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La cena venne servita alle otto e trenta in punto, con un servizio perfetto e un impiattamento impeccabile. O almeno, questo era quello che aveva detto Antoniette quando avevano servito l'antipasto. Gli altri avevano sorriso... tutti tranne Allison, la cui espressione era rimasta immutata, gli occhi fissi sul bicchiere pieno a metà di vino rosso che le stava di fronte.

Elijah non riusciva proprio a decifrarne l'espressione sul viso, la osservava di tanto in tanto ma non riusciva a capire cosa le passasse per la testa. Sorrideva così poco... il che era un peccato, perché ogni volta che lo faceva era capace di illuminare la stanza. Quando l'aveva vista entrare dentro il ristorante, chiusa in quell'abito nero di velluto con i capelli acconciati in morbide onde voluminose tenute poco indietro da due forcine, in modo che il viso fosse libero di essere guardato in tutta la sua bellezza, aveva sentito qualcosa sfarfallargli nello stomaco. Sensazione che era sparita quando Antoniette gli aveva stretto la mano irrigidendosi poco quando lo sguardo nocciola di Allison si era posato su di lei.

L'Originale non sapeva che diavolo gli stesse succedendo ma aveva una teoria: il potere che Allison emanava era la causa di quell'interesse che aveva per lei. Era intenso e difficile da ignorare e i suoi sensi amplificati rispondevano ad esso in modo amplificato. Sì, doveva essere quello, perché l'alternativa era...

"Voglio proporre un brindisi!" esclamò Klaus, trascinandolo fuori dai suoi pensieri. Gli occhi di tutti si posarono su di lui. "A Hope, che di giorno in giorno diventa sempre di più la figlia che ogni genitore vorrebbe. Sono fiero di te, figlia mia. E ti voglio bene. Buon compleanno."

"A Hope" fecero eco gli ospiti. E la ragazza rise brindando con un bicchiere di acqua.

Allison sorrise e sembrò il primo sorriso sincero e sentito da quando si era seduta a tavola. Elijah, che le era seduto di fronte, le riservò un'occhiata più lunga del previsto, poi tornò a concentrarsi sul cibo. Notò che mentre i piatti degli altri si svuotavano, quello della misteriosa cognata di Hayley rimaneva pieno: giocherellava con la forchetta, mangiava qualche boccone, ma poi smetteva e ripiombava nell'invisibilità che sembrava tanto agognare.

"Tu mangi, vero?" le domandò. "Voglio dire, ti nutri come un essere umano, giusto?"

Lei corrugò la fronte guardandolo per un istante. "Non proprio" gli disse. "Di solito mangio cuori di bambini e bevo sangue di vergine direttamente dalla fonte."

All'Originale servì un attimo per capire che stava scherzando, infine ridacchiò. "Suppongo che questo sia il tuo modo gentile di dirmi che la mia domanda era stupida."

"Stupida ma legittima" replicò lei. "Non sai cosa sono e, in fondo, non sarei sorpresa se mi dicessi che nella tua lunga esistenza hai davvero incontrato qualcuno che mangiava cuori di bambini e beveva sangue di vergine."

"Se è successo, non l'ho mai saputo, per fortuna" Elijah bevve un sorso di vino, guardandola attraverso il filtro delle ciglia. "Cosa sei, comunque? Hayley mi ha dato solo vaghe risposte e mentirei se ti dicessi che non sono affatto curioso."

"Sono un Arcangelo" Allison vide che Antoniette si era irrigidita, sentì gli occhi di Hayley e Matt posarsi su di lei. Era grata che le fossero seduti vicino, perché  sapeva che sarebbe bastato un solo sguardo per farli intervenire in suo soccorso.

"Un cosa?" chiese a Elijah, incredulo.

"Un Arcangelo, quelli con le ali che la Bibbia dipinge, falsamente, come esseri misericordiosi."

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