Questa sera è quella giusta. Dopo mesi di messaggi notturni, di foto e di attesa, quella che sembra essere infinita, Silvia verrà a cena. Arriverà alle nove, perché lei ama cenare tardi. Arriverà con un piccolo zaino, me lo sento, con il cambio per domani nel caso decidesse di fermarsi a dormire. Arriverà e finalmente sarà mia, perché ho sognato ogni centimetro del suo corpo e devo averlo, ad ogni costo. Ho aperto una bottiglia di Tignanello 2018, della mia cantina preferita, Marchesi Antinori, un vino spettacolare che sono sicuro saprà condurmi fino al piacere più estremo, fino al tormento dell’estasi. Una “chianina” alta due centimetri aspetta solo di essere cotta cinque minuti per lato. È tutto pronto! Corro a farmi una doccia, ma prima di spogliarmi inalo il profumo intenso del Rosso Toscano. Ne sento già l’effetto, la testa ha un attimo di vuoto, leggerezza mi scorre ora nelle vene. Butto tutti gli abiti a lavare e mi infilo nella doccia nuova, doppia, pronta ad accogliere quella che sono certo sarà la notte più infuocata di sempre. Penso a Silvia, a come sia entrata nella mia vita, così per caso. Ricordo l’attimo esatto in cui la notai, nel bar d’angolo sotto il mio ufficio. Mentre io prendevo un caffè con un collega, lei leggeva sorseggiando un tè. Ricordo ancora che mi sorprese per il libro che aveva tra le mani “Gli eroi bevono vino” un libro che io stesso lessi qualche mese prima, ma del tutto sconosciuto ai più. Ci feci caso e mi rimase impressa. Occhi da cerbiatto, folti capelli corvini, esile con una prorompente scollatura… ‘Wow!” pensai. A questo ricordo, il mio corpo ha un sussulto. La reazione è evidente e ne sono fiero. Non vedo l’ora che anche lei possa goderne, che possa esserne vittima e carnefice. Esco dalla doccia, mentre mi asciugo il profumo del vino torna a me, sembra un dito leggero che mi picchietta sulla spalla “sono qui” mi dice e nuovamente torno al bar sotto l’ufficio. Qualche giorno dopo, stessa ora, lei è ancora là. Libro tra le mani e fascino irresistibile. È misteriosa e io ho sempre amato i misteri. Per un attimo sento il suo sguardo su di me, ma la scruto mentre legge, sembra così assorta. Devo tornare in ufficio, sono il direttore generale di una grande banca qui in città non posso mancare un appuntamento, “domani tornerò” mi dissi, e così feci. Sono finalmente asciutto, una spruzzata di One Million e via! Boxer neri Armani fasciano i miei glutei scolpiti. Il legame tra me e questo vino sta diventando morboso, sembra quasi che quel dito si sia tramutato in uncino, pronto a tirami verso di lui. Non riesco a resistere, ne verso un goccio nel calice. Lo afferro elegantemente, lo faccio roteare con classe e riesco a sentire tutta la fragranza dei tannini. Mi penetra dentro ed eccomi al bar, seduto al tavolo dietro il suo. Ma questa volta non taccio, questa volta attacco. Le faccio portare una tazza di tè al bergamotto e un piccolo bacio di dama e mi sposto accanto a lei. I suoi occhi sembrano sapere chi sono, mi sento spogliato di ogni sicurezza. Dentro quello sguardo io sono perso e lei lo sa. Ci presentiamo e parliamo di un milione di cose, lei guida, lei attacca, sono suo. Appoggio il calice sul tavolo. La testa è sempre più leggera. Apparecchio la tavola, metto anche le candele e una rosa bianca sul suo piatto. Sono quasi le nove, tutto è pronto. La piastra è calda al punto giusto io indosso jeans attillati e una maglia aderente e il vino.. quel vino ha invaso ogni cosa qui dentro. Duecento metri di casa che sanno solo di Tignanello. Aspetto sul divano di pelle nero, freddo ma morbido. Aspetto Silvia. Finalmente potrò toccarla e farla mia. Ci siamo scambiati parole d’amore, ci siamo divertiti a giocare coi nostri corpi solitari, ci siamo conosciuti, anche se ci si può davvero conoscere in così pochi mesi? “DIN DON” mi alzo e corro ad aprire. È magnifica! Una gonna nera a fiori rossi e una camicetta di seta, bottoni slacciati fino ai seni, un filo di trucco. Non vedo lo zaino! Non faccio in tempo a farmi cogliere dalla tristezza, la sua lingua è già nella mia bocca. Ci premiamo l’uno contro l’altra, arriviamo al divano incollati, i nostri corpi rigidi. D’un tratto si blocca, quasi rapita. “dov’è il rosso” mi dice. Mi alzo e porto due calici, un brindisi, uno sguardo e un assaggio. Entriamo in paradiso, o forse più all’inferno. Siamo fuoco, siamo calore, siamo lussuria. Tra mani, lingue e corpi intrecciati, le nostre gole si assaporano guidate da quello stesso vino il cui nome deriva dal Dio Etrusco Tinia del quale sento tutta la potenza. Non sono più mortale, sono una divinità tra le sue braccia e all’apice del piacere, esplodo come un tuono. Ora le accarezzo la pelle, passando un dito dalla schiena fino all’inguine, ne sento il vibrare e l’odore. Non parlo, la ammiro. Silvia si alza, nuda. Adoro le sue forme così perfettamente delineate, sono mie adesso. Va verso il divano e tira fuori dalla borsetta un minuscolo tanga e uno spazzolino da viaggio. Si gira “mi presti un pigiama, Amore”? Ho gli occhi lucidi, mi alzo, la stringo forte e la bacio così profondamente da soffocare. Non ceniamo, nessuna voglia di altra carne se non le nostre, beviamo e ci amiamo, così, ininterrottamente fino alla mattina seguente.