29. Goodbye America!

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Jess.

《Non pensavo che avresti deciso di partire così presto. Credevo avremmo passato almeno metà stagione assieme!》l'espressione di mia madre era davvero triste ed abbattuta.
《Devo avere il tempo di adattarmi, di visitare le università italiane, di conoscere il posto, di ripassare un po' la lingua...》risposi osservando le valigie per cercare di ricordare cos'altro mi occorresse.
Mia madre mi si avvicinò posandomi una mano sulla spalla.
《Jessica, sei davvero sicura di ciò che stai facendo? E se le cose tra te e Maya andassero male? E se vivere li, fosse più difficile di quanto credi?》
Il suo modo di fare mi stava irritando; non capivo se fosse spinta a parlare in quel modo dal suo senso di protezione o dai suoi interessi. Infondo l'avevano capito tutti che lei non approvava la mia relazione con Maya e che desiderava a tutti i costi che io frequentessi la Stanford, lo stesso college che aveva frequentato lei alla mia età.
La guardai ostile,《mi spieghi perché sei così contraria alle mie scelte?》chiesi.
《Perché non riesco più a riconoscerti. Ho sempre creduto che Maya fosse una brava ragazza, ma ora mi accorgo che ti sei lasciata influenzare un po' troppo da lei.》
《Mi dispiace mamma, è inutile discuterne, ti sarebbe difficile capire.》
《Ma non lo vedi con i tuoi occhi? Non sono scelte che un anno fa avresti fatto!》urlò spazientita.
Il mio sguardo perplesso si posò su di lei, e poi, con molta calma mi allontanai dalla stanza uscendo in giardino ad accendermi una sigaretta. Near cominciò a girarmi intorno scodinzolando e chiedendo qualche carezza che non gli feci mancare. Udii il mio cellulare squillare nelle mie tasche ed in fretta lo afferrai aprendo la chiamata a Maya.
《Si, pronto!》
《Hai finito di riempire le valigie? Voglio fare un ultimo giro per la città, ti sta bene?》
《Si, va bene ti aspetto!》
《Perfetto amore, passo tra un'ora》mi salutò chiudendo la chiamata.
Gettai via il mozzicone consumato della mia sigaretta, e rientrai in casa rileggendo ancora la lista dell'occorrente. Dopo un'ora si presentò alla porta puntuale, e ci avviammo assieme verso la sua auto. Iniziò tranquillamente a giudare, lasciandomi ammirare il panorama della città nella quale ero cresciuta. Di tanto in tanto il suo sguardo si posava compiaciuto su di me. Iniziò a percorrere la strada che si dirigeva verso la mia vecchia scuola, incrociando la fermata del bus d'avanti al quale l'avevo incontrata per la prima volta,  la piazzetta alberata, il Kiras, ed infine parcheggiò poco distante dalla spiaggia, e scese dall'auto invitandomi a fare lo stesso. Si sfilò le scarpe correndo a piedi nudi sulla riva, fino a sfiorare l'acqua salata del mare. La raggiunsi abbracciandola dalle spalle, quasi soffocandola.
《Vuoi ammazzarmi?》mi domandò ridendo di gusto.
《Qualcosa mi dice che non siamo finite qui per caso》le baciai una guancia.
《Infatti, no, in verità volevo passare anche per il cottage, ma ci vuole troppo tempo per raggiungerlo.》
"Il cottage", quelle due parole mi riportarono alla mente pensieri non troppo casti.
《Bella nottata quella!》mi scappò di dire bisbigliando.
Mi auto ammonii mentalmente sperando che non mi avesse sentita e ridacchiando per tutto cio che aveva percorso la mia testa.
《Ehi!》mi lanciò uno scaplellotto sulla spalla sollevando un sopracciglio quando lo intuì, poi iniziò a ridere assieme a me regalandomi un innoquo bacio sulle labbra. Le presi una mano allontanandomi dalla riva per raggiungere la sabbia asciutta, dove ci sedemmo.
《È partito tutto da qui, e tutto per caso》affermai perdendomi nel sonoro scrosciare del mare.
Mi guardò distrattamente con le labbra socchiuse, poi si decise a parlare.
《Aspetta qui, prendo una cosa in macchina e ritorno》si sollevò correndo via, lasciandomi dubbiosa sulla spiaggia.
Dopo pochissimo tempo tornò, con la sua chitarra tra le mani.
《Serviva questa per ricreare l'atmosfera》sorrise risedendosi accanto a me e portando la chitarra sulle sue perfette gambe, coperte solo da un paio di short jeansati.
Stupita, non commentai, mi specchiai nel riflesso dei suoi occhiali da sole ascoltandola pizzicare alcune corde.
《Vediamo se ricordi questa》disse pian piano lasciando le sue dita muoversi sulla vecchia semi acustica che le avevo regalato e producendo una melodia familiare, che accompagnava la sua sottile e limpida voce.
《Oh, Just Breathe!》commentai ricordando le giornate passate e canticchiando all'unisono con lei.
Mi lasciai rapire dalla dolce melodia e quando cessò di suonare avvertii una sensazione di vuoto, la stessa che provavo dopo aver terminato un libro che mi piaceva molto, la stessa che provavo quando le mie labbra lasciavano le sue. Cosi compensai il vuoto precisamente in quel modo: le afferrai delicatamente il volto sfilandole gli occhiali da sole, e la baciai con tutta la dolcezza di cui lei riempiva la mia vita ogni giorno, da quando l'avevo conosciuta.
Ritornammo verso l'auto e dopo esserci ripulite dalla sabbia la macchina ripartì.
《Fa una sosta a casa di Derek, gli ho promesso che sarei passata a salutarlo》le dissi, e lei annuendo obbedì.
Il ragazzo era nel suo giardino a rilassarsi, cosi non ci fu bisogno neppure di suonare al campanello che subito ci vide ed aprì il cancello d'entrata correndo ad abbracciarci.
《Quindi, oggi le mie principesse partono?》disse nel suo solito modo galante sfoggiando un enorme sorriso dei suoi.
《Siete perfette, non lasciatevi mai dividere da nulla e nessuno al mondo!》esclamò soddisfatto portandosi le mani sui fianchi e divaricando leggermente le gambe, in una fiera postura.

Maya.

Mi preparai un'altro caffè per restare sveglia, la partenza era prevista da li a poche ore. Presi posto su un divano sorseggiandolo lentamente, ed Anissa mi si avvicinò innocentemente sedendosi accanto a me.
《Mi hanno detto che vai via》disse.
《Non sei contenta? Avrai tutta la camera per te!》
《No, sono irritata dal fatto che io lo sia venuta a sapere solamente adesso.》
《Che differenza avrebbe fatto?》
《Pensavo che io e te fossimo diventate amiche》abbassò il capo lasciandomi di stucco.
Anissa in quel momento era diversa, non sembrava distaccata dalla realtà come al solito, il suo sguardo era pieno.
《Ma lo siamo, solo non sapevo in che modo l'avresti presa.》
《Promettimi che tornerai.》
Sorrisi, e poi feci ciò che prima di allora non avevo mai fatto: l'abbracciai.
《Certo che lo prometto! Ti chiamerò spesso, e salutami anche Nill.》
《Nill non si fa vivo da un po'. Tuo padre dice di conoscerlo, e che adesso è impegnato con il suo lavoro. Quando tornerà a trovarmi, te lo saluterò!》
In quel momento avevo quasi sperato che le sue allucinazioni fossero scomparse.
Dopo alcune ore mio padre mi chiamò, dicendomi di caricare i bagagli, e così feci. Li caricai in auto, salutai Anissa, poi Bethany, e con mio padre alla guida ci dirigemmo verso casa di Jess. Dopo aver parcheggiato, suonai il campanello ed entrai.
《Salve signora Books》salutai cordialmente mente mio padre scambiava due chiacchiere assieme al cognato della mia ragazza.
"La mia ragazza", mi piaceva dirlo.
《Ciao Maya》si limitò a dire freddamente con la testa china.
《Jess è di sopra?》
《Si, sta sistemando le ultime cose.》
Vedere la freddezza con cui mi trattava quella donna, che era stata per me quasi una madre durante quell'ultimo anno, mi rese malinconica.
《Signora, spero che prima o poi lei possa accettare questa situazione. Le assicuro che vederla tranquilla, sarebbe un regalo fantastico, e potrei partire con l'anima davvero in pace.》
La donna, dagli stessi occhi verdi che aveva ereditato Jessica, si voltò nella mia direzione lasciando le sue faccende.
Si avvicinò a me quasi con passo felpato, e mi baciò la fronte.
《Somigli tantissimo a tua madre, Maya, hai persino il suo carattere》mi disse, e dei brividi percorsero la mia schiena mentre guardavo quella scena ad occhi spalancati.
《Sta attenta a mia figlia, stalle accanto, prenditi cura di lei, perché sono sicura che lei non ti lascerebbe per nulla al mondo. Già una volta ha visto andare via la persona che amava, non deve succedere di nuovo.》
Strani dubbi si insinuarono nella mia testa.《Lei ha paura che le ferite di Jessica possano riaprirsi, vero?》
La donna si limitò ad annuire con la testa, tenendo lo sguardo basso.《Jess è al sicuro con me, sono pronta a giurarlo, signora Books》risposi tirando un sorriso e cercando di scacciare il nodo che mi si era creato nella gola.
Vidi Jessica scendere frettolosamente, mi salutò con un bacio sulla guancia e poi corse a stringere i suoi cari. Ricordo ancora la compassione che provai nel vedere lo sguardo di sua madre riempirsi di lacrime.
《Buona fortuna Jess!》urlò Rachel prima che la figura di sua sorella sparisse oltre la soglia della porta.
Caricate anche le sue valigie ci dirigemmo versi l'aeroporto accompagnate da mio padre.
Fui presa da fastidiose ansie; stavo per tornare in Italia, e questa volta, sarebbe stato tutto completamente diverso.
《Il volo diretto San Francisco-Roma partirá tra quaranta minuti》annunciò la signorina all'altoparlante.
《Ci siamo!》esclamai con la gola secca.
《Meglio che io adesso vada》disse mio padre con gli occhi lucidi.
Lo strinsi forte a me.
《Appena posso, faccio un biglietto e vengo a trovarti, papà. Abbi cura di Anissa.》
《E tu salutami Daniele, digli che tornerò in Italia apena decideranno la data del matrimonio》sciolse l'abbraccio.
《E fa la brava anche tu, non farti investire di nuovo!》ridacchiò salutando con un abbraccio anche Jess e poi andò via, lasciandoci li, da sole.
Dopo aver preso posto nell'aereo iniziai a tremare in preda all'agitazione, e Jess afferrandomi una mano se ne accorse.
《Non vedi l'ora di tornare a casa o hai paura di volare?》mi domandò accucciandosi tra le mie braccia.
《Non mi sembra ancora reale. Forse sono schizofrenica anch'io, e questa è tutta un allucinazione!》la mia voce tremava tanto quanto le mie mani.
Lei sorrise, riuscendo a mantenere la calma persino in quella situazione; quanto la invidiavo!
《Calmati, sono qui, e ti assicuro che sono in carne ed ossa.》
Ricambiai il suo sorriso.
《Ti ho mai detto che ti amo?》scherzai.
《Anch'io, piccola.》mi baciò teneramente una mano intrecciata tra le sue dita.

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