Stanotte l'ho guardata morire.
L'altra me, dico, quella vera.
È morta sputando sangue su un pavimento che nessuno pulirà.
È morta con due linee rosse a metà fra le bozze nere degli occhi.
Gli occhiali spaccati contro la parete.
Le labbra un concerto di morsi per attutire la voce.
È morta senza preavviso.
Be', così si muore.
È morta perché quella ferita fra petto e polmoni si è riaperta e non sopportava vedersi dentro.
Ora è un cumulo di sogni accatastati come foglie appassite.
Ora è davvero ciò che diceva di essere.
Che pena, che pietà.
Il mondo gira ancora nonostante lei abbia chiuso gli occhi.
Nessuno si è accorto dell'assenza, quindi siamo tutti giustificati.
Anche io, che sono lei.
Io potevo fermarla, forse, avrei potuto prenderle le mani e raccontarle qualcosa di sensato.
Avrei potuto raggirare la verità e farla sembrare meno terribile.
È morta fra le sue storie, le sue favole da scandalo.
Sono tutte ammassate attera con i suoi sogni e illusioni, sono tutte intruglio privo di logica destinato a confondere e ammaliare occhi soli e affamati.
Qualcuno magari proverà a farci un puzzle ma si dimenticherà a prendere la cornice, perché perderà interesse.
Lei era così, stancava le persone perché sembrava finta.
Raccontava di mille occhi e non mostrava mai i suoi.
Sapeva tanto e non dava mai a vederlo.
E quando apriva quella cassaforte in cui aveva cavato il cuore, ogni volta, lo ricacciava tutto graffiato.
«Io ho sbagliato, sicuramente ho sbagliato io».
Odio questa cantilena, sembra la ballata di un ubriacone solo sotto un pub in centro.
Così solo che il suo appartamento s'è dimenticato d'avere toppa e chiavi.
Lei era così.
Non riscattava sé stessa perché non ne valeva la pena.
Lei era così.
Giocava con le sue dita per non dare voce alle urla.
E piangeva.
Si.
Tutte le lacrime che s'è negata da bambina.
Tutte quelle che ha leccato via dagli zigomi quando s'è seccata ad aspettar di crescere.
Così ha fatto tutto in una sera e se n'è pentita.
Lo ha fatto per le mani calde fra i capelli e i sorrisi orgogliosi e sinceri.
Ma non ha ottenuto nulla.
Non ha vissuto tanto, si sente ridicola ad esser morta giovane e farne una tragedia greca.
Però, si sente anche stanca.
Così ha fatto di tutta l'erba un fascio e ha tratto la sua conclusione.
Ha odiato fin all'ultimo istante la sua pelle e i suoi occhi.
Le sue mani e i suoi sorrisi finti e vuoti.
E quando ha gridato, davvero, per la prima volta.
Quando ha dato voce a quel mostro in quella cava fra petto e polmoni...
Nessuno ha capito la sua serietà, così hanno sorriso e ignorato la cosa.
L'anno guardata come un gatto indignato e troppo testardo per ammettere ciò che vuole.
Lei è morta.
Lei e le sue fottute parole su carta.
La sua fottuta passio per l'arte.
La sua fottuta vocetta odiosa.
La sua fottuta voglia d'amore.
È morta con quel sentimento e nelle sue ceneri ne ha soffocato le radici.
È una fenice, domani mattina rinascerà ancora.
Ma, allora, avrà un nuovo taglio sulle iridi monotone.
Un sorriso più vuoto.
Una voce più bassa.
Una canzone nuova per la sua chitarra.
Lei è morta, non c'è dubbio.
E quella che rinascerà morirà con le prossime lacrime.
E poi la prossima.
E poi quella dopo.
Così, finché il dio della frode non metterà fine alla sua vendetta.
Finché non avrà più parole da scrivere.
Finché l'inchiostro non si mescolerà al caffè e farà un casino.
La sua vita è breve, allunga un giorno alla volta come ogni uomo.
Ce ne sono bastati 5.984 per sottolineare, in un solo momento, la parola egoismo e stanchezza per poi tagliarle via dal cielo.
Si sentiva una bambola di pezza brutta e presa in giro. Si sentiva usata.
Meglio, si sente così ancora. Anche da morta.
Si sentirà così anche domani e in eterno.
Ed è stanca di fingere che vada bene.
Lei è morta e io le bacio la fronte, aspettando l'alba.
Raccontando la sua storia che nessuno leggera come vera.
Io, che sono lei, sono morta per un taglio fra cuore e polmoni.
Sono morta per non aver tappato la ferita in tempo.
Sono morta per non aver avuto la possibilità di dire qualcosa di vero.
Sono morta, ma è come non fosse vero.
Domani aprirò gli occhi e respirerò ancora.
Ancora un giorno e basta.
Come le fottute fenici.
STAI LEGGENDO
"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."
General FictionNon è una storia d'amore finché non sei tu a pensarla tale. Non è un sogno finché non ti svegli... Allora, cos'è? - - - - - - - - - - Questa è la storia di Achlys e di come due occhi le hanno stravolto la vita. Questi sono frammenti della sua esiste...