23. Le distanze che dividono

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Maya.

Era passato quasi un mese, ed io e Jess ci vedavamo davvero di rado. Continuavamo a scriverci e chiamarci, ma a me questo non bastava, non sarebbe mai bastato. Avevo bisogno di vederla, di poterla toccare, sentire. Avevo un disperato bisogno dei suoi baci. Avevo bisogno del suo profumo, di rabbrividire al sup tocco e di arrossire d'avanti asi suoi occhi. Cazzo, mi mancava davvero tanto!
Nel frattempo avevo avuto occasione di stringere una buona amicizia con Anissa, sistemare le questioni in sospeso con mio padre ed infine di conoscere Peter, che passava metà delle giornate al Kiras raccontandomi dei cambiamenti che avrebbe voluto apportare a quel posto.
《Per primo rivernicerò queste pareti monotone, poi amplierò il menù aggiungendo anche diverse qualità di caffè. E questo nome proprio non mi piace...》 continuava a ripetere.
Non approvavo le sue idee, a me il Kiras piaceva così com'era, ma a quanto pare Josh non riusciva più a gestirlo ed a malinquore era costretto a chiudere.
A parte questo Peter sembrava uno a posto, ed aveva promesso di continuare a farmi lavorare li. Riteneva che la mia figura fosse di bella presenza ed attirasse i clienti. La mia priorità però era quella di stare accanto a Josh che stava passando un periodo davvero complicato.
《Sempre con questo broncio, sorridi un po' signorina!》incitò Peter mostrando un enorme sorriso. Lo guardai perplessa e tirai un ironico quato falso sorriso che lo fece scoppiare a ridere.《È un buon inizio》disse senza ricevere risposta mentre stavo preparando un milkshake alla fragola e panna.
《Ancora problemi con questa fatidica ragazza?》mi chiese preoccupato.《Solite cose》,risposi freddamente.
《Magari ti farebbe bene passare una serata in compagnia》disse.
Lo guardai confusa.
《Passo a prenderti stasera alle 21.00pm, ci sarà anche Josh.》Pagò il conto e si avviò versò l'uscita fischiettando allegramente.
Al orario comunicato si presentò sotto casa con una rover bianca. Presi posto sul sedile posteriore e salutai lui, Josh ed una logorroica ragazza dai capelli rosso fuoco di nome Bernadette seduta li accanto a me. Prendemmo una delle strade principali della città.
《Dove andiamo?》chiesi curiosa.《Aspetta e vedrai》mi rispose Josh strizzando un occhio.

...

Nella sala da bowling altri loro amici stavano già disputando una partita. Mi furono presentati uno ad uno prima di comporre le squadre che presto si sarebbero sfidate. Naturalmente, ero in squadra con gli altri e tre con vui ero giunta a destinazione.
《Strike!》esultò Peter facendo un salto quando notò tutti i birilli a terra.《Fantastico!》gridò appaudendo rumorosamente Bernadette.《Ora tocca a te Maya》disse la ragazza posandomi tra le mani la pesante palla.
Non avevo mai giocato, ma volevo vedere cos'ero in grado di fare.
L'afferrai prendendo una leggera rincorsa ed al momento che mi sembrava opportuno la mollai lasciandola rotolare sulla pista.
《Cinque birilli a terra, niente male!》esclamò Peter.
Soddisfazione.
Il tempo passò comunque molto lentamente. Succede quando non si è di ottimo umore.
Controllai l'orario, la mezza notte era passata già da un po'.
《Adesso se non ti dispiace dovrei andare, mio padre sará in pensiero》dissi, lui annuì ed afferrò le chiavi dell'auto.
《La accompagno un attimo e ritorno》gridò ai suoi amici.
《Quindi da quando frequenti le ragazze?》mi chiese durante il tragitto.
《Da quando sono qui in America, Jess è la prima》risposi.
《Davvero? Devi esserti stupita quando ti sei resa conto di essere attratta da una ragazza.》
《Diciamo che è riuscita a fare ciò che i ragazzi non sono riusciti.》
《Cioè cosa?》
Rimasi in silenzio qualche attimo abbattuta.
《La amo》risposi.
Mi guardòbun attimo con la bocca socchiusa, poi il sup sguardo tornò alla strada.
《Ma non è detto che un ragazzo non possa riuscire a farti innamorare.》
Lo guardai confusa.
Lui mi afferrò il volto baciandomi dolcemente.
Non sapevo neppure io il motivo, ma glielo lasciai fare.
《Mi piaci sul serio, e voglio che tu ci rifletta bene》mi disse quado le sue labbra si divisero dalle mie lasciandomi un espressione scioccata sul volto.

Jess.

Era bello avere Rechel ed Hailey di nuovo a casa, e sta volta era venuto a farci visita persino Max, il suo compagno. Purtroppo. Avevano iniziato a pregarmi di prendermi cura della bambina per un po' in modo da lasciargli una mezza giornata di pace e privacy. Passare tempo con mia nipote mi era difficile date le mie scarse doti con i bambini, ma non mi dispiaceva.
Così mi ritrovai a spingere sull'altalena di un parco giochi la piccola che esultava divertita.
Da lontano intravvidi una faccia conosciuta che si avvicinava a me a passo costante.《Ehi! Che ci fai qui》chiesi a Derek .
《Ho portato il fratellino di Cameron a fare un giro》disse mostrandomi uno dei suoi soliti sorrisi abbaglianti.
《È davvero un rompi palle, portarlo qui è l'unico modo per togliermelo di torno》sussurrò ed io scoppiai a ridere.
《E tu come stai, principessa?》chiese alla piccola Hailey che corse a nascondersi timidamente dietro le mie gambe.《È molto timida》gli comunicai.
Lui mi guardò portandosi le mani suoi fianchi.
《E con Maya, come va?》
Il mio sguardo si abbassò ed un senso di malinconia mi pervase.
《Ho toccato un tasto dolente?》mi chiese notando la mia espressione.
《Ti sei perso molte cose》risposi.
Lui rimase zitto a fissarmi per qualche istante.
《Io ti devo delle scuse, ero cotto di te sul serio, davvero tanto, ma non avrei dovuto reagire in quel modo》mi disse umilmente.
《Zia, voglio tornare a casa!》disse la piccola aggrappandosi ai miei skinny jeans.《Spero di avere l'occasione di recuperare》mi disse Derek allontanandosi.
《Derek!》lo richiamai e lui si voltò.
《Magari stasera, a casa, d'avanti ad un film ed una pizza, in onore dei vecchi tempi.》
Un altro enorme sorriso gli apparve sul volto, annuì.《Alle 19.00pm sono da te.》
Sorrisi e guardai la piccola li accanto a me.
《Dammi la mano, torniamo a casa》

...

Alle 20.00pm non c'era ancora traccia di Derek, nell'attesa presi il cellulare tra le mani componendo il suo numero.
"La chiamo?" ,chiesi a me stessa senza avere il coraggio di pigiare il pulsante verde. Quando finalmente trovai la forza di farlo qualcuno suonò al campanello, aprii la porta abbandonando il cellulare sulla mia scrivania e Derek era li con un cartone di pizza tra le mani.
《Qualcuno ha ordinato la pizza?》chiese ironicamente. Lo guardai sollevando un sopracciglio.
《Sei rimasto sempre lo stesso idiota》risposi ridacchiando. Lui mi sorrise e salutò mia madre che lo riempì di domande contenta di rivederlo.
《Quando hai finito vieni di su》,gli dissi mentre rispondeva alle domande di mia madre.
Accesi il piccolo televisore nella mia stanza e quando lui mi raggiunse lasciai partire un film a caso sedendomi sul tappeto accanto a lui. Noi siamo infinito pertì sul televisore.
《Allora, cos'è che mi sono perso?》mi chiese lui masticando un pezzo di pizza, poco concentrato sulla visuale.
Iniziai a parlare di tutto ciò che era accaduto dopo il nostro litigio, di come avevo accettato la morte di Mike, di Ben, dei gemellini Sullivan, di Ian nel carcere, di me e Maya...
Lui restò li a guardarmi a bocca aperta come se gli stessi raccontando la trama di un libro fantasy.《Wow!》esclamò quando finalmente mi fui scaricata da tutto.
《Quindi hai deciso anche tu di frequentare la Stanford?》
《Non lo so ancora, posso giurarti che resterei qui solamente per lei, ma non so' se sarebbe una cosa giusta》dissi abbattuta.《Tu e Cameron come farete?》
Lui sorrise enormemente, ed i suoi occhi sembrarono brillare.《La porto a vivere con me.》Strabuzzai gli occhi,《e puoi permettertelo?》
《Voglio ricordarti che la mia famiglia è benestante, mi farò aiutare da mio padre.》
《Sono davvero felice per te!》esclamai abbrcciandolo.
《Jess...》disse stringendomi.
《Fai cio che ti rende felice, non cip che è giusto. Altrimenti potresti pentirtene!》
Mi allontanai da lui con aria confusa《Tu sei il ragazzo che organizzava i festini a casa sua per rimorchiare qualcuna da portarsi a letto?》dissi puntandogli un indice al volto, lui scoppiò a ridere.《Cosa ti ha fatto quella ragazza?》sorrisi e lui fece spallucce.
Da quell'istante rimanemmo in silenzio a guardare il film, silenzio che diventò tombale quando ci addormentammo abbracciati su quel tappeto.

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