13. 𝑺𝑯𝑼𝑵𝑻𝑨𝑹𝑶 𝑪𝑯𝑰𝑺𝑯𝑰𝒀𝑨

473 15 0
                                    


Mi accorsi di aver percorso e sceso ben tre piani, non appena arrivai all'ingresso della hall del residence, dove qualche ora prima erravano tutti radunati per organizzarci in gruppi e partecipare ai game.

Rimasi, qualche secondo a fissare le persone, come me, ancora sveglie nei paraggi.
Mi accorsi che, per lo più, si trattavano di individui ubriachi o alterati dagli effetti di qualche droga, sedute, sdraiate, radunate in piccoli gruppi a scherzare o ad amoreggiare.

Scappai via. Mi addentrai fra i corridoi delle stanze al terzo piano.
Quel posto mi faceva venire i brividi. Avrei voluto ritornare libera, fuori da questa prigione.

Se prima avevo almeno Masaki al mio fianco, a quel punto ero ritornata ad avere uno spazio vuoto; non avevo più nessuno da chiamare, a notte fonda, quando i pezzi del puzzle smettevano di combaciare. Quando le immagini di morte e i sensi di colpa, mi tenevano svegli. Non avevo nessuno e basta.

Una sola lacrima rigò allora il mio volto, proprio quando ricordai di mamma, papà e Chris. Immaginai di averli lì a tenermi la mano.

- Certo che tu non deludi mai.
Una voce mi fece trasalire.

Mi ripulii con un palmo la goccia bagnata a scivolarmi sulla pelle del viso e stranamente, mi voltai senza paura di chi avrei potuto trovarmi alle spalle. Anche il mio peggior nemico, in quelle condizioni, mi sarebbe risultato indifferente. Ciò di cui più avevo veramente il terrore era dentro di me.
Ero io stessa il mio peggior nemico; la peggiore dei miei demoni.

Nel mio petto ci fu come un fremito.

- Dove stai andando?
Era "Capelli Grigi", con il suo solito ghigno e le mani infilate nelle tasche della felpa, stava camminando verso di me.
La pelle chiara del suo petto era lasciata scoperta dalla zip aperta dell'indumento superiore.

Era da pazzi, completamente folle, provare nei suoi confronti impulsi talmente forti, fuori contesto e rivolti alla persona sbagliata. Lui non avrebbe mai capito. Non poteva essere chi io avrei voluto che fosse. Semplicemente, non si sarebbe mai interessato alle questioni collegate al cuore umano, perché non le comprendeva; non ne era interessato.
Ma era veramente così? Chissà se anche lui sentisse la stessa elettricità a scorrergli nelle vene.

- In realtà, non lo so. Tu?
Gli chiesi, avendo già in partenza due certezze: a) non avrebbe mai parlato di sé (farsi capire lo spaventava e irritava); b) non mi avrebbe mai detto la verità.

Il ragazzo aumentò il sorrisetto, immancabile sul suo volto, una volta arrivato a circa due metri da me. Solo allora, mi accorsi veramente di quanto fosse minuto.
Fu proprio da quel particolare che capii il perché avesse scelto Kuina come partner: era alta, atletica e, immaginai, pure brava a combattere. Gli serviva qualcuno che sarebbe stato in grado di difenderlo, quando il gioco si sarebbe fatto più duro e la sola intelligenza non sarebbe bastata.
Ma come mai Kuina non lo capiva? Come poteva fidarsi? Persone come lui e come la vecchia me, in fine dei conti, giocherebbero proprio su questo: userebbero la fiducia e il loro fascino per rendere chi gli sta intorno loro pedine.

- Ti stavo cercando.
Mi rispose in un sospiro, spostando il suo sguardo vuoto dalle punte delle scarpe ai miei occhi e facendo aderire alla pelle del viso le due ciocche libere di capelli grigio cenere.

Era perfetto; o almeno, sarebbe stato perfetto, se solo mi avesse la sciato entrare; se solo fosse stato interessato ai sentimenti e non li disprezzasse con tutto sé stesso.

- Come ti chiami?
Gli chiesi di botta, prima che potesse ribattere o continuare il discorso precedente.

- Chishiya.
Mi rivelò, spingendo un leggermente indietro la testa e guardandomi con occhi sottili.
- E tu?
Prosegui, facendo chiaro riferimento a me.

Akari's Game [Alice in Borderland fanfiction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora