CAPITOLO 8

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"Chissà perché quelli che hanno il cuore buono davvero si sforzano sempre di non farlo sapere agli altri."
( Gianni Rodari )


Inspiro l'aria fresca e tiro su la zip della felpa, devo accettare l'idea che ormai sta arrivando l'autunno.

Cammino accompagnata dal suono dello scricchiolio delle foglie sotto i piedi e del vento che mi solletica il viso.
Non ci siamo scritti, Ethan ed io, ma il sole è ancora alto e credo che la nostra regola non scritta è comunque valida, e quindi è qui all'aperto che dovremmo incontrarci.

Ammetto di essere in imbarazzo, un po' per essergli saltata addosso due giorni fa, un po' perché Zoe ieri è stata inopportuna. Spesso stare in sua compagnia mi rende come lei. Non fraintendetemi neanche questa volta, non intendo dire che lei provi a manipolarmi, né che io non abbia una mia testa per ragionare, ma spesso mi porta a vedere le cose dalla sua prospettiva e mi odio al pensiero di essere stata meschina con Ethan. Potrà non essere la persona più simpatica dell'universo, potrà avermi ridicolizzata lo scorso anno, potrà non essere alla moda o famoso come Noah, ma avrei potuto evitare di trattarlo male diverse volte. Ethan però è sempre più bravo di me. Non mi ha mai fatto pesare le frasi fuori luogo di Zoe... o le mie. Spesso mi chiedo se anche io, come Zoe, sparo cattiverie senza alcun motivo.

«Un penny per i tuoi pensieri.»

«Sei vecchio anche quando fai una battuta, incredibile!» Mi volto e sorrido quando incontro quello sincero di Ethan. Indossa una felpa nera senza zip, una di quelle con il cappellino dietro, coordinata con i pantaloni sportivi. Se ne sta con le mani in tasca e mi osserva. Forse anche lui è in imbarazzo, o forse ha già dimenticato entrambe le cose e la mia testa si fa del male per nulla.

«Congratulazioni per ieri, il tuo dipinto era magnifico.» Sorrido, probabilmente arrossisco e, senza che il mio cervello dia il consenso ai miei piedi, mi muovo verso la sua direzione.

«Grazie, Ethan» Mi avvicino ancora di più, tanto da essergli a un soffio dal viso. «Grazie soprattutto per sabato notte, ero... io ero...»

«Non c'è nessun bisogno di ringraziarmi» mi interrompe afferrandomi la mano destra «né di darmi alcuna spiegazione. Te l'ho già detto, per qualsiasi cosa io ci sono.»

Quei maledetti occhi azzurri, il sorriso sincero e la stretta rassicurante alla mano, sono come delle lame nel mio cuore già troppo fragile. Soprattutto quando ricordo come l'ho trattato ieri sera.
Continuo a fissarlo, poi a guardarmi intorno. Un senso di agitazione inizia a far di nuovo capolino, così come il formicolio alla mano.

Forse Ethan lo nota, o forse no, ma afferra anche le dita della mano sinistra, quelle che muovo nervosamente, e sorride.

«Perché oggi non saltiamo le ripetizioni e ci godiamo la tua vittoria? Ormai sei diventata brava, puoi concederti un giorno di pausa.»

Mi guardo attorno nervosa. É vero che Ethan mi ha aiutata, ma Ethan è Ethan ed io sono io. Ho davvero voglia di farmi vedere in giro con lui? Mi muovo incerta sul posto lasciando goffamente le dita di Ethan che, inconsapevolmente, stavo ancora stringendo.

In realtà, fino a qualche minuto fa mi sentivo estremamente in colpa per come Zoe lo aveva trattato ma soprattutto... mi rendo conto che mi va di trascorrere del tempo assieme. E forse, tutto sommato, un pomeriggio di svago non è poi così una cattiva idea. Infondo dovrò pur sdebitarmi per l'altra sera, no?

«D'accordo. Cosa facciamo?» sparo a raffica tutto d'un colpo.

Ethan sgrana gli occhi, quasi incredulo, quasi come se non ci sperasse.

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