisce tre a zero e mentre tutti esultano io provo a mascherare il mio nervosismo per la scommessa.
I festeggiamenti finiscono negli spogliatoi e come la partita precedente i giocatori si riuniscono negli spogliatoi e si danno una ripulita.
Subito dopo ci dirigiamo in hotel e sta volta sono io a darmi una ripulita.
"Hai portato qualcosa di carino?" Mio padre entra in bagno mentre io mi sto lavando.
"PAPÀAAA, esci di qui!" Non riesco a credere che sia veramente entrato.
"Scusa, ma hai qualcosa di carino?"
"No, non ho portato nulla" Se Vera fosse qui mi direbbe 'te lo avevo detto' ma lei non é qui e nessuno glielo racconterà. 
"Bhe i ragazzi volevano uscire e mi hanno chiesto se ti andava di andare con loro" Nicolò, é sicuramente stato lui a chiedere di me.
"Oh, andrei volentieri ma non ho portato nulla" Meno male che non ho dato ascolto a Vera.
"Bhe sarai felice di sapere che Vera mi ha detto di prendere il vestito azzurro" Cosa?
"Quando te lo avrebbe detto?"
"Quando sono sceso mi aspettava all'entrata e mi ha detto di metterlo nella mia valigia per non farti scoprire nulla, aveva ragione ho fatto bene a portarlo"
"Già hai fatto proprio bene" No, non ha fatto bene per nulla, giuro che Vera la uccido.
Esco dalla doccia piastro i capelli e metto il vestito, non ho portato dei tacchi con me quindi opto per delle Nike che stanno abbastanza bene col vestito.
"Sara sei pronta faremo tardi" Non é Nicolò a parlare sta volta, forse é Marco che parla.
"Si arrivo" Apro la porta della stanza e davanti a me c'è proprio Marco.
"Andiamo?"
"Si" mi chiudo la porta alle spalle e ci dirigiamo verso l'entrata dell'hotel dove gli altri ci stanno già aspettando.
Cerco con lo sguardo Nicolò che si alza appena mi vede e si avvicina a me.
"Sei bellissima oggi" Mi sussurra all'orecchio queste parole e si allontana.
"Grazie" Divento rossissima in viso e sono super in imbarazzo.
"Bene andiamo?" Federico si alza impiedi pronto ad uscire.
"Si andiamo" Ciro lo segue alzandosi anche lui. Ci dirigiamo tutti all'uscita e dopo aver deciso in che bar andare ci incamminiamo.

Tra risate e battute tutti ci divertiamo moltissimo, ed io sono davvero felice di essere qui, fin quando, Nicolo non si avvicina a me ricordandomi della scommessa, si avvicina al mio orecchio.
"Allora? Ho vinto la scommessa, mi tocca il premio non pensi?"
"Bhe ci sono gli altri non mi sembra il caso" Improvvisamente si alza e mi allunga la mano, senza pensarci due volte afferro la sua mano e mi alzo, camminiamo per un po' fino a trovarci in un vicolo dove abbastanza silenzioso.
Mi appoggio al muro e lui si posiziona davanti a me, sento una strana sensazione alla pancia ma cerco di non farci caso, improvvisamente le mie labra si trovano a qualche millimetro dalle sue ed io riesco a sentire il suo respiro su di me, le sue mani si posizionano sui miei financhi e la strana sensazione alla pancia si fa sempre più forte.
"Allora?" Allora cosa, che cosa vuol dire 'allora' in questo momento?
"Cosa?"
"Ho vinto la scommessa"
"Si, per questo siamo qui" Mi guarda dritta negli occhi ed ogni tanto gli cade lo sguardo sulle mie labra. Cristo mi sta facendo impazzire.
"Si ma sei tu a dovermi dare un bacio ricordi" Comincio a guardare anche io le sue labra, non riesco a smettere di farlo. Mi avvicino a lui e mi metto in punta di piedi per arrivare alle sue labra, le sue mani cominciano a scendere dai miei fianchi al mio fondo schiena.
Il mio respiro si fa più profondo mentre lui continua a baciarmi, le mie mani scattano delicatamente in avanti posizionandosi sul suo petto, bhe grazie papà per il duro allenamento a cui sottoponi questi ragazzi.
Il bacio continua fin quando, il suo telefono comincia a squillare ricordandoci di dover tornare dagli altri.
Le nostre labra si staccano ed i nostri squardi si incrociano per qualche secondo, poi quello che sembra un sogno viene interrotto da un'altra chiamata, che ci riporta alla realtà, e capiamo di dover tornare dagli altri.
"Senti, ti andrebbe di darmi il tuo numero?" Mi ha chiesto il numero, la cosa é seria quindi? oppure no?
"S-si certo" gli do il mio numero e mentre torniamo dagli altri.
Priima di arrivare mi faccio una coda, sta sera ci saranno circa quaranta gradi.
"Dove diavolo siete stati" La voce di Lorenzo col suo accento napoletano si fa strada nella mia testa, e non so cosa rispondere.
"Oh sentivo caldo e Nico mi ha accompagnata in hotel a prendere un elastico" Invento la prima cosa che mi viene in mente.
"Vabbé noi torniamo a casa quindi..."
"Si torniamo pure noi" Guardo Nicolò che mi fa cenno con la testa sorridendo.

Arrivati in hotel mi cambio ed appena mi sdraio a letto crollo subito addormentandomi senza neanche pensare a quello che é successo poco prima.

Ho bisogno di te... //Nicolò Barella Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora