La bici stava appoggiata al vecchio armadio nel garage, quello verde scorticato con la svastica tatuata bianco bomboletta spray.
Il cielo aveva lo stesso colore bianco sporco, una muffa azzurrognola incrostava a cornice.
Appena salita in sella, tra il traffico e le liti in dialetto, ho subito pensato all'ultima volta in cui avevo pedalato.
Il fiato mi appannava gli occhiali, le labbra sigillate dal tessuto.
Mi manca quell'estate, quei sorrisi, quella spensieratezza.
Ad ogni mio movimento mi seguiva un fastidioso "clink - clink" prodotto dalle catene.
Un cigolio cantilenante che, in fondo, non mi dispiaceva.
C'era il vento, quello freddo che ti sferza addosso e che buchi con la velocità.
C'erano le voci, il paese che si risveglia come nelle favole, solo senza gioia o feste.
C'erano le rondini, frisbee neri pigolosi simili a tagli neri.
C'era la velocità, c'era l'ossigeno.
C'era la gente, come la vecchietta nello spiazzale col pappagallo nella gabbia.
Stava seduta sul muretto vicino alla scuola e guardava i ragazzi ronzare con la bici.
Sembravano tante mosche sconosciute e bardate.
C'erano le grida, i motori rombanti, le macchine dai fumi scuri.
C'erano i pianti, le foglie che cadevano, le nuvole sottili.
C'erano le curve strette, quelle large, le erbaccie.
E c'era la città che per poco volli scambiare con Siena senza quartieri, solo per assecondare il bisogno di scappare.
C'era l'odore dell'erba e della vita.
C'era la mia felpa dei sogni, le mie scarpe grosse, i bracciali fuori ordine.
C'erano i miei capelli legati a cosa scarmigliata, i miei occhiali dalle lenti perfettamente pulite.
C'era tutto, quel pomeriggio di prima libertà.
C'era tutto...
Anche un buco fra cuore e polmoni, un vecchio foro coperto di ragnatele e toppe.
È tornato a sanguinare di botto, ha marchiato la seconda casella di un puzzle.
C'erano le orecchie che fischiavano e le lacrime in pizzo.
C'erano le guance arrossate e le labbra strette strette di rabbia e delusione.
C'era quel odiosa sensazione senza nome.
C'era la stanchezza delle notti senza chiuder occhio.
C'era tutto, nel bianco e nero del tempo.
Tutto...
Ma, non c'eri tu.
Non che, effettivamente, ti sia dovuto.
Ho vane pretese, vane speranze.
Ma, illudermi ed essere illusa è una cosa solo nostra ormai.
Mi dispiace quasta emotività, non so fermare i fiumi di sale sulle lenzuola.
Mi dispiace non avere parole, nessuno mi ha mai spiegato come intendere.
Mi dispiace non avere altro da dare, nessuno ha mai resistito tanto.
Con me, tutto muore come le stagioni e i girasoli sotto il sole e il vento.
Sono una eterna relativista che genera dubbi e annega di paranoie.
Qualcuno ha detto paura, altri difesa.
Chi avrà torto?
Credo nessuno, come la voce nei miei sogni.
Come i ricordi che vorrei rivivere meglio.
Come il bisogno di una conferma che mi tiri da sotto le dita a prima lettura, me la oscuri.
E sono miope ai tuoi segnali quanto tu ai miei...
Cos'è? Cosa siamo? Che gioco è?
C'era tutto e non c'eri tu.
Se domani si ripetesse ancora, potrei diventare una motivazione?
Potrei diventare qualcosa di concreto, non solo aria per minaccia ma fatti.
Lasciami essere vera con te.
Lasciati essere vero con me.
E vivi, che non c'è di più bello in questo schifo di mondo.
E di tempo ne abbiamo, vero...
Anche se ora sembra eterno e lontano.
Eterno e distante, come la luna che bramo.
Come la cupola di Botticelli dalla vetta di Pisa.
Come quella lista vista e rivista.
Come le favole che abbiamo scritto pelle a pelle, nel silenzio.
Con quel non detto che stagna nell'aria.
Come le note della mia chitarra dalla mia alla tua terrazza.
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"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."
General FictionNon è una storia d'amore finché non sei tu a pensarla tale. Non è un sogno finché non ti svegli... Allora, cos'è? - - - - - - - - - - Questa è la storia di Achlys e di come due occhi le hanno stravolto la vita. Questi sono frammenti della sua esiste...