Capitolo 22.

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"Ed entrarti più dentro a quel mondo che hai dentro, per girarlo tutto e farmi una cultura mondiale."


•Le feste portano guai?

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•Le feste portano guai?

Il rumore che fecero le finestre nel chiudersi fu più forte di quanto Michaela si aspettasse e per qualche secondo di troppo, rimase ferma a sperare che l'uomo - addormentato nel suo letto - non si fosse mosso. Solo quando ne ebbe la piena conferma da un sospiro più profondo di lui, allora riprese a respirare e chiuse le tende per nascondere i raggi del sole che rischiavano di svegliarlo, soffermandosi poi a guardarlo con un attenzione nuova e forse anche con consapevolezze che fino a qualche ora prima non aveva mai appreso. Probabilmente, se il povero Liam avesse aperto gli occhi in quel momento, avrebbe urlato dallo spavento nel notare il modo assiduo con cui lei gli stava riservando lo sguardo, ma la donna proprio non riuscì a farne a meno.

Aveva sempre visto Liam come un uomo inarrivabile, dalle fattezze quasi diaboliche, una di quelle creature che nessuno sulla terra avrebbe mai potuto eguagliare in bellezza e presenza; alto, bello, con gli occhi così neri da riuscire ad inghiottire persino il mondo intero se solo avesse voluto, se solo si fosse spinto a farlo. Eppure, in quel momento così intimo e rubato, lo vide finalmente per quello che in realtà era davvero: umano.
Aveva i capelli scompigliati dal cuscino, piccole rughette gli contornavano gli occhi chiusi, leggere lentiggini - quasi invisibili - erano sparse sul naso e appena sotto le ciglia, quelle che Miky si soffermò a guardare come se osservarle l'avesse aiutata a decifrarne il numero esatto. Poi si concentrò sulle labbra, schiuse e dal quale ne usciva un leggero respiro, lo stesso che lei prese ad ascoltare e nel quale si cullò come i bambini con la ninna nanna. Ma lei bambina non lo era più e lo sapeva bene che il suo sguardo non ci avrebbe messo molto a vagare sulle linee definite dell'addome, lo stesso che lei aveva accarezzato senza nemmeno accorgersene e che in quel momento le fece arrossare le guance, compito che terminò definitivamente scivolando sul punto in cui s'incrociavano peccato e fantasia.

E avrebbe sicuramente continuato a bearsi di tale visuale se il campanello di casa non avesse preso a suonare come una furia, cogliendola in fallo e facendola sobbalzare sul posto come una bambina che era appena stata sorpresa con le mani nel vasetto di cioccolata. Michaela si apprestò a mettere in atto una delle sue corse pericolose, rischiando persino di inciampare nello skate di Cris - passione da poco scoperta - e cadere rovinosamente sul pavimento. Per fortuna riuscì ad evitarlo grazie alla poltrona a cui si tenette per fermare l'impatto, ma di certo non riuscì a nascondere l'affanno quando aprì la porta di casa e si ritrovò gli occhi spalancati di Jane, Zack e Cole, che non solo le parvero preoccupati chissà per quale sconosciuto motivo ma anche sorpresi di quel suo aspetto poco... Presentabile.

«Si può sapere che fine hai fatto?» la voce di Zack quasi le ruppe un timpano, tanto si presentò forte. Il ragazzo entrò in casa senza nemmeno degnarsi di essere invitato a farlo, in fondo, loro non avevano mai ritenuto importanti i convenevoli.

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