Capitolo 4.

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"Le persone si incontrano per rinascere. Nascere non è mai bastato a nessuno."

•Sulle note di un pianoforte

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•Sulle note di un pianoforte.

Era calata la sera da un bel poʼ e la bellissima Chicago stava accendendo pian piano tutte le luci della città, così da poter sembrare un cielo illuminato da milioni di stelle. Nel Dalthon hotel regnava da poco la quiete più assoluta, reduce di una serata ricca di lavoro e nuove ricette che Miky aveva aggiunto nel suo archivio personale. Al contrario dei dipendenti, lei non aveva mai smesso di sorridere nonostante non avesse avuto un solo attimo di tregua. Ogni piatto portato a termine era stato un traguardo raggiunto, ogni consiglio dello chef era stato registrato e tenuto ben a mente e ogni dolce su cui aveva avuto apprezzamenti le avevano colmato il cuore di pura gioia. Si poteva essere più felici? Non lo era mai stata in vita sua così tanto, anche se non poteva vantare di troppi paragoni.

Il piccolo dettaglio della spada che pendeva sulla sua testa era completamente sparito dai suoi pensieri, troppo immersa in quel che più amava fare. Certo, non erano mancati i disastri come rovesciare qualche piatto, far volare una forchetta ai danni di uno dei lavapiatti e per poco non aveva infilzato un coltello sulla scarpa del povero Mario. Tuttavia, Miky sembrava essere positiva in quel momento. Si era ritrovata in un vortice che la stava sovrastando, ma poteva vantare di star andando piuttosto bene, se non contava il fatto che la maggior parte dei pasti richiesti lei li aveva del tutto improvvisati e di tanto in tanto rivisitati, poteva quasi dire di essersi già adattata a meraviglia in quel lusso sfrenato.

«Mi dispiace dirvi che la serata ancora non è terminata.» la voce scura dello chef costrinse i pochi rimasti ad alzare il capo verso di lui. «Ashton Nelson e suo figlio sono appena approdati in sala e pretendono di essere serviti.» con un sospiro stanco si chiuse la casacca bianca che aveva già slacciato e si affrettò a raggiungere i fornelli.

«Ma Chef! La cucina dovrebbe essere chiusa da un pezzo a quest'ora, questo Nelson e il suo stupido figlio lo sanno?» il cipiglio nervoso di Zack fu capace di incuriosire Miky non poco, tanto che la donna gli rivolse un cenno interrogatorio, ma quando il ragazzo aprì la bocca per risponderle, la risposta del capo l'anticipò.

«Conosci le regole, ragazzo. Figuriamoci se il signor Dalthon non mette a disposizione l'intero albergo per quel vecchiaccio. Voi andate pure, se volete. Riesco ancora a preparare una cena tutta da solo.» alzò gli occhi al cielo per avvalorare la sua tesi, vanitoso com'era non poteva permettersi di mettere in discussione la propria bravura ancora una volta.

«Le darò una mano io, chef. Non è giusto che resti da solo.» Miky si guardò intorno con rassegnazione, il volto di quei pochi aiutanti rimasti era ben felice di svignarsela e sbolognare tutto il lavoro ai diretti interessati. «E Zack sarà molto felice di aiutarci, vero pera cotta?» incrociò le braccia al petto con un sorrisetto vittorioso, quasi sadico nel rammentare la caduta che aveva preso il biondo all'insaputa di tutti quanti tranne lei; il ricatto a quel punto fu più che chiaro.

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