Ho sognato di perderti.
Silenziosamente e all'improvviso.
Ed non è stato come un battito d'ali, non è stato qualcosa di graduale e soppesato.Non a gocce, ma come una bomba. Sola ed unica.
Ho sognato di non averti.
Di aspettare a vuoto un tuo sguardo, la tua attenzione.
Attenderla e iniziare a sanguinare, in un ovattato singhiozzo. Non sapendo dove mettere la mani.
Come riprendere le tue di mani.
Rivolere il paradiso ancora prima di concepire di esserne caduta irrimediabilmente fuori.Ho sognato non fossi mai stato mio.
Ingabbiata nella mia fantasia.
La spiegazione a quella sensazione così irreale che caratterizzava ogni nostro istante.
"Nostro", un alienante utopia.
Ed era un foro sottile, preciso, giusto e dannatamente scorretto. Uno di quelli che creano rabbia e si rivelano irreparabili al di là delle promesse, delle speranze.
Bramare un ricordo che, no, non mi apparteneva.Ho sognato di aver sbagliato.
Di non aver capito in tempo quanto profondo era il pozzo che igoiava la luna.
E dopo aver battuto la testa, mentre ogni pensiero ne fuoriusciva a flotti, sorridevo piano.
Quasi mi alleggerisse quel dolore.
Come fosse giusto il lasciarti andare. Lasciarti.
Fissare un riflesso e non riconoscersi dentro.Ho sognato di ferirti.
L'orrore sulle mani bianche, candide.
Un garbuglio di emozioni sul tuo viso, curve che non gli avevo mai visto prendere.
La consona e pesante sensazione di essere il mostro che avevo immaginato, meglio, temuto d'immaginare.
Tremiti rigidi m'immobilizzano. E non posso fare nulla.
Tu non puoi farci nulla.
Pensare il giusto, ma con le iridi graffiate.Ho sognato che mi ferivi...
Ed era tutto così confuso. Così estraneo.
Impossibile, eppure pensato. Il barlume di una riflessione scongiurata. Un «E se capitasse...?» di un solo istante.
I lividi addosso lucidi di sorpresa, come non capissero di star esistendo. Di trovarsi nel mondo a rimarcare il loro duplice significato.
Lì a fare da memento, calamite sul muro del pianto.
Non ci potevamo fare nulla, non avevo più voce per consolarti. Né lacrime da nascondere.
Sperare, si, come sperare in vano di svegliarsi di fronte alla morte.Ho sognato.
Ti ho sognato.
E non c'erano baci, non c'erano carezze.
Non c'era il tuo sorriso o quel fare dolce a raso dello sdolcinato che tanto mi manda in bestia per l'imbarazzo.
Non c'eri proprio. Non c'era niente.
Ed io ad attendere di compiere un passo.Ho sognato e, poi, mi sono svegliata.
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"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."
General FictionNon è una storia d'amore finché non sei tu a pensarla tale. Non è un sogno finché non ti svegli... Allora, cos'è? - - - - - - - - - - Questa è la storia di Achlys e di come due occhi le hanno stravolto la vita. Questi sono frammenti della sua esiste...