Capitolo 8.

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"Tra il clamore della folla ce ne stiamo io e te, felici di essere insieme, parlando senza dire nemmeno una parola."

•Una nuova consapevolezza

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•Una nuova consapevolezza.

Una strana ed insolita quiete aleggiava nell'albergo, imprigionandolo ancor di più nella propria bolla fatta di eleganza e raffinatezza. Le luci chiare di un dicembre inoltrato illuminavano di buon grado il vaso di fiori che sostava sul tavolino della hall, il preferito della ragazza che si fiondò immediatamente ad occuparlo. Munita di occhiali scuri, un cappotto scuro ed una rivista a coprirle il volto, si guardò intorno circospetta per evitare qualsiasi sgradevole incontro. Il fatto che ritenessero la sua presenza in quell'hotel un male per quest'ultimo la faceva indispettire, soprattutto dopo aver appurato che non poteva più osservare l'amore della sua vita in tutto il suo splendore.

La ragazza sospirò sognante a quei pensieri che l'addolcirono immediatamente, spostò i lunghi capelli biondi dietro la schiena e riprese il suo piano. Un'ultima occhiata e nel notare nessuna presenza sospetta, si alzò di corsa e raggiunse il corridoio che l'avrebbe portata all'ascensore. Esso era interamente contornato da profumatissimi fiori d'Ibisco, un classico che la sua famiglia amava da innumerevoli anni, ancora le era sconosciuto il vero motivo per quel desiderio di tenerli ovunque ma non aveva mai fatto domande al riguardo, in fondo sapevano tutti quanto lei fosse paziente e rispettosa nei confronti dei sentimenti altrui, anche se prediligeva il mettere al primo posto sempre i propri. Che c'era di male ad insistere un poʼ, no?

Aveva aspettato che le porte di quell'aggeggio si aprissero in trepidante attesa, la strada che la divideva dall'uomo della sua vita era sempre più breve e si ritrovò a sorridere senza che riuscisse a spiegarsene bene la ragione. Convinta che l'amore facesse quell'effetto su qualsiasi essere umano, che quel sentimento facesse toccare il cielo con un dito e il cuore della persona amata. Tutti non facevano altro che ripeterle quanto sciocchi fossero quei pensieri, che si trattava solo di illusioni appartenenti a una ragazzina di diciassette anni. Ma lei non era dello stesso avviso e avvertì le solite fitte al petto quando si affacciò dalle porte della cucina e posò il proprio sguardo sul ragazzo più bello che avesse mai visto; Zack era intento a chiacchierare con suo fratello e la ragazza arrossì violentemente quando lo vide sfociare in una risata celestiale, forse era pazza ma lei riusciva persino a vedere una luce intorno alla sua figura perfetta. Luce che scomparve quando vide che quel sorriso luminoso si rivolse a una delle cameriere, accendendo in lei una gelosia incandescente, che la costrinse a entrare nella stanza con la sua solita aria da principessina riverita da tutti.

«Oh Dio, ti prego no.» il tono annoiato - e spaventato allo stesso tempo - di Zack venne prontamente ignorato dalla ragazza che gli si avvicinò con quel fastidioso suono dei tacchi.

«Buongiorno, Zack! Hai visto che freddo oggi? Manca poco a un'ennesima nevicata, ne sono sicura!» si morse la lingua ritenendosi sciocca e insignificante. Parlare del tempo non era poi l'argomento più gettonato per conquistare qualcuno. «Mmm... Che buon profumino! L'hai fatto tu?» riprovò, sporgendosi appena sulla deliziosa tartare sul bancone.

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