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Dmitry servì ad Allison un bicchiere di liquido ambrato prima di prendere posto di fronte a lei. Anche lui teneva un bicchiere in mano. Indossava un'assurda camicia nera con disegnate sopra delle tigri. Le bocche aperte in un'espressione feroce sembravano minacciarla attraverso le pieghe del tessuto. Per qualche illogico motivo, le venne da ridere mentre si portava il bicchiere alle labbra.

"Certe cose non cambiano mai" disse bevendo un piccolo sorso.

Il vampiro la guardò con aria confusa, mosse la mano per esprimere quella confusione. "Quali cose?"

"Hai ancora il miglior whisky e le peggiori camicie", rise lei.

"Öyle Mi?"

"Öyle."

"Una volta eri solita comprarmi parecchie di queste terribili camice, o l'hai dimenticato?"

"Lo facevo perché anche se hanno delle fantasie assurde, ti stanno bene" replicò Allison giocherellando con il bicchiere. "Non l'ho dimenticato, non ho dimenticato nulla. E non guardarmi in quel modo."

"Se non hai dimenticato nulla, sai che non c'è altro modo in cui possa guardarti."

Calò il silenzio e durò il tempo che servì a Dmitry per svuotare il suo bicchiere per poi poggiarlo con calma sul tavolo. Anche se non c'era nessuno nei paraggi, Allison sapeva che molti erano in ascolto. Anche lui lo sapeva, l'Arcangelo lo capì dal modo in cui le parlava.

"Cosa vuoi, Allison? Cosa ci fai qui, dopo tutti questi anni?" le domandò.

"Volevo solo rivedere un vecchio amico, fare quattro chiacchiere. Magari domani a cena?" buttò lì. "Il nostro ristorante..."

"Nostro?" la interruppe Dmitry? "Non esiste nessun noi."

"È vero, non esiste. Non più" Allison finì di bere e si alzò. "Ma nonostante questo, ti aspetterò domani sera alle otto. Tu sai dove."

"E se non verrò?"

"Se non verrai recepirò il messaggio e lascerò Istanbul immediatamente."

"Prepara già i bagagli, allora. Non sprecare il tuo tempo, perché io non verrò."

Allison abbozzò un sorriso amaro. "Tamam, tamam, ho capito. Buonanotte, Dmitry."

Se ne andò, senza voltarsi indietro e Dmitry attese. Quando non percepì più neppure un briciolo di lei, solo allora, fece un grosso respiro e giunse le mani davanti al viso, perdendosi in un ricordo che era così vivido nella sua mente da fare ancora male. Perché male era ciò che gli aveva fatto Allison Morgan, un male che forse non avrebbe superato mai per davvero.

"Dmitry", sentì la voce di Melisa chiamarlo piano, le sue mani piccole scivolare sul suo petto dopo essere passate per le spalle.

"Non adesso" le disse alzandosi e lasciandola lì, sola. Come la prima volta che Allison Morgan era entrata nelle loro vite.

****

Elijah aveva quasi perso le speranze di vedere sua moglie quando un fruscio di ali riempì la stanza. Voltò la testa in quella direzione e aprì le braccia per accoglierla quando lei ci si tuffò dentro, aggrappandosi al suo collo.

"Sei venuta" le sussurrò strofinando piano il naso al suo, sfiorandole la bocca con la propria.

"Te lo avevo promesso e io mantengo sempre le mie promesse". Lei lo baciò con dolcezza, gli poggiò una mano sulla guancia e la accarezzò con il pollice prima di rompere il contatto. "Facciamo una passeggiata, così posso raccontarti tutto."

L'Originale annuì, intrecciò le dita alle sue e insieme lasciarono la tenuta, incamminandosi per le strade addormentate di New Orleans. Lo avevano fatto spesso in passato, avevano passeggiato di notte mentre la città dormiva, tenendosi per mano e ballando tra le strade vuote. Per un breve periodo era stato il loro momento preferito della giornata e poi... poi qualcosa aveva stravolto le loro vite, non ricordava neppure cosa; quelle giravolte alla luce della luna gli sembravano lontanissime nel tempo. Forse lo erano davvero.

"Da quanto non passeggiavamo così?" domandò ad alta voce.

