CAPITOLO 12

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"C'è sempre qualcosa d'assente che mi tormenta."

( Camille Claudel )


Non posso crederci. Ho il cuore a tremila per l'emozione.
Noah ha preso alla lettera il concetto di sorpresa perché non avrei mai e poi mai immaginato una cosa simile.
Ha scelto di portarmi ad un concerto dei The 1975 ed io sto cantando a squarcia gola le loro canzoni a pochi passi dal palco.
Non ci troviamo in una di quelle piazze enormi con migliaia e migliaia di persone, ma in uno di quei locali piccoli e che ti permettono di godere al massimo di tutta quest'esperienza. É tutto così intimo e potente che mi viene da piangere.

«I don't want your body
But I hate to think about you with somebody else

Non voglio il tuo corpo
Ma odio pensare a te con qualcun altro. »

Urlo a squarcia gola tenendo stretta la mano di Noah e pensando al corpo di qualcun altro. Di tanto in tanto mi volto e un mucchio di farfalle allo stomaco iniziano a svolazzare quando vedo dipinto il suo sorriso stupito e perfetto.
Che cosa ho fatto di così buono per meritarmi un Noah nella mia vita?

«Grazie per avermi portata qui!» Urlo per l'ennesima volta da quando siamo arrivati, circa quaranta minuti fa. Noah si posiziona dietro il mio corpo che inizia a cingere da dietro, depositando piccoli e impercettibili baci su collo. Lo riesco a sentire sorridere sulla mia pelle sudata. Il maglione non è stata una buona scelta, in questo caso.
Il suo corpo a contatto con il mio continua ad elettrizzarmi come la prima volta, ma la mia vocina interiore non riesce a fare a meno di farmi notare che si tratta di un'elettricità differente da quella che si crea con Ethan.


Strizzo gli occhi infastidita quando, ancora una volta, finisco per pensare a quella testa di cazzo.
Non sono mai stata una persona particolarmente interessata alla vita sentimentale, di tanto in tanto ho frequentato qualche bel palestrato ma niente che andasse oltre i due giorni di tolleranza. Ethan e Noah sono i primi due ragazzi che tollero per un periodo di tempo prolungato e sapete perché lo odio, Ethan? Perché nemmeno dovrei considerarlo in questo discorso.
Mi fa rabbia ammettere che, oltre a cantare a squarciagola e a strusciarmi su di Noah, come da brava provocatrice, ho passato la serata a strizzare gli occhi per cancellare il viso dispettoso di Ethan che di tanto in tanto compariva tra i miei pensieri.

Le mani di Noah attorno al mio corpo mi hanno ricordato quelle di Ethan che ieri mi stringevano al suo. Il sussurrare di Noah alle orecchie è stato quasi fastidioso se paragonato a quello di Ethan. I The 1975 mi hanno ricordato Ethan perché è una delle tappe fisse nella mia playlist. "Somebody else" mi ha ricordato Ethan perché non voglio il suo corpo, non voglio il suo amore, non voglio assolutamente nulla da lui... ma odio immaginarlo con qualcun altro. Lo odio profondamente e lo capisco perché ogniqualvolta ricordo il suo cellulare illuminarsi per dei messaggi non inviati da me, una strana fitta allo stomaco mi fa maledire il giorno in cui l'ho conosciuto.

Il concerto sembra durare troppo poco per me groupie follemente innamorata e dedita a Matty Healy. Lascio a malincuore il locale, ma felice per aver vissuto una delle esperienze più belle della mia vita. Sono pochi i concerti che negli anni mi sono concessa a causa della mia ansia e della paura incontrollata che le troppe persone mi procurano. Eppure oggi ho vissuto quest'esperienza senza neanche un singolo formicolio alla mano. Come una normale, semplice e tranquilla ragazza.

Noah ed io siamo esausti dal concerto e anziché correre via come tutti gli altri, finiamo per passeggiare lentamente verso il parcheggio. Le strade sono quasi deserte, il tempo minaccia una forte tempesta e le temperature sono scese vertiginosamente. Eppure camminare tra le foglie e lasciarmi solleticare il viso dal vento gelido a me emoziona quasi quanto Matty Healy.

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