CAPITOLO 20

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"E sono ancora qui, che cammino e vado avanti, che spero, raccolgo pezzi e vado avanti"( Mauro Lagi )



É possibile eliminare i suoni dalla testa?
É possibile rimuovere la voce di qualcuno dai tuoi ricordi e lasciarla al passato nel momento in cui desideri farlo?
É da tre giorni che me lo chiedo.

Tre giorni in cui mi giro e rigiro nel letto. Tre giorni in cui non ho pianto, né urlato. Tre giorni in cui Ethan mi ha cercato. Nemmeno i miei ricordi riescono ad essere lucidi.
É tutto un ricordare, impazzire, desiderare di dimenticare.

Per le prime 24 ore avevo lasciato il cellulare spento perché il pensiero di ricevere una sua chiamata mi rendeva nervosa, ma su consiglio di Peach l'ho riacceso per rassicurare i miei genitori, per mentire e dire che era tutto ok. Accenderlo e vedere il nome di Ethan ha fatto male quasi quanto ad andar via da casa sua. Non voglio che mi cerchi, non voglio che si scusi né che si penti. Vorrei soltanto che scomparisse dalla mia vita.

Non ho aperto i suoi messaggi, né ascoltato la segreteria. Ho rifiutato le successive chiamate e evitato di aprire i social. Ho desiderato essere invisibile. Per la rabbia, l'imbarazzo, la rabbia, il dolore, la rabbia...

Peach si è limitata a tenermi tra le sue braccia e ad annuire alle parole di Zoe. Zoe, ha portato avanti un monologo lungo tre giorni sui motivi per cui non avrei dovuto scegliere Ethan e  per i quali lei aveva ragione fin da subito, anche nei confronti di Jenny. Gli unici momenti di interruzione sono state le imprecazioni, ma forse queste ne facevano parte, e quando Ethan ieri sera ha bussato alla nostra porta.
Mi ha sorpresa, perché mi sarei aspettata un secondo monologo su quanto lui facesse schifo ma si è limitata a poche parole, indistinte dalla mia camera. L'ho sentito urlare il mio nome, subito dopo chiudersi con uno schianto la porta.

Non volevo sapere cosa avesse da dire, non voglio sapere cos'ha da dire.
Vorrei soltanto sparire.

Jenny è stata qui nei rari momenti in cui Zoe le concedeva di far parte di questo momento. Era visibilmente in imbarazzo in sua presenza, ma è stata al mio fianco. Ha parlato quando lo riteneva giusto, ha sorriso nei momenti opportuni. L'ho beccata spesso a fissarmi, con gli occhi diritti nei miei, altre di sfuggita. Ho provato a penetrare nella sua mente, a capire cosa pensasse, ma... non ci ho visto nulla. Era vuota. Sola, indifesa, stretta in un angolo a tenermi compagnia. L'ho guardata e mi sono chiesta se è questa l'immagina di una persona distrutta e se sono io ad aver distrutto lei. Mi sono chiesta se è così che appaio anch'io: vuota, distrutta, indifesa.

Questo pensiero mi ha perseguitato per giorni, insieme a tutti gli altri. Insieme alla maledetta sensazione di inadeguatezza.

«Non puoi continuare a stare chiusa in casa. Devi reagire, Sky.» Peach è in piedi davanti al divano, pronta per la prossima lezione. Stamattina a turno sono passate a controllarmi, come se io potessi essere un pericolo per me stessa o non potessi essere sufficientemente in grado di badare alla mia salute.

«Sto bene qui dove sono» mugugno.

Oggi c'è stato un cambiamento: sono passata dal letto al divano. Un grande passo.

Peach guarda l'orologio al polso e fa un espressione seccata, deve andare via. 

«D'accordo, però rispondi almeno a Zoe.»

Annuisco pur essendo consapevole che non lo farò. 

É sulla porta di ingresso quando si volta a metà «Sky», mi chiama.

«Mh»

«Per quel che vale, non penso tu abbia sbagliato a provarci con Ethan. Né a fidarti di Jenny. Amare e donarsi alle persone non è mai sbagliato... anche quando queste ti fanno del male.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 11, 2023 ⏰

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