CAPITOLO 17

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Non c'è medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità.

( Gabriel García Márquez )



Non ho mai fumato ma in questo momento sento che una sigaretta sarebbe la scelta giusta per scaricare la tensione. Ieri notte ho provato a dipingere per schiarirmi le idee ma il fatto che venerdì Ethan volesse essere lì, lì ma non con me mi uccideva. Mi uccide, a dire il vero.

Ieri mattina Zoe era silenziosa, io mi sono limitata a dirle che alla mia vita sentimentale ci penso da sola. Ha annuito ma non sono sicura che abbia capito.

Per quanto riguarda il "problema" Jenny, beh non è risolto. D'altronde sono passate poco più di 24 ore quindi direi che sono ancora in tempo a salvare i miei rapporti umani.
Il primo è certo: Ethan. Ma non prima di aver superato la seconda fase del concorso. 

Ed ecco che ritorno alla sigaretta. Ce ne vorrebbe una. Non so neanche quale sia la sensazione di quel catrame che ti entra nel corpo e danneggia ogni tuo organo vitale, ma nei film sembrano tutti trovarne beneficio e anche molte persone che conosco sembrano trovare nella sigaretta una valvola di sfogo. Di solito per me lo è la pittura. É per questo motivo che quando ieri notte ho provato a dipingere senza riuscirci mi ha fatto male. Avrei avuto bisogno di una sigaretta.

Il solo fatto che la seconda fase del concorso fosse di domenica mi metteva agitazione, perché per una persona manica dell'ordine e del controllo come me significa uscire fuori dalla propria zona di confort, fuori dalla propria routine. Ma bloccarmi con il pennello a mezz'aria mi ha totalmente devastata.

Eppure in questo momento la sigaretta non vorrei fumarla per questo motivo ma, al contrario, per quello che le mie mani hanno creato.

Oggi l'obiettivo della gara è dipingere il "lasciarsi andare". Stavolta le quattro ore le ho utilizzate tutte ed erano fin troppo poche per quello che il mio cuore aveva intenzione di dipingere. Non c'è stato un solo attimo di esitazione, le mie mani sono partite a raffica. Dipingevo ma non avevo il controllo delle dita, la mia testa era un'esplosione di idee e colori. Ho dipinto un prato enorme con colori chiari e tenui. L'immagine appare fredda ma poi ci si sofferma sul dettaglio più grande, un uomo solo che piange. Volontariamente non ho dipinto le pupille, tantomeno l'espressione delle labbra. Soltanto delle lacrime che, dalla gote, scendono giù fino a riempire un lago enorme. Sono così fiera di questo dipinto che anche se non superassi la prova, mi riterrei comunque soddisfatta di me stessa. 

Amo i colori, amo il significato del lasciarsi andare che ho scelto. Amo tutto. Lo amo così tanto che stasera proverò a rifarlo a casa. 

Come la volta scorsa, terminato il tempo a disposizione ci fanno accomodare fuori. Zoe e Peach sono qui a sostenermi e ho desiderato tutta la notte di ritrovarmi oggi anche Ethan, ma sapevo che era tempo sprecato. Ethan è stufo dei miei cambi idea e come dargli torto. Ma non mi importa, troverò il modo per farmi perdonare. É il mio obiettivo del giorno.

Ethan mi ha cambiato così tanto che, per la prima volta, non mi importa di eccellere in una cosa ma unicamente di star bene con me stessa. E star bene, oggi, significa ritornare da Ethan. Ciò non toglie nulla alla pittura e all'amore che provo per lei, ma per la prima volta non è questa la mia priorità. O meglio, la mia priorità non è oggi essere perfetta.

«É un capolavoro!» Peach è su di giri e a dire il vero lo sono anch'io.

«Sono davvero soddisfatta di questo dipinto!» mi esce un urletto stridulo come una bambina felice per il nuovo gioco.

«Wow, indipendente emotivamente e ora anche soddisfatta di ciò che fai. Questo secondo anno di college ti sta davvero cambiando.» Non capisco subito il tono con cui Zoe mi parla, non sono certa che sia seria ma lascio perdere e sorrido per chiudere la questione. Non mi farò rovinare il buon umore da lei. 

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