i s o b e lCapì subito dove stava andando e capì che lì non poteva essere vista. Sapeva che se Lucius e Narcissa l'avessero catturata nel territorio del Manor, ciò avrebbe portato all'inevitabile disastro, e quello non era un rischio che lei era disposta a correre. Essere vista non era un'opzione.
Quando i piedi di Draco e Isobel trovarono un terreno solido, inciamparono. Caddero insieme sulla ghiaia con le gambe ancora aggrovigliate.
Isobel alzò lo sguardo, guardò le porte e le finestre del Manor. Tutte le luci davanti alla casa erano spente, tutte le finestre erano buie. Lo prese come un buon segno. Quando tornò a guardare Draco, trovò i suoi occhi fissi nei suoi, in preda al panico. Si piegò all'indietro sui gomiti, lontano da lei. "Mi hai seguito."
Il cuore di Isobel batteva forte. "Non sei ferito?"
Lui non disse niente e lei scrutò le sue membra nel buio. Il sangue era sparso dove lui aveva toccato il suolo - mentre si riversava nei suoi palmi, sulle sue ginocchia - ma quella sembrava essere l'entità delle sue ferite. Soffiò un sospiro di sollievo. Era stata sicura che uno di loro si sarebbe spaccato di nuovo.
"Mi dispiace," disse. "Possiamo tornare indietro? O almeno lontano da qui, in un posto più sicuro-"
Le sopracciglia di Draco si aggrottarono. "Chi sei? Cosa sta succedendo?"
Lei si mise a sedere e guardò il sangue che gli filtrava attraverso la camicia dai gomiti. Si trattenne dal raggiungerlo. Per tutto il tempo che l'aveva conosciuto, era stata quella bizzarra e irascibile, non nascondeva mai il suo panico, parlava sempre troppo quando era nervosa. Lui era stato calmo - che fosse nella sua natura o no, aveva affrontato la sua turbolenza con compostezza, aveva offerto conforto nella sua sicurezza di sé. Ora lei si rese conto, doveva essere quella calma. Lui aveva bisogno che lei lo fosse. Con le mani in grembo, disse: "Per favore, materializzati con me al matrimonio. Per favore, Draco."
Lui la guardò per qualche altro secondo, poi scosse la testa e il cuore di Isobel sprofondò. "Possiamo trovare un posto tranquillo," gli disse. "Anche a casa dei Weasley. Nessuno ci darà fastidio."
Lo sguardo di Draco si aggrappò alla stella che pendeva dalla gola di Isobel. "Non credo di stare bene," disse burbero. "La mia mente - qualcosa non va bene. E non voglio tornare da tutte quelle persone quando mi sento in questo modo."
"In che modo ti senti?"
Si morse l'interno guancia per un momento, poi disse: "La mia mente non si sente... completa. Mi sembra sbagliata. L'ho detto ai miei genitori e hanno detto che non era niente, ma non è niente." Scosse la testa, continuando a guardare la collana. "Sembra che manchi qualcosa."
"Come una sfocatura," offrì lei sottovoce. "Come alcune parti della tua mente - la tua memoria - sono cristalline, ma altre non ci sono affatto."
Il suo sguardo finalmente si posò su quello di lei. "Sì. Come una macchia sfocata. E anche io -" strofinò la punta della scarpa contro la ghiaia - "Sono consapevole che Blaise e Astoria non hanno mai molto tempo da soli. Penso che sarà un bene per loro parlare, senza di me lì." Si passò le mani sulle ginocchia e Isobel vide che aveva dei tagli sui palmi per la ghiaia. "Astoria è la ragazza che dovrei sposare," disse. "Non sono sicuro di averti detto il suo nome."
"L'hai detto."
"Giusto," disse. "Giuro che di solito non mi apro a sconosciuti in questo modo."
La gola di Isobel era secca. "Penso anch'io che sarebbe un bene per loro parlare di cose," disse. "Penso che sarebbe un bene per tutti voi."
"Quindi non possiamo tornare al matrimonio." I suoi occhi erano pesanti su quelli di lei attraverso la luce fioca. "Ma possiamo andare da qualche altra parte, se vuoi."
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