18.
Istanbul, 20 anni prima
"Ti ho già detto che devo prima parlarne con il proprietario."
"Ma sai già che dirà di sì, in buona sostanza mi sto offrendo di lavorare per voi, e di farlo a titolo completamente gratuito. Cosa potrebbe avere in contrario?"
"Non so se te ne sei accorta, mia cara, ma questo è un bar per vampiri. Gestito da vampiri e frequentato da vampiri. E tu sei una cacciatrice."
"Ma una cacciatrice buona."
"Non ne ho mai conosciuti di buoni. Tutti quelli che ho incrociato volevano farmi fuori solo per il gusto di farlo. Non ero altro che un altro vampiro da depennare dalla loro lista nera. Tu sembri simpatica, sul serio, ma ho imparato che non posso fidarmi di nessun cacciatore. Senza offesa."
Allison annuì poco. Lo capiva, lo capiva davvero. Molti dei suoi colleghi, se così poteva definirli, erano degli stronzi. Il loro motto era "prima spara e poi fai le domande", una filosofia che lei non aveva mai condiviso, che non le piaceva e che cercava di contrastare come meglio poteva.
Molti cacciatori del soprannaturale sembravano aver dimenticato che sotto i denti aguzzi di un vampiro c'erano stati degli esseri umani, un tempo. E come tali doveva essere concesso loro il beneficio del dubbio.
"Ascolta" continuò il vampiro dietro il bancone, si chiamava Engin, o così le aveva detto, "il proprietario viene qui tutte le sere, ti prometto che gliene parlerò."
Lei gli sorrise, le parlava in modo gentile ed era perché lei gli aveva riservato la stessa gentilezza. E anche l'onestà che forse nessuno gli aveva mai concesso. Gli aveva spiegato che voleva lavorare lì perché le sembrava il modo più veloce di carpire informazioni, visto i frequentatori di quel posto. Informazioni erano tutto ciò che voleva. Le sarebbe bastato poco per farsi delle conoscenze e se entro un mese non avesse trovato quello che cercava, se ne sarebbe andata, era una promessa. Aveva chiarito che era personale, non era scesa nei dettagli ma credeva che Engin avesse capito l'importanza che aveva per lei, perché la sua espressione era cambiata.
Si girò sullo sgabello e si guardò intorno, erano quasi le dieci di sera e il locale iniziava a popolarsi dei più variegati soggetti: vampiri di ogni tipo. Tutti la fissavano quasi con disprezzo, lei poteva capire perché.
Stava per andarsene quando una voce che ricordava bene la inchiodò di nuovo sullo sgabello. "Ancora tu. Che fai, mi segui per caso?"
"Potrei chiederti lo stesso" replicò lei guardandolo. "in fondo, entrambe le volte sei stato tu a venire dove mi trovavo io, quindi..."
Lui rise, fece cenno ai suoi che si allontanarono poco, una bella ragazza dai capelli viola la guardò con uno sguardo che avrebbe potuto ucciderla, se gli sguardi avessero avuto la capacità di fulminare qualcuno. Lei ricambiò l'occhiata, poi tornò a concentrarsi sul vampiro che nel frattempo si era messo al suo fianco.
"Giusta osservazione" le disse alzando la mano per richiamare il barista. Si avvicinò un tizio che non era Engin "Portami il solito."
L'altro annuì tornando sui suoi passi e afferrando una bottiglia.
"Non ti hanno insegnato a dire per favore?" domandò Allison.
Dmitry ignorò completamente la domanda. "Che ci fai qui?"
Lei respirò a fondo. "Mi sembra di avere un déjà-vu" mormorò prima di rispondere. "Ero venuta a chiedere un lavoro."
"Un lavoro. Qui, in questo bar?"
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The Family Business - Angels are watching over you
FanficQuinta parte della saga The Family Business. Sequel di The Family Busiess - Family Above All. Elijah ed Allison sembrano destinati a non poter stare insieme. Ogni volta che credono di aver raggiunto la felicità, qualcosa li getta nel baratro della d...