Bussarono alla porta.
Il tum-tum ripetuto e selvaggio non poteva di certo provenire dal suo petto, non quando il suo cuore era ancora in letargo, così come il resto del corpo.
Squillò il telefono. Un trillo fastidioso e in grado di perforare i timpani più sensibili. Per fortuna, quelli di Abel erano ancora ovattati dai suoni dei sogni.
Prese a squillare pure il suo cellulare, mentre il tum-tum contro la porta si faceva più selvaggio. Nella stanza si diffuse l'inconfondibile melodia di Nove settimane e mezzo.
Abel sbuffò. Si nascose sotto il cuscino, schiacciandolo contro le orecchie.
Che ore sono?
Comprese che il danno era fatto: era già sveglio. Inutile porsi domande sull'orario. Il suo sonno era stato spezzato. Lo Spezzatore di turno, però, avrebbe fatto meglio a chiedersi se fosse un orario umanamente decente per disturbare qualcuno. Altrimenti Abel era certo che nulla lo avrebbe potuto salvare dalla sua follia omicida.
Si alzò dal letto e a passo strascicato si diresse verso l'ingresso. Spalancò l'uscio e la corrente che il suo gesto favorì lo fece rabbrividire. Rammentò di essere andato a letto, la notte prima, soltanto con slip e la vecchia felpa a maniche corte di Saul.-Signor Schmitz...-
-È Schmidt- lo interruppe subito Abel, fissando l'energumeno davanti a sé con diffidenza.
Doveva essere Schmidt, perché se avesse scoperto che avevano interrotto il suo sonno per un errore rischiava seriamente di diventare violento.
-Schmidt, mi scusi, sì. Non ero certo della pronuncia. Non parlo ancora bene la lingua‐
-Benissimo, le do un dizionario di tedesco, se le serve, e se serve a me per farla sparire dalla mia vista-
-Lei è sempre così gentile?- a parlare fu un secondo uomo che si palesò al fianco del primo.
Un altro energumeno. Ma per Abel tutti gli uomini che lo superavano in altezza e stazza erano degli energumeni.
Il mondo era pieno di energumeni, ai suoi occhi.-Eh, ho questo, uhm... grande pregio per cui sono una persona diversamente gentile. Soprattutto quando mi si disturba mentre sto dormendo-
-Mi rincresce- disse l'Energumeno Numero Uno con poco rammarico.
Troppo poco rammarico. Era possibile che si stesse prendendo gioco di lui. Abel iniziò a elencare tutti i posti in cui teneva delle armi nascoste in casa.
Nessuno.Dannazione.
Avrebbe dovuto sfoderare gli artigli che non aveva. Troppa fatica. Decise che avrebbe iniziato ad architettare la sua vendetta soltanto dopo il quarto o quinto caffè della giornata. Stava sotto di cinque caffè, in quel momento. No, non era proprio il momento giusto per darsi ai piani diabolici.
-Ci manda il Commissario Krause- disse Energumeno Numero Due.
Abel si batté le guance con entrambe le mani. -Oh, mio Dio! Che sgarbato che sono stato. Siete dei raccomandati del Commissario Krause e io vi ho trattati così male! E per giunta non vi ho neppure permesso di entrare in casa. Qui sulla soglia, vi ho lasciati. Al freddo e al gelo!-
I due Energumeni aggrottarono la fronte. Insieme. Contemporaneamente.
Inquietante.
-Non si preoccupi- disse Energumeno Numero Uno. -Quindi lei conosce il Commissario Krause?-
-Non ho idea di chi sia- esclamò Abel con vocina soave e batté le palpebre.
I due uomini lo fissarono allibiti.
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ARABESQUE
HorrorAbel è un tipo particolare. Ironico, irriverente, dalla battuta sempre pronta - e più la battuta è pungente, meglio è. Abel, però, nasconde anche un grande segreto. Un segreto che, scoprirà presto, così segreto non è. E quando certi Energumeni...