TRENTANOVE

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Nella stanza si respirava un'aria strana.
Abel distolse lo sguardo da Florian e il vampiro sospirò mesto.

-Neanche la più piccola reazione?- domandò.

Abel aprì la bocca per ribattere, ma ebbe un sussulto e serrò di nuovo le labbra. Spostò gli occhi sul tavolo, su una parete, verso il corridoio che si intravedeva dall'ingresso della cucina, mentre dentro di sé percepiva crescere una strana inquietudine.
E l'aria si faceva sempre più densa e cupa.

-Ho esagerato. Forse avrei fatto meglio a tenere per me la verità. Credo di averti caricato di troppo sapere e...-

Abel scosse la testa. Sgranò gli occhi. Non riusciva a respirare.
Con la vista periferica gli parve di captare un movimento alla propria destra, ma non vide nulla di concreto. Il cuore gli balzò in gola e la pelle gli si coprì di brividi.

C'era qualcosa che non andava.
Qualcosa di strano.
Qualcosa che urlava pericolo e Florian pareva non essersi reso conto di nulla.
Assolutamente nulla.

-Non è questo...- balbettò e l'altro aggrottò la fronte.

-A cosa ti stai riferendo?-

Ebbe come l'impressione che qualcosa di impalpabile, ma, allo stesso tempo, di freddo e umido gli ricoprisse le braccia, le gambe e le spalle, superando l'ostacolo dei vestiti, andando a depositarsi direttamente sulla sua pelle. Tremò e tornò a fissare gli occhi sul viso del vampiro. Per un secondo si sentì spaesato nel leggere la sua espressione furiosa, ma poi scrollò la testa e gli fu chiaro il motivo per cui Florian era evidentemente tanto arrabbiato.

-Mi dispiace- disse. -Te l'ho già detto: non posso ricambiare i tuoi sentimenti-

-Non puoi o non vuoi?-

-Non ha molta importanza...-

-Sì che ne ha-

Abel rabbrividì ancora e si guardò attorno, provando la spiacevole sensazione di essere osservato da occhi indiscreti – ma continuavano a essere soli e continuava a essere una cosa dannatamente inquietante. -No. Siamo connessi... non ho capito bene come e perché, ma okay-

-Io mi nutro di te, delle tue emozioni, come una lamia farebbe leva su quelle di un uomo per sedurlo-

-Continuo a non capire come io sia riuscito a legarti a me- ribatté e prima che l'altro aprisse di nuovo bocca lo pervenne, alzando un po' la voce per sovrastarlo. -Ma ha poca importanza. Io amo Hauke. È una cosa risaputa pure dai muri, ormai, pure da mia sorella che un giorno finirà per diventare sua moglie. Ed è già abbastanza imbarazzante e grottesco così-

-Dovresti rassegnarti...-

-Certo!- lo interruppe urlando. -Perché l'amore è uno stupido programma da mettere a tacere pigiando il tasto di spegnimento del telecomando, vero?!-

-Non ho detto questo...-

-Che ne sai tu, poi, che, sicuramente!, ti sei fissato con me perché Magda è fissata con me!-

-Quello che mi unisce a te, adesso, è una cosa che neppure la mia regina può spezzare, è un legame reale...-

-A me sembra l'ennesima cosa dove tu rispondi come un bravo cagnolino al volere del padrone-

-Sei tu il mio padrone- sibilò Florian e il suo sguardo si fece improvvisamente cupo.

-Non era mia intenzione legarti così a me, non so neanche come ho fatto- disse con un filo di voce e deglutì sonoramente, mentre l'espressione dell'altro pareva sgretolarsi e farsi più dolce. -E, per essere sinceri fino in fondo, se potessi scegliere, se l'amore fosse una scelta per davvero...-

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