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NOVE ANNI DOPO INADU

Allison aveva avuto una brutta giornata, una tra le tante brutte giornate di cui oramai era composta la sua esistenza. Lunghi e monotoni giorni in lunghe e monotone settimane... ed era stata lei a fare in modo che avvenisse. Dopo l'ultimatum di sette anni prima, quando Ismael aveva minacciato di distruggere la Terra se lei non avesse smesso di andarci, Allison aveva deciso che era il caso di interrompere le visite ad Elijah. Le era costato tantissimo e, per i mesi a seguire, non aveva fatto altro che piangere e pregare. Pregare che Chuck arrivasse a toglierla dalla miseria in cui era caduta, per colpa di Inadu e di quel patto che aveva dovuto stringere perché Hope fosse al sicuro.

Dopo, però, le lacrime avevano smesso di venire giù e, senza che lei se ne rendesse davvero conto, era diventata insofferente e rassegnata e aveva deciso che se Ismael voleva darle ordini, allora lei avrebbe obbedito. E avrebbe fatto in modo che lui si pentisse di averglieli dati. Aveva accettato tutte le missioni che le erano state assegnate, anche quelle violente e ingiuste che le avevano fatto torcere lo stomaco e, ad ogni missione, aveva fatto qualcosa che aveva infastidito Ismael... fino a quando lui non aveva deciso che non era affidabile, che era una buona a nulla e le aveva imposto di non fare altro che vivere lì, in Paradiso, senza far niente.

"Sarà questa la tua punizione" le aveva detto, "stare immobile e fare nulla. Proprio tu che nella tua vita hai sempre fatto di tutto."

Lei aveva finto di protestare e dopo si era chiusa nella sua "prigione" e aveva messo piede fuori solo se strettamente necessario. Aveva smesso di parlare con chiunque e aveva imparato ad ignorare il ronzio nelle sue orecchie. Non importava da dove venisse. Due anni dopo quel giorno, Ismael ci aveva tenuto a farle sapere che Elijah si era fidanzato e lo aveva fatto proiettandole tutto intorno il momento in cui si era messo in ginocchio per fare scivolare al dito di Antoniette un bell'anello d'oro. Allison aveva visto, negli occhi di suo marito, tanto amore per quella donna. Ma anche un po' di smarrimento.

Tutto sommato, però, sembrava felice. E, non era questo l'obiettivo? Non era per questo che gli aveva cancellato la memoria? Perché fosse felice e spensierato, perché potesse cominciare a vivere dopo secoli di sola sopravvivenza.

Sì, era quello lo scopo. Ma quelle immagini, quel viso bello, quel "vuoi sposarmi, Antoniette?" pronunciato da quella voce di cui lei conosceva ogni sfumatura, era stato il colpo di grazia: Allison era morta per davvero e Florence aveva preso il comando.

E a Florence non importava nulla di nulla. O almeno così credeva.

Quel giorno il ronzio fu più forte della sua insofferenza, una voce spiccò su tutte le altre: era quella di una ragazza di diciassette anni che un tempo la chiamava zia, ma che ora, forse, non l'avrebbe neppure riconosciuta. Non stava chiamando proprio lei, ma stava chiamando aiuto. E altre voci si fecero largo: quella di Hayley e quella di suo fratello. Loro stavano chiamando proprio lei e non era neppure la prima volta. Ma stavolta il richiamo era troppo forte per essere ignorato. E così, Florence, si alzò e spiegò le ali.

****

"Dove credi di andare?" tuonò la voce di Ismael. Così forte e allo stesso tempo così calma che le vennero i brividi, per un istante.

"Non vedo come siano affari tuoi" replicò lei senza agitarsi. "Ora, se vuoi scusarmi."

Lui la afferrò per il braccio, con uno scatto repentino l'altra mano le si chiuse intorno al collo e venne sbattuta di schiena contro una parete. "Credevo che avessi smesso di essere così impertinente."

"Credevo che avessi capito che non puoi domarmi." Allison lo spinse via, rivelando un potere ed una forza alla pari di quelle dell'angelo che era il suo carceriere. "Lasciami andare, ora."

"Oppure cosa. Non puoi darmi ordini."

"Io sì, però."

Allison sentì la voce forte nelle sue orecchie, un brivido di gioia e gratitudine le corse lungo la spina dorsale, accompagnato da un senso di incredulità che la ghiacciò per un istante.

"Padre" mormorò Ismael inginocchiandosi. Ma Allison rimase in piedi a fissarlo con sguardo accusatore. Anni di tacite preghiere e lui non si era mai fatto vedere. Non si sarebbe inginocchiata dinnanzi a chi avrebbe potuto risparmiarle anni di dolore e se ne era lavato le mani.

Il ronzio si fece più forte, così intenso che fu costretta a stringersi la testa tra le mani, tanto la sentiva pesante.

"Vai!" le disse Chuck. "Fai ciò che devi e poi torna qui. Dobbiamo parlare."

Lei volò via.

****

Alla Salvatore Boarding School for Young & Gifted finiva sempre in quel modo. Qualcuno perdeva il controllo, un mostro veniva liberato dalle profondità di un qualche abisso dimenticato e si ritrovavano tutti a dover combattere, piuttosto che trascorrere del tempo ad imparare. Succedeva praticamente ogni volta che Hayley e Matt andavano a trovare Hope, quasi fossero loro a causare tutto quel trambusto. Quella volta, però, le cose sembravamo andare davvero male. Ogni volta che credevano di aver sconfitto la cosa che stavano combattendo, quella tornava in vita più forte di prima. Matt e Hayley si fissarono, guardarono i ragazzi spaventati dall'altro lato della stanza, poi la creatura fissarli con occhi pieni di cattiveria e oscurità.

"Hope, alza una barriera per proteggervi" le disse Matt.

"No!" Esclamò lei, la voce spaventata ma gli occhi pieni di coraggio. "Io voglio combattere."

"Obbedisci!" le disse Hayley, gli occhi dorati del lupo, pronta a qualunque cosa.

"Ma... mamma."

"Obbedisci, ho detto."

La ragazza lo fece, seppur controvoglia. Alzò uno scudo protettivo e le uniche prede possibili rimaste furono Hayley, Matt e Alaric.

"Che facciamo?" chiese proprio quest'ultimo.

Matt respirò a fondo: "Lo uccidiamo. Di nuovo..."

La creatura urlò, un urlo così forte che i vetri alle finestre si frantumarono, le orecchie di tutti i presenti sanguinarono. Poi fece silenzio e un altro rumore riempì la stanza; un fruscio di ali. 

"Zia Allison" sussurrò Hope guardandola, la barriera protettiva sparì, distrutta dall'emozione e dalla sorpresa della ragazza. Allison la ripristinò con uno schiocco di dita.

"Ciao Petite Peintre." le disse con un debole sorriso. "Un attimo e sono subito da te."

L'Arcangelo fissò la creatura. La vide andarle incontro, le iridi si fecero azzurre e brillanti. Ancora un altro passo... batté le mani, come per schiacciare un insetto e della creatura minacciosa non rimase altro che un mucchietto di polvere.

The Family Business - Angels are watching over youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora