Kindness

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«Andiamo Zayn passa questa cazzo di palla» sbraitò Louis
Erano sotto di un punto, quelli del Canada non potevano assolutamente vincere contro un college newyorkese pensò Louis.
Zayn gli passò la palla e louis segnò, portando al pareggio le due squadre, dopo mezz'ora Liam,un altro componente della squadra riuscì a segnare un altro punto portando alla vittoria della sua squadra.

«grande partita ragazzi! Ovviamente solo pochi di voi hanno contribuito come al solito, potreste fare anche di meglio però ce la siamo cavata»
«Louis ce la siamo cavata? Quelli erano il triplo di noi a livello di altezza e siamo stati in grado di destreggiare e rubargli la palla. Siamo stati grandi» fu Liam a prendere le difese della squadra,
Louis non lo sopportava quando lo contraddiceva, era un bravo ragazzo e anche molto abile col pallone, ma era troppo sognatore e speranzoso per Louis.
«non esagerare Liam» disse Louis

«beh io propongo di andare a festeggiare questa vittoria. È andata come doveva andare,andiamo a berci qualcosa» propose Zayn
Ecco questo ragazzo era totalmente diverso dal castano, era più chiuso,più misterioso e se ne stava sempre sulle sue. Abile anch'egli,in attacco. La cosa che preferiva di Zayn era che non faceva domande, non si impicciava dei fatti altrui.
«Mhh ok» alzò le spalle Louis

Si ritrovarono in un pub, non molto distante dal college. Louis non beveva mai, la sensazione di perdita del controllo non gli era mai piaciuta. Quel pub era strapieno, sia di sfigati del secondo anno, a detta di Louis e di ragazzi e ragazze molto fighe. Louis non si etichettava, se gli piaceva qualcuno o qualcuna non perdeva occasione, non che non fosse il tipo da scopate occasionali. Anzi quelle erano molto frequenti nella vita di Louis.

«hey Tomlinson!»
«Nate!» alzò la birra quasi a mo di saluto
Nate era un bellissimo ragazzo,e Louis lo sapeva,gli ronzava intorno da molto tempo. Alto e biondo, con gli occhi marroni,ben allenato,mentre Louis era minuto. Minuto, ma aveva molti muscoli e polpacci degni di un vero calciatore, il suo sedere era sodo ed era quello che si notava subito dopo i suoi occhi. I suoi occhi erano un dono fattogli da sua madre Jay. Quell'azzurro che tanto colpiva, ma che in realtà non è mai stato colpito.

«hai da fare domani mattina?» chiese
«tipo le lezioni?» domandò retoricamente Louis
«a che ora finisci? Magari pranziamo assieme»
«a mezzogiorno, ci incontriamo all'una alla mensa ok?» Nate annuì
«è un appuntamento?» chiese quest'ultimo ridacchiando
«chiamalo come ti pare, mi trovo bene a parlare con te»
«ok Louis allora ci si vede domani» forse l'aveva offeso pensò Louis

Vabbè sti cazzi

Ormai scocciato di quel pub e della compagnia noiosa dei suoi compagni di squadra intenti a cantare canzoni di Taylor Swift al karaoke, uscì e si diresse verso la sua moto.

«eh dai e lasciatemi in pace!» urlò un ragazzo mentre era accerchiato da quattro più grandi
«piccoletto dacci qualche soldo per un drink dai»
«ti ho detto che non ne ho. Andatevene»
Iniziarono a pestarlo senza pietà, con tanto di calci nello stomaco, il ragazzo quasi urlava dal dolore. Si era accasciato a terra in posizione fetale con le mano sull'intestino.

Sapeva che se ne sarebbe pentito
«che succede qui?» chiese Louis
«oh Tomlinson. Ci hai fatto un piacere a degnarci della tua presenza, vuoi finire il lavoro?» indicò il ragazzo a terra
«in realtà a me lui non interessa Austin, però non è molto cordiale picchiare un ragazzo in quattro. Quattro contro uno non è molto leale sai diciamo non da uomini»
«come se tu non lo facessi»
Louis alzò le spalle «non nego. Ma almeno io se pesto qualcuno lo faccio da solo, non in una banda di coglioni per sentirmi forte. Io sono forte da solo, ragazzetto alzati di lì e tira fuori le palle o almeno alzati e vattene!» il ragazzo più piccolo annuì e si alzò

𝐺𝑜𝑙𝑑𝑒𝑛 𝑆𝑜𝑢𝑙 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora