La felicità

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«grazie»
«tranquillo lou. Te l'ho detto che ci saremo stati, sempre e comunque»

Erano tornati a quella che loro chiamavano casa,Harry lo aveva aiutato a spogliarlo e mettergli la tuta che usava come pigiama. Era ancora leggermente scosso, era scalfito da quelle parole, che per lui sembravano così giuste. Restò a fissare il soffitto per minuti interi, se non per un'ora.

Quando sentì dall'altra parte del letto lo scostamento della coperta, qualcuno si stava intrufolando nel suo letto e Louis non ci mise molto a capire chi fosse.

«lou,posso dormire con te?» Louis annuì

Si trovavano distesi sul letto entrami a pancia in su, a guardare il soffitto e a respirare regolarmente. Cosa che non succedeva spesso se nei paraggi di Louis c'era Harry e viceversa.

«non devi farlo Harry»
«ma io voglio Louis,lascia perdere quello che abbiamo fatto. Io per te ci sarò sempre,anche se dovessi svegliarmi. Io ti cercherei»
«lo so haz, perché io pagherei oro per vedere il tuo volto per primo, se dovessi svegliarmi» sospirò

«perché ti hanno fatto male quelle parole?»
«perché qui ho capito che io non sono così o forse mi sono preso una pausa dalla realtà. Chi lo sa, solo che fa male sentirle da qualcuno a cui tieni. Lui è.....è mio amico»

«lo so. L'ho visto da come sei corso appena lo hai visto. Volevi salvarlo, anche se ti avrebbe ingannato, non era lui»

«oltre alla morte di mio padre c'è un altro motivo, per cui io sono così verso le amicizie»
«se vuoi dirmelo sono qui»

«quando ero piccolo, avevo pochi amici con cui giocare, e questa cosa si è prolungata fino a quando non sono andato alle medie.

Io ero quel ragazzo che, studiava ma non parlava, a me piace molto la letteratura sai? Io studio letteratura inglese,mi piace la cultura. Solo quando dovevo essere interrogato mostravo il mio sapere, e molte volte ero preso in giro per questo.

Ma non importava, ero io no? Louis Tomlinson. Il Louis di prima era il mio migliore amico, scherzava sempre e si prendeva cura della sua famiglia, poi andava a scuola o si chiudeva in camera e non sorrideva nemmeno.

Io ho sempre desiderato essere quel bambino che tutti avrebbero aspettato sul pullman della gita, oppure quel bambino,il cui posto a sedere vicino era qualcosa simile a un dono.

Io volevo essere quel bambino che era scelto per primo e non per ultimo per la formazione della squadra di calcio.

Tutto ciò continuò alle superiori, e si è aggravato qualche anno fa.

Mi hanno sempre denigrato non perché non fossi bravo a calcio, ma perché non gli piacevo e basta. Quando mi insultavano io stavo zitto,mi sono creato una maschera di indifferenza con loro, e si infuriavano e poi tornavo a casa e piangevo come un coglione—una lacrima gli rigò la guancia—non ci posso neanche pensare credimi

Poi avvenne che, c'era un provino per l'ammissione a questa università di New York, pensa più prestigiosa di quella che sta a Manchester. Mi dicevano che non ce l'avrei mai fatta,che ero uno sfigato, che un calciatore ha bisogno di avere personalità

Poi accadde, io non li sentii, mi ricordai il Louis Tomlinson felice, quello che si prendeva cura delle sue sorelle, di sua madre, quello che scherzava con suo padre. Il Louis Tomlinson che aiutava la signora della casa affianco con le buste della spesa,mi ricordai,che in confronto agli altri miei compagni sai chi era lì?—Harry scosse la testa—

C'era mia madre che assieme a Lottie e fizzy reggevano un cartellone con su scritto "il primo Tomlinson calciatore professionista"—rise leggermente— le gemelline più piccole phoebe e Daisy indossavano la mia maglia, l'altra coppia di gemelli non era ancora nata.

𝐺𝑜𝑙𝑑𝑒𝑛 𝑆𝑜𝑢𝑙 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora