CAPITOLO 7

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Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.
( Italo Calvino )


Osservo i colori per un'ultima volta, mi assicuro di aver dato le giuste proporzioni, i giusti contrasti, le giuste espressioni. Voglio essere sicura che venga colto il messaggio che voglio lanciare.
Osservo le linee, i colori, gli spazi, e prego che sia sufficiente.
Faccio un respiro profondo e depongo il pennello sul tavolino al mio fianco. É fatta. Non posso più modificare nulla, non posso più fare niente anche se ne avessi effettivamente motivo.
Mi guardo attorno, sono trascorse circa quattro ore e resta ancora qualche minuto prima della fine del concorso. Ho dipinto quattro ore. Quattro ore e non avrei mai voluto smettere di farlo, non smetterei mai di aggiungere dettagli e perfezionare i miei capolavori.
Il compito era di ritrarre la libertà ed ammetto che in un primo momento ero spiazzata. Può apparentemente sembrare semplice, ed è proprio questo il problema. La libertà è tutt'altro che semplice. É un concetto estremamente ampio e complesso che nessuno può davvero dire cos è in modo oggettivo, se non dal proprio modestissimo punto di vista. Ma questo non è detto che venga condiviso.
C'è chi si crede libero perché non ha una relazione, ma è inconsapevolmente intrappolato nella visione pessimistica dei rapporti amorosi.
C'è chi si ritiene libero perché in grado di scegliere per sé, e poi è costantemente condizionato dalle opinioni degli altri e, di fatto, non libero.
C'è chi crede di essere libero dalla solitudine perché ha una relazione forte, solida... ma poi è intrappolato a qualcuno che lo estranea dal resto del mondo. Decidendo per lei. Vivendo per lei.
Quindi, chi e cosa determina davvero la libertà?
Come sempre la mia testa stava per fottermi ed ho pensato... perché non renderla al centro di tutto? É per questo motivo che ho dipinto la mia testa. O meglio, ho dipinto dal naso in sù, lasciando gli occhi privi di pupille e lasciandomi senza alcuna espressione. Ho dipinto il restante della testa senza effettivamente la testa. É aperta, quasi come in un'esplosione. Fuori e dentro ci sono le parole che mi tormentano da sempre. Gli oggetti che mi infastidiscono. Le mie paure ridimensionate in alcuni oggetti. Gli errori del passato in forma di ricordi. La mia ansia in forma di tutto.
Non so quanto possa essere effettivamente comprensibile ma sono fiera del mio dipinto, comunque vada.

Osservo la giuria dalla quale dipende il mio piccolo futuro,  composta da tre donne e due uomini - più il presidente - e imploro che almeno due di loro si innamorino della mia idea. Le due donne sulla destra, entrambe sulla cinquantina, vestite con tutti i colori che questo mondo può contenere, sembrano essere tranquille. Meno lo sembra quella seduta alla sinistra, dai capelli bianchi corti e più alta di Ethan. Mentre i tre uomini non riesco ad inquadrarli, soprattutto il presidente dagli stessi occhi di Ethan. Lo so perché mi è passato accanto più volte e più volte ho avuto l'impressione di guardare nei suoi occhi.

Strofino le mani sulle ginocchia e mi guardo attorno. Zoe, Peach e Jenny sono qui sedute dall'inizio, credo. Non mi sono mai voltata da quando hanno fatto partire il cronometro.
Picchietto nervosamente la gamba sul pavimento rigorosamente bianco. Ho bene a mente le parole di ieri sera che Ethan mi ha sussurrato all'orecchio. Nei momenti in cui mi sono sentita più insicura, in queste quattro ore, ne ho fatto tesoro. Pensare a lui e alle sue parole mi ha fatto sentire calma e al sicuro. Quasi in automatico mi volto per vedere se è lì dietro, da qualche parte, e ce l'ho con me stessa quando provo disappunto nel constatare che non è qui. Non avrebbe oggettivamente motivo per esserci. Non siamo dei veri amici, né altro, perché dovrebbe sostenermi in un giorno così importante?


Mi ricompongo subito quando vedo il presidente del concorso alzarsi in piedi e spegnere il cronometro.
É fatta.
Tiro un sospiro. Forse di sollievo, forse di paura, ma sospiro.

«Perfetto ragazzi. Deponete i pennelli e prendetevi un attimo per riposarvi. Tra qualche minuto ci illustrerete i vostri capolavori e poi ci saranno sessanta minuti per stilare una classifica.» La voce tranquilla del presidente del concorso quasi mi mette a mio agio e allevia la tensione sentita in queste ore.

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