QUARANTACINQUE

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I telegiornali non parlavano d'altro. Rimandavano la notizia di continuo, con i giornalisti che sembravano fare a gara a chi riusciva a fornire più dettagli possibili sulla vicenda.

E non si parlava affatto dell'Associazione Sanitaria per la Salvaguardia della Specie, del loro contributo nel risolvere il terribile caso di quel serial killer sovrannaturale che poi si era scoperto essere un poliziotto umano.

Nulla di tutto questo si era rivelato abbastanza allettante per il pubblico, infatti gli era stato dedicato un titoletto di coda – forse – solo il giorno successivo la chiusura del caso.

E no. Come avrebbe potuto suscitare interesse una cosa del genere, quando era iniziata una vera e propria caccia all'uomo?
Anzi.
Al licantropo.

Abel spense la TV e si morse un labbro.

-Che cosa stai pensando?- chiese Florian e lui gli rivolse un breve sguardo di sottecchi, rimettendo ordine tra le pile di quotidiani con cui il vampiro aveva riempito la superficie del tavolo.

-Perché ti interessa tanto questa storia?- domandò di rimando, sventolando un giornale, prima di impilarlo sopra tutti gli altri.

-A te non interessa? Non ti ha fatto nessun effetto sapere che Saul rapiva bambini per tramutarli in licantropi?-

-Esse, Elle. Iniziali puntate. I giornali non lo danno ancora per colpevole al cento percento. Chissà se parlano davvero di lui...-

-Parlano di lui. Lo sai benissimo. Tuo padre...- Abel rabbrividì. -... si è dovuto dare alla macchia. Anche se con la nuova Legge non lo possono accusare direttamente. Ma se le forze dell'ordine stanno tentando di mantenere un profilo basso, la gente è comunque furiosa e pronta al linciaggio-

-Infatti è latitante! Che spiacevole coincidenza...-

-Finché il caso non finirà in tribunale, tuo padre è innocente fino a prova contraria e quello è solo gossip-

-Gossip che l'ha costretto a scappare di nuovo, persino a mollare il Clan. A fuggire da solo per difenderci tutti... oh! Che uomo!-

-Sei ironico-

-Dici?- domandò atono e rifiutò ancora una volta di ricambiare il suo sguardo.

Si avvicinò al letto posto al centro della stanza e accarezzò con gentilezza la fronte di Reik, profondamente addormentato. Scivolò con lo sguardo sul suo petto coperto in buona parte da un lenzuolo, fino alla linea del braccio, poi un po' più giù, fermandosi a fissare la curva inequivocabile della mano di Florian stretta intorno a quella dell'altro, sotto il lenzuolo.

Il vampiro pareva averne fatto una questione personale, proprio come gli aveva promesso, e stava vegliando sul poliziotto in coma esattamente come avrebbe fatto Abel – se solo avesse avuto più fegato per trascorrere più tempo con lui in ospedale.

Abel detestava recarsi in ospedale. Lo rincuorava vedere Reik, ma poi anche vederlo attaccato ai strani macchinari che lo tenevano in vita, immobile, con gli occhi chiusi, con quel dannato sottofondo di bip dal ritmo lento che scaturiva dallo schermo al suo fianco, lo mandava fuori di testa.
In tre mesi si era recato in ospedale non più di cinque volte.

Si sentiva in colpa, vero, avrebbe voluto – anche quella volta – avere la possibilità di pigiare sul tasto di un telecomando e arrivare nel punto della sua vita in cui Reik non fosse stato già più un bell'addormentato. Dopotutto, era certo che, prima o poi, Reik si sarebbe risvegliato.
Non aveva la possibilità di compiere balzi nel tempo, però – e quella non era di certo una scusa dietro la quale potersi nascondere –, ma era altrettanto vero che era stato molto impegnato in altro.

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