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Istanbul, 20 anni prima

Dmitry sospirò fermandosi davanti alla porta. Guardò la cacciatrice al suo fianco e, malgrado tutto, gli venne da sorridere. Nelle ultime settimane, e cioè da quando aveva iniziato ad allenarla quotidianamente nel corpo a corpo, aveva scoperto tante cose di lei. Era divertente, arguta, intelligente. Era una spina nel fianco a volte, ma non dava alcun problema se veniva lasciata in pace.

La cosa che più lo aveva sconvolto, però, era sapere che nonostante affrontasse ogni giorno le peggiori creature che l'universo, o chi per esso, avesse partorito, la sua paura più grande era l'altezza.

Lo aveva scoperto quasi per caso e da allora aveva deciso che l'avrebbe aiutata anche in quello, perché la cacciatrice californiana con la risposta sempre pronta e le fossette sulle guance, lo ammaliava.

Aveva provato a negarlo. Aveva provato persino a odiarla, ma non ci riusciva. C'era qualcosa in lei che lo attraeva irrimediabilmente e cominciava a sentirsi incapace di nasconderlo agli altri.

"Sei pronta?" le chiese.

"Per fare cosa? Non mi hai neppure detto cosa ci facciamo qui".

"Superiamo le tue paure".

Il vampiro spalancò la porta, Allison fu investita da un vento freddo. Davanti ai suoi occhi si stagliò un cielo notturno pieno di stelle. Sembrava così vicino che quasi le sembrò di poterlo toccare.

"Assolutamente no" disse scuotendo il capo. "È altissimo e l'altezza non mi piace".

"Lo so" confermò lui. "Ma fidati di me".

Allison lo guardò titubante. Fidarsi di un vampiro era l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare. Eppure, si fidò.

****

Il vampiro aprì gli occhi lentamente. Sentì i polsi bruciare come l'inferno, ma non emise un suono. Sbatté ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco il posto in cui si trovava e fece un respiro quanto più profondo possibile per cercare di ricordarsi cosa fosse successo. Pian piano, secondo dopo secondo, gli tornò tutto alla mente.

Allison era nei guai e lui, Numel e i suoi uomini, erano andati ad aiutarla.

Si era messa nei pasticci con un Originale, il più feroce tra loro, e quando erano arrivati in quel vecchio posto abbandonato, Dmitry aveva sentito l'odore del sangue di Allison e lo aveva seguito fino ad una stanza buia e grande. Ci era entrato ignorando la brutta sensazione che sentiva, cercando di orientarsi nel buio, mettendo al lavoro tutti i suoi sensi amplificati.

E l'aveva individuata: la cacciatrice era incatenata ad un muro, entrambe le braccia bloccate in alto, seduta per terra, sporca e incosciente. Si era avvicinato con cautela, l'aveva accarezzata piano cercando di svegliarla. Poi aveva messo le dita sulle catene e aveva ritratto le mani indolenzite e bruciate dalla verbena di cui il ferro era cosparso.

E poi... poi non ricordava più nulla.

"Ben tornato" gli disse una voce familiare.

A Dmitry servì un secondo per capire che proveniva da un punto di fronte a sé. Era Allison, ancora legata e ancora sporca, ma sveglia, persino tranquilla nonostante la situazione in cui si trovavano.

"Allison" disse agitando i polsi nella stretta che li bloccava. Serrò le labbra per non lamentarsi quando la pelle sfrigolò sotto l'effetto della verbena. "Sono venuto a salvarti".

Lei lo fissò con aria perplessa. "Non mi pare che tu abbia fatto un buon lavoro, ma grazie di averci provato".

A Dmitry venne quasi da ridere. Era sempre stato così con lei: una montagna russa di sensazioni diverse e una risata anche nelle situazioni più buie.

"Sai almeno dove siamo?" gli chiese soffiandosi via un ciuffetto di capelli. "Io ero incosciente quando mi hanno portata qui".

"Una specie di casolare fuori città", le spiegò lui. "Cos'hai fatto per far incazzare un dannato Originale?"

"È una lunga storia".

Il vampiro sospirò. "Fammi un riassunto, per favore".

"Ho rubato l'unica arma che può uccidere lui e la sua famiglia e l'ho data a uno dei loro nemici in cambio di informazioni. Dopo averla rubata ne ho piazzata una copia in sostituzione, sperando che non se ne accorgessero..."

"Ma?"

"Ma se ne sono accorti".

"Non mi dire!" Dmitry scosse il capo. "Perché? Quali informazioni valevano così tanto da rischiare di metterti contro l'intera famiglia Mikaelson?"

Allison sembrò irrigidirsi. "Non sono affari tuoi. E comunque, perché sei venuto? Credevo che avessi detto di odiarmi, quindi perché hai rischiato la tua vita per salvare la mia?"

La domanda lo colse alla sprovvista. Ma improvvisò. "Numel mi stava dando il tormento e non volevo averti sulla coscienza".

"Capisco. Beh, adesso forse sarò io ad avere tu sulla coscienza. Te e chissà chi altri. Immagino che tu non sia venuto da solo".

Dmitry scosse il capo. "Numel, Melisa e alcuni dei miei uomini erano con me" si guardò intorno. "Sai dove sono?"

"Non ne ho idea".

La porta si aprì e Klaus Mikaelson fece il suo ingresso rigirandosi tra le mani un pugnale. Aveva l'aria di essere molto affilato e per Allison, fu istintivo deglutire a vuoto.

"Il nostro cavaliere dalla lucente armatura si è svegliato" disse canzonando Dmitry. "Ben tornato tra noi".

Gli occhi dell'altro diventarono rossi si rabbia. La pelle si riempì di vene nere mentre i canini spuntavano affilati. "Non sei il benvenuto nella mia città".

Klaus rise. "La tua città? Non ho mai visto un Re legato come un salame".

Si voltò verso Allison e si piegò sulle ginocchia. Si scambiarono una rapida occhiata e poi le dita dell'Originale si strinsero intorno al viso della cacciatrice. "Nessuno può salvarti, come vedi" disse riferito al vampiro legato dietro di sé. "Dimmi quello che voglio sapere e ti ucciderò senza farti soffrire troppo".

Dmitry si dimenò nella stretta delle catene. "Lasciala stare".

"Shh" gli intimò Klaus senza neppure guardarlo. "Lascia parlare gli adulti".

Si fece più vicino al viso di Allison e le soffiò sulle labbra. "Dov'è l'arma?"

"Non lo so. L'ho barattata per delle informazioni, ma non mi sono preoccupata di chiedere dove sarebbe andata a finire".

"Spero che le informazioni che hai avuto in cambio, ne siano valse la pena".

"Lasciami andare così potrò scoprirlo e poi ti telefonerò per dirtelo".

Klaus rise, si voltò verso Dmitry e lo guardò. "Quanta arroganza concentrata in una sola persona, non credi anche tu?"

Fece scorrere la lama del coltello sulla guancia di Allison, la spinse poco a fondo fino a ferirla. Lente gocce di sangue presero a scendere sulla sua pelle, l'odore era così intenso che anche gli occhi di Klaus si venarono. Forse quella non era stata una buona idea. Si alzò e si allontanò da lei. A Allison servì tutta la sua concentrazione per evitare che la sua grazia fungesse da cicatrizzante e guarisse la sua ferita.

Dmitry abbassò gli occhi, deglutì a vuoto diverse volte, inebriato dall'odore ferroso che la ferita sul viso della cacciatrice produceva.

Da fuori arrivarono rumori molesti, come di oggetti sbattuti, da sotto la porta una luce bianca e accecante fece tremare i cardini e rischiò di buttar giù quel pesante metallo.

Allison scambiò un'occhiata con Klaus. Non aveva idea di cosa stesse succedendo e negli occhi del suo cognato, ora finto nemico, vide lo stesso smarrimento. Lanciò un'occhiata a Dmitry che con gli occhi ridotti a una fessura guardava verso la donna che un tempo aveva amato.

Passarono alcuni minuti e poi la porta si spalancò con un tonfo e un colpo di vento che quasi spinse indietro Klaus. Jack e i Winchester fecero il loro ingresso armati fino ai denti, guardarono Allison e poi l'Originale e infine Dmitry.

Allison non poté fare a meno di scuotere il capo sconsolata. Mosse le dita di una mano e Dmitry si addormentò.

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