Allison provò a ricordare. "Non lo so di preciso, ma credo sia passato molto tempo."

"È un peccato, guarda com'è bella New Orleans a quest'ora. Sembra che sia tutta per noi. Quando tornerai, dopo aver finito ciò che stai facendo, dovremmo riprendere l'abitudine di passeggiare. Sempre che ti vada di farlo."

"Con te farei ogni cosa, lo sai." La donna gli si piazzò davanti, gli prese entrambe le mani tra le proprie e fece un respiro profondo. Poi gli raccontò ogni cosa, rispose a tutte le domande che lui aveva paura di farle, rispose ai dubbi e confermò e smentì i suoi sospetti. Gli vide sul volto una miriade di emozioni diverse. L'ultima fu una sorta di accettazione.

"Tu e Dmitry eravate innamorati, quindi..." mormorò.

"Lo eravamo, ma è stato tanto tempo fa e appartiene al passato."

"Ma vuoi comunque aiutarlo."

"Glielo devo, non credo che sarei qui oggi, se in quel viaggio a Istanbul di tanti anni fa non lo avessi conosciuto."

Elijah annuì, fissò il cielo per un istante, poi guardò di nuovo lei. "Lo capisco, ma non mi piace comunque. Ti prego di comprendermi."

"Lo faccio" Allison abbassò gli occhi, sfiorò con la punta delle dita le fede nuziale di Elijah. "Voglio aiutare Dmitry, lo voglio davvero, ma se tu non vuoi, allora lascerò perdere."

Elijah rise, una risata che risuonò nel silenzio della notte. Accarezzò i capelli di Allison facendo scorrere le dita tra le ciocche corte. "Molto gentile da parte tua dirmelo, soprattutto considerato che mai e poi mai ti imporrei qualcosa, e tu lo sai. Sei furba, signora Mikaelson."

Anche lei rise. "Ma non abbastanza a quanto pare."

"Fai ciò che devi, io aspetterò. Ma devi promettermi che quando questa storia sarà finita e ci saremo liberati di Ismael e Inadu, penseremo solo ed esclusivamente a noi."

Allison si sollevò sulla punta dei piedi per baciarlo. "Non desidero niente di più."

****

L'appuntamento con Dmitry passò senza che lui si presentasse, esattamente come aveva detto. Allison aspettò per due ore, dopodiché pagò il bicchiere di vino che aveva bevuto durante l'attesa e uscì dal ristorante. Sentì un senso di fallimento serpeggiarle nel petto e, anche se aveva un piano B, odiava che quello non avesse funzionato. Spiccò il volo fino ai pressi della villa in cui il giorno prima aveva incontrato Dmitry, poi proseguì a piedi e bussò alla porta. Fu lui ad aprire; aveva indosso una camicia che iniziò ad abbottonare mentre, dandole le spalle, si avviava verso un tavolo dal quale prese una sigaretta che si accese con lentezza.

"Che ci fai ancora qui?" le chiese poggiandosi al tavolo e sputando fuori il fumo.

"Sono venuta a salutarti prima di partire. Avevamo un accordo; se non fossi venuto alla cena me ne sarei andata immediatamente, non sei venuto e quindi mantengo la mia parola."

"Allora addio."

Allison mise le mani nelle tasche del suo soprabito. "Tu mi odi sul serio, non è vero?"

"Sì, ti odio."

L'Arcangelo gli si avvicinò, si sporse verso di lui fino a baciargli la guancia, indugiando poco quando lo sentì rilassarsi appena contro il suo tocco. "Addio, Dmitry."

Lui chiuse gli occhi per un lungo secondo, si costrinse a riprendere il controllo e si rimise dritto. "Conosci la strada per l'uscita."

Sparì lungo una specie di corridoio che l'avrebbe portato chissà dove e Allison uscì da quel posto. Si allontanò a piedi e camminò fino all'albergo in cui alloggiava. Entrò nella sua stanza e si accertò che nessuno potesse sentirla, solo dopo telefonò all'unica persona che poteva aiutarla con il suo piano di riserva.

"Spero che ti piaccia la Turchia, Klaus, perché mi serve il tuo aiuto."

The Family Business - Angels are watching over youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora