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Elijah salì piano su per le scale, in mano un piatto sul quale si trovava una abbondante colazione salata, esattamente come piaceva alla loro ospite. Era lui a premurarsi che mangiasse, si era offerto di farlo perché Allison mostrava nei confronti della donna una freddezza che non le aveva mai visto prima. Sosteneva che fosse perché davvero non riusciva a concepire come una madre potesse abbandonare la propria figlia, ma Elijah sapeva che aveva paura.

Paura di perdere Sarah che, quando aveva rivisto la madre un mese prima, era impazzita di gioia. A sua moglie la felicità della piccola faceva estremo piacere, ma ogni giorno si avvicinava la consapevolezza che, presto o tardi, Sarah e Zaia avrebbero ripreso le loro vite lontane da quella casa, lontane da Allison, e lei non riusciva a non soffrirne.

Passava tutto il tempo alla ricerca di Ismael, sembrava non riuscire a fare altro: era costantemente tesa, agitata, arrabbiata. Voleva liberarsi di quel dannato Angelo ma non riusciva a trovarlo, voleva liberarsi di quella spada di Damocle che pendeva sulle loro teste, ma non sapeva come fare e la cosa la turbava profondamente.

Era chiusa, alzava dei muri, metteva delle distanze. Elijah cercava di rispettare i suoi spazi, molte volte si era trattenuto dallo stringerla forte, anche se avrebbe voluto, perché poteva percepire che non voleva essere avvicinata. Altre volte le aveva fatto notare il suo atteggiamento, la sua tensione, la sua ira. L'ira che le colorava le iridi di un brillante azzurro che, da qualche tempo a questa parte, aveva al suo interno anche una intensa sfumatura dorata.

Al riguardo, Elijah aveva chiesto spiegazioni a Balthazar, ma l'Angelo era rimasto vago, premurandosi soltanto di fargli sapere che non era qualcosa di negativo che poteva causare danno ad Allison.

"Il suo potere cresce" gli aveva detto.

E quando Elijah e Matt gli avevano chiesto come fosse possibile che un potere come quello di Allison potesse crescere ancora di più, Balthazar aveva spiegato loro che Allison, in quel momento, aveva accesso soltanto al cinquanta per cento delle sue capacità.

"Non credevate che fosse tutto qui, vero?" aveva riso dei loro visi sconvolti, dei loro occhi increduli. "Allison è un essere unico e superiore. Il suo potere non smetterà mai di crescere. Un giorno lei sarà..."

Allora si era fermato, aveva serrato le labbra come a rimproverarsi di aver parlato troppo e aveva trovato una scusa per volare via. Chissà se Allison sapeva come andava a finire quella frase che Balthazar aveva lasciato a metà.

Diede a Zaia la sua colazione e fece entrare Sarah, perché potessero mangiare insieme, poi le lasciò sole e raggiunse la camera da letto. Allison si stava vestendo, stava sistemando il bordo di una t-shirt grigia sopra la quale indossò una giacchetta. Aveva gli occhi stanchi, anche se teoricamente lei non provava stanchezza, Elijah le sorrise allo specchio.

"Buongiorno" le disse.

Lei ricambiò il sorriso scuotendo poco i capelli con le mani. "Buongiorno, amore mio" gli disse voltandosi a guardarlo. "Ho molta fame. Ho voglia di pane tostato e confettura. Non hai ancora fatto colazione, vero?"

"Senza di te? Mai!" Elijah le si avvicinò di qualche passo, le prese dolcemente il viso tra le mani per baciarla. E lei lo avvolse con entrambe le braccia perdendosi su quelle labbra che tanto amava.

"Questo per cos'era?"

"Mi serve un motivo per baciare mia moglie?"

"No" Allison gli raddrizzò la cravatta. "Direi di no."

The Family Business - Angels are watching over youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora