Bianco orrido e sporco

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Mi hanno dato un foglio in mano.

Sorridevano.

L'ho guardato con sdegno quel bianco.

Lo sto guardando con sdegno tutt'ora.

Ricordo il legno intagliato della matita che mi scorreva sulle dita, lentamente.

Ricordo la rigida convinzione d'esser osservata, in quel tutto.

Ricordo il gelo scalfito sulla nuda pelle.

Eppure...a cosa stavo pensando?

Ogni respiro, ogni azione, ogni movimento.

Ho registrato tutto in me, come una vecchia e stanca cinepresa.

Chiara davanti a me vedo la scena, ma ne sono gettata fuori.

Io non mi appartengo.

«Lascia che l'attrito e la gravità si condensino sulla mina».

Chi aveva detto questo?

«Permetti a quel nodo dentro al cuore di sciogliersi...».

Chi ciò?

«Non tarpare le possibilità così semplicemente... - - -».

Cosa aveva detto?

Mi alzo di scatto.

Mi fanno male le articolazioni, i muscoli, ogni fibra del mio essere.

Le iridi vibrano, fuori controllo.

Le orecchie fischiano contro al nulla.

I denti sbattono su di un gelido pallore.

Oscillo, traballo, barcollo.

Ma non cado.

Entro in un limbo, una sequenza preregistrata.

«Smettila di temporeggiare» La voce si è fatta asciutta e dura.

Mi odia.

«Se non fai girare le lancette all'orologio non vuol dire che il tempo non passi...».

La matita sta nuovamente nella destra.

Il foglio mi lancia occhiatacce.

La mano mi trema, non so cosa fare...

«...io-- Non ne sono capace».

Tutto si fa grigio.

Né bianco, né nero.

Grigio.

«Vale la pena fare la fatica di respirare per un nulla tanto effimero?».

Temporeggio, mi mordo le labbra.

Rido.

Che idiota!!

Che stupida!!

Anche incisa da una lama resto tale...

«Anche nel nefasto c'è il frammento d'un sorriso».

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora