Un oceano di galassie

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Era strano, il silenzio.
Cauto, quasi intimorito, un po' come quello di un lupo ferito che non osa neppure gemere di fronte al cacciatore.
Ma a lei piaceva guardarlo, il silenzio, mentre che elegante vorticava per quella landa spoglia quanto ricca.
E il vento era la sua reincarnazione più fedele, nella sua placidità.

Si sedette a gambe incrociate sull'erba delle colline, di un mix perfetto di verde muschio, trifoglio e felce. Il prato al tramonto sembrava indossare una tuta militare, solo senza fucili e macchie di sangue come gadget di supporto.
C'era pace.

Col naso aspirò una pesante quantità d'aria, gelata, come una sigaretta la rigettò poi fuori in uno sbuffo grigiastro.
Caspita, se c'era freddo!

Le venne spontaneo frizionarsi le braccia con le mani, ormai ghiacciate e sensibili agli stimoli, senza risolvere alcuni ché.
Magari dovevo...muoversi? Alzarsi e, semplicemente, andare via. Ma non lo fece, non lo faceva mai.
Ogni volta il sogno andava allo stesso modo, restava lì a guardare il silenzio e a prendersi di freddo.
Rimaneva lì, ultimo papavero nella tempesta.

«Stai diventando blu.» Sussurrò una voce, languida, alle sue spalle.

Sapeva d'oceano e galassie, di pericolo e avventura, con una spolverata di pallida sonnolenza.

Sorrise, senza girarsi, non c'era bisogno «Sai, i mortali il freddo lo patiscono.»

S'immaginò la sua espressione mentre se la rideva, o forse semplicemente la ricordava da qualche altro sogno precedente. Ogni volta stringeva appena le labbra, reclinava la testa all'ingiù, poi indietro allargando il sorriso e lasciandosi scivolare via quella risata scoppiettante.

«Allora, "Miss. Ne so una più del diavolo", perché non ti copri?» Canzonò, provocatorio come sempre.

Lei s'inclinò sulla destra col busto, rilasciando le gambe l'una accavallata sull'altra in modo molto scomposto.
Una folata le spostò un ciuffo ricciolo dalla fronte, lasciandole il viso scoperto.
Lo vide sogghignare, mentre giocava con una sciarpa, la sua sciarpa, come il gatto che, infondo, era.
Se la passava da una mano all'altra, facendola volare ad arco sulla sua nuca.

Lei rimase un attimo incantata, in un loop. Quella era una novità nel suo ricorrente sogno, non c'era mai stata la sua sciarpa.
I ciuffi di capelli un po' lunghi del ragazzo si rigiravano nell'aria tra il vento e il movimento delle spalle, era una danza di nuvole castano bistro. Gli occhi socchiusi, l'iride ambrata riluceva al sole come una gemma.
Ebbe un nodo alla gola, guardandoli, pensando di essere un fantasma, per loro...

«Potresti rendermela?» Chiesi, allungando una mano verso di lui.

Lui si bloccò, scrutandola con fare serio. Per un attimo la riccia pensò di aver detto qualcosa di tremendamente sbagliato, per come si era accigliato, poi le balenò il pensiero che stesse semplice escogitando una delle sue...

«E se non volessi?» Appunto, biascicò poco dopo il ragazzo.

Lei si corrucciò di rimando «Non avevi detto che stavo "diventando blu" dal freddo? Mi vuoi morta?».

Allungò un sorriso verso l'orecchio destro, grattandosi il mento infestato da una spruzzata di barba a colpi rossastra a d'altri castana «Di solito, nei baratti, si riceve qualcosa in cambio».

Voleva farla infuriare seriamente. Era la SUA sciarpa e c'era un freddo capace di sgretolarti le ossa, cellula per cellula.
Non le andava di negoziare per la sua sopravvivenza!

«Dammela!» Comandò, incrociando le braccia sotto il seno e guardandolo spezzante.

Sembrava un piccolo principe che faceva i capricci alla sua governante, sfortunatamente per lei, l' avrebbe vinta lui.
Lei lo sapeva, per qualche strana ragione. Lei lo conosceva, senza davvero averlo mai fatto.
Che ci faceva nel suo sogno?

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora