Battaglia tra Bene - Male

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Mi ritrovo in questa dannata selva, ancora! Cosa ci faccio qui? Adesso è tutto buio, la foresta si restringe ad ogni mio passo, inizio a correre cercando di raggiungere la luce che si trova davanti, ma gli ostacoli sono tanti. E ovunque. Corro, corro, sento i rami che si conficcano quasi nella mia pelle ma riesco a scansarli, continuo fino a quando non inciampo in qualcosa, anzi mi correggo era una buca e cado. Fortunatamente non mi faccio male, ma sono sporca di terra. Sono sdraiata a terra, cerco di rialzarmi, ma l'aria è così pesante, mi sento come se avessi un groppo in gola e volessi piangere. Mi metto in piedi e cammino è buio come sempre. Ma mi fermo quando vedo ai lati qualcosa che luccica mi giro e trovo un diamante, incastonato all'interno di una pietra, mi abbasso per prenderla, è difficile da togliere, provo a toglierla con un pò più di forza e si toglie, sento un rumore brusco provenire alle mie spalle, mi volto immediatamente e stringo la gemma al mio petto. Perchè lo presa? Per quale motivo questa gemma ha suscitato il mio interesse. Non potevo farmi gli affaracci miei? Un grande sasso si è spostato, esce una tavoletta, tipo come la tavoletta che Gesù ha dato a Mosè, mi avvicino per prenderla e leggere quello che c'è scritto, le parole sono incomprensibili, è difficile capirle, ma sembra che io sò cosa c'è scritto. Che cosa? Riesco a capire cosa c'è scritto?
«Le persone sono stupide: date loro una motivazione appropriata e quasi tutti crederanno a quasi tutto ciò che direte loro. Proprio perché le persone sono stupide, esse crederanno ad una menzogna perché lo vogliono, o perché hanno paura che possa essere vera. La testa delle persone è piena di fatti, notizie e credenze che nella maggior parte dei casi sono false, tuttavia continuano a crederci. Le persone sono stupide: raramente riescono a distinguere tra il vero ed il falso, tuttavia hanno tanta fiducia in loro stessi che credono di poterlo fare sempre, ecco perché è così facile ingannarle.»

«Joanna! Joanna! Svegliati dai!» mia madre che mi chiama mentre apre le finestre.
«Dai mamma, ancora un pò!» dico, coprendomi con le coperte, ma il sole che splende riesce anche ad attraversare il velluto delle lenzuola.
«Signorinella hai deciso tu di andare a scuola, e adesso ti tocca stare in piedi e vestirti» mi dice
Mi prende la carrozzella e la posiziona di fronte al letto.
«Vorresti alzarmi tu? E prendermi in braccio?» dico scherzando
Lei scuote la testa «Con tutto il bene che ti voglio, ma sei pesante da tirare su, infatti chiamerò tuo padre» dice urla il nome di papà sulle scale. Io cerco di alzarmi dal letto e di posizionarmi meglio, mi tolgo le coperte da dosso, e sposto le mie gambe cerco di mantenermi sul comodino e almeno riuscendo a sedermi, mia mamma vede quello che faccio si posiziona davanti e mi fa risedere sul letto. «Aspetta tuo padre!» mi urla e mi punta con l'indice
«Dai mamma! Io ce la faccio» dico sbuffando
«Eccomi! Dov'è il pacco?» scherza mio padre, mia madre gli sorride
«Ah-ah-ah non lo trovo divertente» dico sbuffando
«Stamattina siamo acide» dice mio padre posizionandosi davanti a me è prendendomi per i fianchi
«Infatti caro, stamattina sembra un palloncino non fa altro che sbuffare. Povero quel Richard che le deve stare dietro» dice mia madre
Mio padre mi prende in braccio con molta facilità, visto che sono magra come uno stecchino, e mi sistema sulla sedia.
«Ecco fatto» dice mio padre, mi dà un bacio sulla fronte «Papà va a lavoro, ci vediamo stasera» dice poi mi fissa negli occhi mentre io mi guardo intorno «Sei sempre la più bella, anche in queste condizioni» mi dice e mi ridà un altro bacio, io gli sorrido «Grazie papà» dico ridacchiando e lui scende. Mia madre mi guarda e sorride. «Adesso signorina, andiamo a lavarci» dice battendo le mani, io alzo gli occhi al cielo. Lei mi prende per la carrozzella e mi trascina in bagno. Cerca di sistemarmi. Mi lava sta attenta a tutto fino a quando dalla sua maglia esce fuori una collana, che ho già visto. Oddio! La gemma! Quella del sogno. Mi asciuga in fretta la faccia, afferro la sua collana. La guardo meglio «Joanna ma cosa fai?» mi urla mia madre. Guardo attentamente quella collana, la gemma è rossa, e ha un contorni d'oro, e brilla proprio come in quella caverna. «Dove l'hai presa questa mamma?» chiedo, lei me la strappa di mano «È una cosa inutile, è un regalo di tua zia» mi dice, sò che sta mentendo perchè non mi guarda in viso «Mamma, chi ti ha dato questa collana? Devi dirmelo» gli dico io tra i denti stretti. Lei sgrana gli occhi «Cosa vuoi sapere? È solo un regalo» dice allontanandosi ma i suoi occhi sono fissi ancora a terra. «E se è un regalo perché non mi guardi in faccia quando parli?» dico
Lei inizia a giocare con la maglia e si siede sul bordo della vasca. «Ascolta... è troppo precoce non posso parlarti di questo adesso» dice mangiucchiandosi le dita
«Di cosa si tratta mamma, ho...sognato questa gemma più di una volta non può essere un semplice caso» dico a mia madre cercando di ricordare nella mia mente l'immagine della gemma ed era proprio quella, non ci sono dubbi. Mia madre apre gli occhi e mi fissa, poi si avvicina e si inginocchia davanti a me «Lo sogni? E cosa vedi nei tuoi sogni?» mi chiede
Mi passo una mano tra i capelli, frustrata. Non riesco a capire, non riesco a ricordarmi, le immagini non sono chiare.
«Non ricordo con precisione cosa sogno in realtà» dico schietta «Ma l'unica cosa che mi rimane impresso è questa gemma e aspetta....» improvvisamente mi ricordo del manoscritto con una scrittura non chiara, ho piccoli flash nella mia mente, come sempre «Aspetta cosa?» dice mia madre e sembra che ha gli occhi preoccupati. La guardo e mi decido a dirle la verità «Mi ricordo che non era la nostra lingua, era strana...ma io riuscivo a capirla e a comprenderla» dico
Lei mi guarda e sembra che stia pensando qualcosa. Poi i suoi occhi si aprono ancora di più come se avesse ricordato qualcosa poi mi prende per la carrozzella, e mi trascina fino in cucina. «Cosa succede mamma?» chiedo adesso io preoccupata. Mi appoggia vicino al tavolo, corre vicino ai cassetti della cucina, e li apre uno ad uno, poi da uno prende un pezzo di carta, una penna, e me li metti davanti. «Ti ricordi almeno quello che c'era scritto? Fai solo una bozza» mi dice e la sua voce sempre paurosa, ansiosa. Ma che diavolo succede? Cerco di sforzare la mia mente a ricordare quello che c'era scritto poi inizio a trascrivere, quelle poche immagini, che ci sono nella mente. E improvvisamente scrivo più del dovuto anzi, scrivo tutto quello che c'era scritto. Mia madre guarda ogni mio gesto, e non riesco nemmeno a capire il perché di questi mie gesti. Poi finisco e mia madre mi strappa il foglio dalle mani, i suoi occhi seguono ogni lineamento di quello che ho scritto. Inizia a preoccuparmi tutto questo «Mamma vuoi spiegarmi una volta e per tutte, cosa sta succedendo? » dico rabbiosa e sbattendo le mani sul tavolo.
«Questa è la scrittura del "cercatore"» mi dice
Io inarco un sopracciglio, di che cosa sta parlando, che cos' è? Il cercatore?
«Cosa significa?» chiedo
Lei inizia a fare avanti e indietro per la stanza, poi alza lo sguardo verso l'orario. Mi prende subito per la carrozzella, e mi trascina di nuovo in camera. «Mamma non puoi rimandare sempre dovrai dirmelo una buona volta, non puoi comportarti così» dico esasperata
«Ne parleremo dopo è tempo di andare a scuola, e siamo già in ritardo. Fammi solo riordinare la mente» mi dice
«È così preoccupante?» chiedo
«Vestiti» dice lanciandomi i vestiti
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«No aspetta non sto capendo ritorna a prima» mi dice Richard aggiustandosi gli occhiali sul naso, io e Richard stiamo diventando molto amici, viene il pomeriggio a casa per studiare, sempre quando non ho i miei impegni con le terapie. Lui è quel amico di cui ho bisogno e non gli ho mai nascosto niente, gli ho sempre raccontato da quel giorno cosa succede, è un buon confidente, e ringrazio il cielo di averlo incontrato.
«Richard te l'ho detto, ho sognato quello che ti ho detto, è poi del sogno ricordo solo la gemma, e quella dannata scrittura» dico pensando a quello che stava scritto, era una cosa così strana. «e poi quel ciondolo, cioè la gemma, c'è l'aveva mia madre al collo» dico
Lui aggrotta la fronte. «Può essere anche che ti sei ricordata di quella collana e che l'hai sognata, cioè voglio dire che l'avevi già vista prima» mi spiega
«No! Assolutamente, mia madre non mi ha mai fatto vedere quella sua collana, e il suo comportamento è stato strano...cioè è strana da dopo il mio coma» spiego
«Vabbe forse sarà solo nervosa....per le tue condizioni» dice trascinandomi per i corridoi della scuola mentre gli altri ci guardano. Non ho più visto i miei vecchi amici, è come se fossero spariti nel nulla.
«Non è per le condizioni, non hanno fatto poi tante questioni, anzi mi sono stati vicini più del dovuto e cercano di farmi dimenticare cosa succede... ma invece, quando gli ho raccontato del mio sogno, è diventata strana» spiego
«Mmh...una spiegazione un pò contorta ma ho capito» mi dice
Io scuoto la testa e sorrido. Arriviamo vicino al suo armadietto , lui lo apre e inizia a togliere i libri poggiandoli sul suo braccio, ma sono tanti e non riesce a tenerli, guarda le mie gambe e chiede con lo sguardo se può appoggiarli
«Posso?» mi chiede «Non c'è la faccio a tenerli per un braccio, sembrano dei mattoni»
«Ehy, Ehy....non giustificarti, tanto io non sento più niente nelle parti basse» dico indicando le mie gambe «Puoi anche lasciarli cadere tanto non mi faccio male» dico ridendo del mio handicap. Lui mi sorride e li poggia delicatamente, lo fà per non farmi male.
«Vai non preoccuparti» dico incitandolo
Lui prende un libro e lo lascia cadere pesantemente sulle mie gambe.
«Ahy! » urlo
Lui mi guarda sgranando gli occhi. Mi guardo le gambe che cosa? Ho provato dolore. Inizio a battere le mani, le sento ma non tanto forte come il libro. Inizio a darmi uno schiaffo forte. E mi faccio male di nuovo.
«Oh mio dio! Le sento» dico e sn in lacrime
Lui si inginocchia di fronte a me, e mi guarda negli occhi.
«Sei sicura? Ti ho fatto male?» mi chiede
«Sii! Le sento, anche se non del tutto ma riesco a sentire qualcosa» dico
«Vuoi provare a camminare?» mi chiede
Lo guardo anch'io, è davvero questo quello che voglio fare? E cosa dovrei fare?
«Vieni ti aiuto io» mi dice prendendomi le mani, io le ritraggo.
«No! Aspetta, voglio farlo da un'altra parte» dico perchè non voglio ridicolizzarmi davanti a tutta la scuola. Lui mi prende per la carrozzella, e mi trascina da qualche parte.
«Dove mi porti?» chiedo
«In un posto che non mi piace» dice lui
Che? «In palestra» mi spiega
«Bene» dico io «Non dovrebbe esserci nessuno»
«Almeno credo» continua lui
Arriviamo alla palestra c'è solo il rumore del vento, visto che una porta è rimasta aperta. La palestra. Non sono mai stata brava nello sport, ma molto brava a pallavolo infatti sono molto alta. Lo trovo uno sport femminile e aggraziato allo stesso tempo.
«Bene! Qui è perfetto» mi dice lui, sistemandomi in mezzo al campo vicino ad un'asta quella per fare tennis.
«Siccome sono magro se non riesci a tenerti in piedi puoi sempre mantenerti qui» mi spiega
«Certo» dico tremante.
Ecco ci siamo! È arrivato il momento dopo quattro settimane dal mio coma pensavo che non avrei mai più camminato, e invece eccomi qui a riprovarci di nuovo, e perlopiù con una persona che non avrei mai immaginato. Guardo Richard, lui mi dà una mano toglie gli appoggi, e mi poggia il piede delicatamente a terra, riesco a percepire il calore della sua mano sulla gamba. Ma non voglio eccitarmi troppo per questa sensazione non voglio rovinare il momento per una delusione. Fa la stessa cosa con l'altro piede. Poi si alza e mi porge entrambe le mani, le afferro immediatamente, e noto che lui ha avuto un sussulto al contatto con le mie mani.
«Adesso ti alzo delicatamente» mi dice
Io annuisco. Faccio pressione sulle sue mani e mi alzo, all'inizio cedo un pò con la gamba sinistra e lui mi afferra per la vita, senza farmi cadere. Adesso i nostri corpi sono così vicini, siamo così attaccati, sento il battito del suo cuore accelerare più del dovuto, invece io sento terribilmente caldo, la sua mano è poggiata sulla vita, la maglia si è leggermente alzata e le sue dita toccano la mia pelle. È incredibile! Sento lo stomaco sotto sopra solo a un piccolo contatto con lui, ma cosa mi succede?
Provo a rimettermi in piedi, e lui mi aiuta. Mi prende di nuovo le mani e mi fa camminare come se fossi una bambina piccola. Riesco a sentirle, fanno quello che gli dico, è così! È vero! Sto camminando di nuovo. Sorrido a Richard, un sorriso sincero a 32 denti.
«Guarda cammino» dico
«Adesso ti lascio le mani sei pronta?» mi dice
Io annuisco
«Però afferra l'asta» continua
Sempre preoccupato sembra mio padre ,mi mette vicino all'asta e si assicura che la afferri. «Bene! Adesso ti lascio»
Mi lascia le mani. Le mie gambe fanno esattamente quello che gli chiede il cervello, cammino. Lascio l'asta e provo a farla da sola, è ritornato tutto come prima. Sento le gambe come prima. Non ho più bisogno della carrozzella. Faccio una corsa, sento le urla di Richard «Joe attenta potresti farti male fermati» mi dice
Io corro nella sua direzione e lo abbraccio. Lui ricambia L'abbraccio affondando la testa nell'incavo del mio collo. «Grazie» gli dico «Per cosa?» mi chiede
Ci stacchiamo «Per portarmi fortuna» dico e gli strizzo l'occhio.
«Vuoi usare la carrozzella? » mi chiede?
«No. Voglio camminare» gli dico prendendolo sotto al braccio.
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Torno a casa praticamente camminando e Richard mi sta sempre vicino, non potevo avere amico migliore. Arrivata a casa mia madre corre su giardino, praticamente mi ha visto da fuori. La sua faccia è preoccupazione e felicità nello stesso momento, ma noto anche terrore.
Corre e mi viene subito incontro per abbracciarmi. Richard ha la carrozzella nell'altra mano l'ha chiusa. E adesso la porge a mia madre. Lei la prende e lo ringrazia con la testa.
«Sei arrivata fin qui camminando? » mi chiede
Io annuisco.
«Credo sia meglio che vada» dice Richard salutandomi con la mano ma io lo abbraccio e gli bacio entrambi le guance, si vede che è stato colto alla sprovvista.
«A domani» gli rispondo
Lui si allontana
«È entriamo dentro dobbiamo parlare» dice risoluta mia madre.
«Ok» la seguo dentro casa.
Lei chiude la porta della mia camera e si guarda intorno.
«Cosa devi dirmi?» le chiedo
Lei tira un sospiro «Voglio parlarti di questa» e mi mostra la collana.
«Che significa? » chiedo
«Questa è la collana della Depositaria» mi dice
«Depositaria?» inarco un sopracciglio.
«Sono le custodi della giustizia, loro sono la legge e sono al di sopra di qualsiasi re o regina. Hanno due poteri di Magia Addittiva, uno e quello di capire se una persona mente o dice la verità e possono usarlo con tutti gli esseri umani, un altro che è il loro potere principale e quello di rendere schiava una persona semplicemente toccandola, perché con la magia aggiuntiva dentro di loro, amplificano fino all'estremo l'amore che la vittima prova, questo incantesimo non può essere spezzato con nessuna magia e l'unico modo per annullarlo e uccidere la Depositaria. Hanno anche un potere di Magia Detrattiva, ma solo le più forti riescono a usarlo: il Con Dar, la Furia del Sangue. La conoscenza di questo potere viene tramandata di madre in figlia, il Con Dar permette alla depositaria di manipolare la magia del mondo sotterraneo che di solito usano per confessare le persone senza la necessità di toccarle, il potere dona altri poteri offensivi come la capacità di generare fulmini dalle mani. Le depositarie sono sempre tutte donne, perché i figli maschi vengono uccisi: all'inizio questo non accadeva ma i depositari hanno dimostrato di non essere in grado di controllare i poteri e diventavano malvagi, per questo si è resa necessaria una misura tanto cruenta. L'ordine delle depositarie è comandato dalla Madre Depositaria, che viene scelta come quella più potente. E hanno il dovere di di difendere il Cercatore» mi spiega
«Tu sei una Depositaria? » chiedo
Lei annuisce
«Quindi lo sono anch'io? » chiedo ancora visto che ha detto che si tramanda da madre in figlia.
Lei deglutisce «No! Non lo sei» mi dice
«Quindi sono normale?» chiedo
«Neanche» risponde
«Mamma cosa stai cercando di dirmi? »
Deglutisce ancora «Ecco vedi... io abbandonai il mio ordine, per tuo padre, quindi i miei figli non dovevano nascere depositari o...» si ferma
«o cosa?» dico
Abbasso lo sguardo «O come te Cercatori»
«Sei una Cercatrice»

Alive - La Fiamma Del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora