CAPITOLO 9

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C'è sempre qualcosa d'assente che mi tormenta.
(Camille Claudel)


«Quindi avete solo parlato? Fatico a credere che qualcuno come Ethan abbia qualcosa di interessante da dire.» Zoe è alla trentesima domanda su Ethan e su quello che è successo ieri pomeriggio. Domande a cui non so rispondere, motivo per cui non ho detto tutto. Non ho raccontato di noi sdraiati sul prato, né di quel momento di debolezza che mi ha quasi spinto a baciarlo. E per quanto Ethan spesso mi infastidisca, Zoe riesce a volte ad essere anche più fastidiosa di lui quando ci si mette.

«Sei pesante, Zoe. Davvero, smettila.» Jenny mi rincuora, non so per cosa ma lo fa. Sono stesa sul suo petto, come ieri lo ero su quello di Ethan. Solo che Jenny non ha il suo profumo, il mio letto non è quel prato profumato e sul soffitto non ci sono stelle. E odio pensare che ieri, sul petto insulso di Ethan, ci stavo fin troppo bene. Adesso no.

Non ne ho mai capito il motivo, ma ci sono momenti in cui sono davvero triste, demotivata. Malinconica. Senza alcun motivo. O meglio, l'avrei compreso meglio se avessi frequentato qualche psicologo per più di tre o quattro sedute. Fatto sta che ho periodi in cui la mia ansia mi divora da dentro e annienta ogni mia voglia di vivere. Ma Zoe non sempre sembra capirlo. Jenny sì. Senza che io le abbia raccontato assolutamente nulla, lei l'ha capito. E' stata tutto il pomeriggio a consolarmi per un malessere che non ho espresso e che non so da dove derivi. Mi è successo già altre volte, in passato, ma mai così spesso. Non così tanto da non saperlo mascherare. O forse sono ancora tanto brava, perché Zoe ignora completamente il fatto che non mi vada di parlare.

Gioco con i capelli pensando a qualche ora fa. Ethan è venuto da me, qui, nel mio soggiorno. Abbiamo studiato, e anche tanto. Ho scelto le solite canzoni, ho fatto le solite battute. Lui ha riso, ma non ha accennato nulla riguardo ieri e adesso sono così confusa che mi scoppia la testa. Ho immaginato quelle vibrazioni? Ho immaginato quelle farfalle nello stomaco e la voglia che Ethan aveva di me? E se non l'ho fatto, se è tutto vero, allora perché finge che non ci sia stato nulla?

«Carissima Jennifer, il giorno in cui vorrò sapere il tuo parere su come mi percepisci lo capirai, perché te lo chiederò. Ma non è oggi quel giorno.»

«Scusami? Tu sei fuori.»

«Sì, ti scuso. Sei ancora nuova qui, non conosci ancora le regole.»

«Esci dal film in cui credi di vivere, Zoe. Nella realtà sei soltanto una ragazzina egocentrica ma ti scuso, perché non sai ancora ciò che fai.» Jenny lo dice col sorriso stampato sul volto, ma è chiaro che pensa ciò che dice.

Mi dispiace per i loro continui diverbi ma ci sono volte, come questa, nelle quali Zoe supera davvero i limiti, anche per me che spesso non li vedo.

Zoe evita lo sguardo di Jenny, semplicemente esce dalla stanza lasciandoci sole.

«Mi dispiace dover sempre discutere con lei.» Jenny mi carezza i capelli con gentilezza, una gentilezza che la contraddistingue da sempre. Mi stringo forte al suo corpo come fosse un ancóra e inizio a credere che per sentirmi meglio ho il disperato bisogno di qualcuno che mi sorregga costantemente. Mi sento patetica se poi fisso la frase tatuata sul braccio sinistro. "Non ho paura di continuare a vivere. Non ho paura di camminare in questo mondo da sola". La consapevolezza di questo pensiero mi rende insicura, infastidita.

Penso di volermi alzare, ridere e scherzare, ma la mia mente mi tiene incatenata a questo letto e alle sue braccia.

«Che ne dici se andiamo a prendere un gelato? Da sole, senza Zoe.» Ridacchia ma so che lo pensa davvero. Peach è impegnata con il club del libro, Zoe non gradisce la presenza di Jenny, Jenny non gradisce quella di Zoe ma quantomeno finge di farlo.

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