Capitolo 24.

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"A tutti coloro che hanno avuto un momento di debolezza: il dolore non durerà per sempre, non lasciate che si prenda il meglio di voi."


•Pensavo di poter volare

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•Pensavo di poter volare.

Non era stato così tanto bello il primo giorno di scuola, non come se l'era immaginato. Prima di entrare si era persino premurata di sistemarsi il fiocchetto rosso, ma non era servito a molto. Quel bambino dagli occhi cioccolato l'aveva indicata con un dito e una risata, Michaela non era riuscita a sentire che cosa lui avesse detto al proprio compagno di banco e con un sorriso sulle labbra gli si era avvicinata credendo di stargli simpatica, credendo di essersi già fatta degli amici. Quella piccola illusione la costrinse anche ad allungargli un cioccolatino, uno di quelli che portava sempre in tasca e che aveva l'abitudine di distribuire a chi era gentile con lei, come ringraziamento. Mai si sarebbe aspettata che quel dolciume sarebbe stato gettato a terra e la sua mano schiaffeggiata senza alcun riguardo alla delicatezza. "Cicciona" così l'aveva chiamata.

Fu in quel modo che Miky sentì per la prima volta quella parola che l'avrebbe accompagnata per il resto della sua vita. In quel piccolo frangente si chiese persino che cosa significasse ma quando provò a chiederlo all'insegnante, lei - con premura - le sorrise e sgridò il colpevole, lasciando intendere ad una piccola Michaela che quel termine non era poi così carino. Si sentì triste per la prima volta e conobbe quel sentimento fin troppo presto per una bambina di soli sei anni, per una piccola sognatrice come lei, che non smetteva mai un attimo di sorridere e rincorreva le farfalle nel parco nel vano tentativo di riuscire a volare. E nessuno, avrebbe mai pensato che quella parola - detta da chi nemmeno ne comprendeva a pieno il vero significato - sarebbe stata capace di scoraggiare un piccolo bruco, inconsapevole di poter diventare anch'esso una farfalla colorata.

Da quel momento Miky si era sempre premurata di entrare in classe con gli occhi nascosti dai lunghi capelli e il grembiulino a nasconderle il corpicino così diverso da quello delle altre compagne. Da quell'avvenimento aveva pianto così tante volte alle risate dei compagni da dimenticare come si faceva a sorridere, vergognandosi persino di mangiare la sua merendina davanti a tutti gli altri. Come se avere qualche chilo in più avesse davvero potuto renderla diversa, isolarla da tutta la sua classe ed etichettarla. E come se - scioccamente - essere diversi significasse automaticamente essere sbagliati, venire ignorati e derisi da chi la cattiveria non avrebbe dovuto ancora conoscerla e metterla in pratica. Da quel momento, era iniziata una vita che Michaela aveva sempre sentito stretta.

«Miky è tutto okay?» la voce preoccupata di Jane la riscosse dalla realtà, abbastanza da farle alzare il capo dalle ginocchia. Giusto quel poco che le bastò per rivolgere il proprio sguardo alla stanza in cui si trovava, esattamente uguale a come l'aveva trovata due giorni prima.

Il lungo vestito rosso era ancora sul suo letto, gettato immediatamente dopo essersene privata con impazienza e frenesia appena entrata in camera. Le scarpe erano state lasciate sul pavimento a casaccio, le coperte del letto erano state ribaltate, così come la sedia della sua piccola scrivania, le foto dallo specchio - ridotto in frantumi - e persino i suoi adorati libri. Quando la sera di due giorni prima era tornata a casa, qualsiasi cosa le aveva bruciato la vista, qualsiasi cosa le aveva procurato rabbia e rancore, sentimenti che per anni aveva cercato con tutta se stessa di reprimere perché timorosa di esserne consumata. Ed era esplosa, letteralmente, come una bomba ad orologeria era scoppiata e il cuore non aveva retto alle lacrime, alle urla, al dolore. Perché spesso le persone che portano il sorriso ogni giorno vengono ritenute felici, senza nemmeno fermarsi a pensare che anche dietro labbra distese può nascondersi il peggiore dei dolori. Quello che infiamma la pelle, spezza le ossa e fa impazzire la mente, tanto da ridurre chi lo prova incapaci persino di reggersi in piedi.

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