15. 𝑳𝑨 𝑺𝑶𝑹𝑷𝑹𝑬𝑺𝑨: 𝒆𝒍𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊

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Il giorno seguente mi svegliai presto, di soprassalto. Feci fatica a prendere sonno e ancora più fatica a mantenerlo a causa di incubi.

Il resto della giornata la passai in attesa e a studiare ogni singola ala dell'edificio: dove tenevano le armi, dov'era collocata la sala di controllo, quale fosse la cucina, la zona caldaia, quella adibita alla manutenzione elettrica e così via.
Eppure, mentre me ne stavo a scrutare in giro, mi accorsi di due ragazze particolarmente curiose e sospette, chiacchierare agitatamente tra di loro, come se fossero spaventate a morte.
Non appena si accorsero della mia presenza, ammutolirono. Se ne andarono via, quasi correndo.

- Che strano.
Bisbigliai fra me e me.

Fu allora che sentii una voce famigliare chiamarmi dall'inizio del corridoio in cui ero finita.
Tatta.

- Akari, mi hanno detto che ti vogliono presente nella sala riunioni, insieme ai Membri Esecutivi, e subito.
Mi comunicò lui agitato, quasi incontrollatamente. Era spaventato a morte, quasi come nella sfida con l'Oni.

Non me ne sorpresi. Il momento che stavo aspettando era arrivato.

Lo seguii, mite e in religioso silenzio, cercando di costruire una barriera fra me e le mie emozioni.

Non appena arrivammo insieme a pochi passi dalla porta d'entrata della sala riunioni, riconobbi un gruppo di Lottatori a sorvegliare la stanza dall'esterno, tra cui scorsi il viso famigliare di Nairagi che, non appena mi vide avanzare, si perse in un'espressione di fastidio e odio profondo. Infatti, si drizzò dal muro, a cui era appoggiato con spavalderia, per venirmi incontro minaccioso, con il fucile appoggiato, come al suo solito, alle spalle.

- Da dove vieni? Non ti abbiamo chiamato, ragazzina.
Mi ringhiò contro, avvicinandosi esponenzialmente; ma io non desistetti. Mantenni la mia posizione, senza retrocedere per la sua presenza.

Sapevo che, concepire di non essere temuto, lo avrebbe fatto imbestialire e ciò non mi avrebbe assolutamente aiutato; eppure, l'istinto mi precedette. Le uniche cose che riuscii a trattenere furono la lingua e l'esternarsi delle emozioni sul mio viso, all'apparenza gelato.

- L'ho chiamata io.
La voce di Chishya ci colse entrambi di sorpresa.

Tutti lo guardammo.
Lui fissò per un momento me con il solito sguardo distaccato, vuoto, per poi dirigere gli occhi in quelli di Niragi.
Era dritto, a viso alto e sfrontato, con i suoi soliti ciuffi di capelli platino a incorniciargli il viso e la felpa con la zip abbassata proprio all'altezza del petto.

- Ehi, non puoi chiamare chi ti pare.
Affermò Niragi, procedendo verso di lui.

- Deve sentire una cosa importante.
Disse Chishiya, appoggiandosi alla gamba destra e annuendo leggermente con la testa, mentre portava le mani nascoste nelle tasche.

Costatai che era decisamente divertente come il suo atteggiamento fisico, in fondo, rispecchiasse la sua personalità.

- Entriamo.
M'intimò, facendomi cenno con il volto.

Lo seguii, senza rivolgergli alcuno sguardo diretto. Continuai a mantenere una risolutezza austera.

Quando fummo davanti alla porta, a separarci con l'interno, l'uno da parte all'altra e con una colonna a nasconderci, pronunciai sospirando sotto voce:
- Ho come la sensazione che, anche qui, siano arrivate le idi di marzo.
Accennai come se stessi parlando con un amico.

Mi diede un'occhiata veloce. Era evidente che non avesse colto la frecciatina. Apparse abbastanza confuso, benché cercò di non darlo a vedere. Perciò, pure la mia espressione ritornò di ghiaccio.

Gli feci un cenno con il capo, così da comunicargli che ero pronta. E fu allora che spalancò le due ante davanti a noi. Rivelò cosa si nascondesse all'interno.

Akari's Game [Alice in Borderland fanfiction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora