Alive - Vivo "Alzati e combatti"

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Dopo le mie ultime settimane che sono tornata a casa, ho deciso di tornare a scuola. In fondo sono una ragazzina di 18 anni che vuole studiare, per un suo avvenire, anche se credo che per adesso conta ben poco. Chiamo mia madre, lei si fionda subito in camera e mi aiuta a mettermi sulla carrozzella, odio tutto questo. Mi porta in bagno e mi aiuta a sistemarmi. Le mie gambe non le sento è inutile, facciamo nel pomeriggio lunghi corsi di terapia, le infermiere mi sostengono di continuo, cercano di risollevarmi il morale, ma sono una ragazza matura ormai, sò che non potrò mai più camminare. E questo mi fa davvero male, ho cercato di vedermela sempre da sola e di fare tutto ciò che mi andava, i miei genitori si fidano di me e mi sostenevano in tutto. Adesso guardo le loro facce, amareggiate ,deluse e tristi. Ed è tutta colpa mia. Mentre mia madre cerca di lavarmi il viso si accorge della lacrima, che mi è scivolata sul viso. «Che cos' hai? Ti ho fatto male?» mi chiede preoccupata mia madre. Io scuoto la testa «No mamma, nulla del genere» dico cercando di togliermi le lacrime sulla faccia. Lei mi prende il viso tra le mani «Joe, camminerai di nuovo, di questo ne sono sicura. E io e tuo padre nonostante tutto ci fidiamo di te» mi dice, oh mamma! È come se mi leggesse nel pensiero. L'abbraccio «Grazie mamma» mormoro al suo orecchio «Di nulla bambina mia» ci allontaniamo. E mi finisco di preparare.
Arrivata a scuola, il mio stomaco inizia a combattere con tutti gli altri organi presenti nella mia pancia, mi sento come se fossi attaccata a un palo della corrente. Sono agitata allo stato puro. E se incontrerò i miei amici? Come dovrei comportarmi visto che mia madre mi ha detto cosa è successo, e che non sono venuti a trovarmi nemmeno un giorno o due. Anche se la questione che intende mia madre "hai qualcosa che loro non potranno mai avere" mi preoccupa immensamente, alle volte ho dei flash nella mia mente non riesco a comprendere bene le immagini, sono tutte sfocate poco nitide e non hanno un senso. Mia madre mi poggia una mano sulla spalla distogliendomi dai miei pensieri. «Andrà tutto bene» mi dice e mi porta all'interno. Vedo il solito via vai, ragazzi che parlano con qualche gruppo, chi mette i libri nell'armadietto, chi prende gli orari delle lezioni, chi si iscrive a qualche attività. È sempre la mia vecchia scuola, eppure sembra che stia entrando in un posto sconosciuto. Mentre mia madre mi spinge con la carrozzella, tutti si voltano per guardarmi, mi sento così esposta, in imbarazzo, vorrei tanto spingere la carrozzella velocemente per arrivare subito dal preside. Ma mia madre prosegue con nonchalance. Incrocio le braccia al petto infastidita e sbuffo. Sento mia madre ridacchiare.
Arrivati all'ufficio del preside ci fa entrare con grande galanteria.
«Buongiorno Mrs Stewart, e Miss Stewart» si rivolge a me e inchino la testa. Mia madre si siede difronte al preside, e mi posiziona accanto a lei.
«Miss Stewart, mi fa piacere rivederla, e ancora di più di sapere che lei stia bene» mi dice giocherellando con la sua penna.
«Grazie» rispondo
«Bene. Ha intenzione di tornare a frequentare le lezioni?» mi chiede
Guardo mia madre
«Oh beh... si, mia figlia non vuole stare a casa a girarsi i pollici, nonostante la sua posizione vuole tornare qui e studiare, ma ovviamente ci saranno dei vantaggi. Giusto preside? » risponde stizzita come se quell'uomo gli desse fastidio
«Mamma» rispondo per richiamarla
«Che c'è?» sbotta
«Mrs Stewart lei ha ragione, infatti era proprio quello che stavo pensando» il preside ci richiama entrambe
Cos' è tutto quest'odio da parte di mia madre? È sempre stata diffidente non gli è mai importato di nulla.
«Bene! Non poteva esserci soluzione migliore» dice mia madre accavallando le gambe e sdraiandosi sulla poltrona «Come vorremmo proseguire? Voglio dire mia figlia deve avere qualcuno che l'aiuti, non può fare tutto questo da sola» dice gesticolando con le mani
«Ma mamma io ce la...»
«Mamma un bel niente ti farai dare una mano che ti piaccia o no, altrimenti sarai costretta a studiare a casa» mi intima mia madre.
Apro la bocca, ma la richiudo. Che cavolo le prende? Perchè è così nervosa? Dovrei essere io quella nervosa quella in preda al panico. I suoi occhi mi dicono di stare zitta e assecondarla. Incrocio le braccia al petto e mi rilasso sulla carrozzella, tanto decisione in più decisione meno, ormai comandano loro.
«Bene. Dove eravamo rimasti» dice mia madre rivolgendosi al preside
«Signora non si preoccupi sua figlia avrà tutto quello che le serve, troveremo qualcuno che le darà una mano, i ragazzi in questa scuola sono educati, responsabile...»
«Mi risparmi di ascoltare innumerevoli fantasie» dice mia madre, il preside la guarda strano. A mia madre è sempre piaciuto giocare con le parole alle volte non la capisco nemmeno io
«Voglio dire, le mie orecchie hanno sentito per anni bugie su bugie, non credo che sia talmente stupida da non capire» continua mia madre
«Non la seguo mi dispiace signora» dice il preside interessato a capire quello che vuole intendere mia madre
Mia madre si sporge un pò di più, e appoggia un gomito sulla scrivania.
«Non deve elogiare i suoi alunni, sò molto bene come sono fatti. E lei sà molto bene di cosa stiamo parlando» dice al preside, poi gli mima qualcosa con la bocca che non riesco a capire, il preside sgrana gli occhi ancora più forte, e la sua espressione cambia radicalmente. Da educato signore che accoglie due signore, a distaccato freddo e glaciale. I suoi occhi si posano su di me e mi guarda come se potessi essere una minaccia, poi rivolge lo sguardo alle mie gambe. Fa un ghigno e si alza e sussurra «Hanno fatto un buon lavoro» mia madre non ha sentito cosa ha detto ma io sì, che cosa intendeva? A chi si riferiva? E cosa vuole da me? Tante domande si affollano nella mia testa, ma non posso proferire parola altrimenti sarò nei guai.
«Bene signora credo che sia tutto chiaro, per adesso può seguire la lezione e sono lieto di accompagnarla personalmente nella sua classe» dice il preside
Mia madre si alza subito in piedi, afferandomi per la carrozzella «Con lei mia figlia non và da nessuna parte» dice fredda «E voglio anche conoscere la persona che metterà accanto a mia figlia. Voglio sapere se è affidabile, non l'affido al primo sconosciuto che mi passa davanti» sbotta mia madre, e su questo le dò ragione. Il preside sembra stufato, e anche contrariato. «Come vuole signora, e se adesso non le dispiace. Mi segua» dice a mia madre, lui sembra leggermente scocciato ma a me non interessa, e credo nemmeno a mia madre. Mia madre mi spinge fino alla mia classe, riconosco la signorina Hamilton la nostra professoressa di storia, mi guarda e mi fa un lieve sorriso, sia a me che a mia madre.
Mi guardo intorno, non vedo né Scar, n Avery, né Sophie di solito stavamo sempre in classe insieme mentre gli altri, nelle altre sezioni, l'unica persona che mi salta a l'occhio è Richard che è seduto in fondo al banco, come suo solito. Timido occhiali grandi, capelli ricci, sempre camicia con le solite bretelle legate ai pantaloni. Quel ragazzo mi fà davvero tenerezza.
«Buongiorno ragazzi» dice il preside. La signorina Hamilton ordina ai ragazzi di alzarsi e loro lo fanno io mi guardo intorno, alcuni mi guardano amorevoli, altri parlano all'orecchio e ridono.
«Stamattina è venuta a trovarci una nostra vecchia conoscenza, miss Joanna Stewart, come sapete ha avuto un brutto incidente e per un pò non ha potuto frequentare le lezioni ma adesso, sta meglio e ha deciso di onorarci della sua presenza» dice il preside
Questa presentazione mi sà un pò di presa per il culo, ma non lo dò a vedere.
«Bentornata Joe» mi dice la professoressa, io la ringrazio con la testa poi si volta verso i ragazzi
«Bene ragazzi, chi di voi è solo nel proprio banco?» chiede
«Aspetti Miss Hamilton, la ragazza ha bisogno di un ragazzo o ragazza che l'aiuti sà nelle sue condizioni» dice il preside
E io per poco non sprofondo nella sedia, che situazione!
«Ecco! Questa è la parte che mi interessa di più» dice mia madre
Bene adesso è arrivato il momento di bere una boccetta intera di veleno. Ma che diavolo! Che merda di situazione, ecco mi correggo.
La signorina Hamilton si guarda intorno e si picchietta l'indice sul mento. Squadra ogni ragazzo a uno, a uno. Hanno la faccia impaurita alcuni, altri mi guardano con schifo. Ma che cazzo! Ho solo le gambe paralizzate mica puzzo?
«Bene credo che Mr Haynes sia la persona giusta. Ti dispiace Joanna?» mi dice la signorina Hamilton. Guardo Richard, passare il resto del mio tempo con lui? Per favore ti prego no. Apro la bocca, e poi la richiudo. Scuoto la testa da una parte all'altra, la signorina inarca le sopracciglia. «Invece credo che sia quello perfetto, si quel ragazzo è aggiudicato» continua a dire mia madre. La fulmino con lo sguardo, lei mi sorride. Oddio perchè cercate di farmi fare queste figure di merda colossali?
«Bene! Mr Haynes si alzi e venga ad aiutare la signorina» ordina il preside
Lui si alza subito, come se qualcuno gli avesse messo gli spilli sul sedere, gli cadono anche gli occhiali sulla punta del naso, si affretta a giustarli, e si incammina titubante verso di me. Gli altri ridono per il suo modo di fare, invece a me innervosisce.
«E-e-ccomi Joanna» mi dice balbettando e mettendosi a tirare la carrozzella, un pò impacciato. Tanto impacciato che mi fa inciampare sulla borsa di uno studente. Cazzo! Più imbranato no?
«S-scu...» inizia a dire
«Ho capito!» sbotto infastidita
Lui sussulta e mi posiziona accanto al suo banco. Sposta la sedia e mi mette meglio. Tiro un sospiro di sollievo.
«Bene» dice mia madre battendo le mani. Alzo lo sguardo, per poco non la fulmino. Questo giorno di scuola non lo dimenticherò per nessun motivo al mondo.
«Signorina Hamilton, la lasciamo alla sua lezione» dice il preside salutandola con un gesto della mano.
Chiude la porta, e la prof inizia a spiegare, prendo un quaderno, una penna e inizio a scrivere gli appunti. Mi sento gli occhi puntati addosso. Mi guardo attorno nessuno mi guarda poi mi volto verso Richard, e faccio un salto all'indietro. Lo trovo a fissarmi con quegli occhiali.
«Tutto bene Miss Stewart? » mi chiede la signorina Hamilton
«Ehm...si certo tutto bene» dico un pò incerta, Richard mi guarda a mò di scuse.
«Mi hai fatto paura. Perchè continui a guardarmi? Che c'è? Lo sò sono seduta su questa dannata sedia» dico abbassa voce
Lui scuote la testa «S-scusa non ti stavo guardando perchè sei strana, ma perchè io e te non abbiamo mai parlato e mai calcolati» mormora, lo dice quasi come se potessi ucciderlo per quello che ha detto. Lo guardo, lui cede lo sguardo e guarda sul banco e inizia a scrivere sul banco, anzi scarabocchiando. Mi fa così tenerezza e anche ridere alle volte. Infatti riso un pò, e lui alza la testa e mi fa un sorriso timido anche lui. «Lo sò non abbiamo mai parlato e... non ci siamo neanche mai detti "Ciao" ma avevo...» aspetta ma che sto dicendo? Gli sto mentendo? Non lo calcolavo perchè lui è un nerd, uno sfigato è questo quello che pensavo di lui, o almeno gli altri mi hanno fatto pensare questo.
«Facciamo così ricominciamo tutto daccapo» mi dice Richard notando il mio imbarazzo e porgendomi la mano. Io gli sorrido timidamente, e gliela stringo.
«Va bene» rispondo. Riprendiamo a fare quello che stavamo facendo le giornate, scivolano immediatamente, e le 5 ore scorrono piacevolmente, non pensavo che Richard fosse un ragazzo divertente, di solito è sempre stato così impacciato, nervoso su ogni cosa, forse perchè ho sempre sbagliato tutto nella mia vita, mi sono sempre fatta amicizie sbagliate, non sapendo distinguere il bene e il male. Richard mi spinge con la carrozzella fino al mio armadietto. E in giro non vedo traccia di Drew, Brian di nessuno.
«Richard ma gli altri che fine hanno fatto?» chiedo
«Chi?» mi risponde
«I miei vecchi amici, Drew ,Brian,Avery, Sophie, Scar» dico, e mi trovo di fronte al mio armadietto, lui lo apre prende i libri che stanno sulle mie gambe e le posiziona all'interno.
«Non lo sò! Credo si siano ritirata dalla scuola non si vedono da dopo il tuo incidente» mi dice mentre sistema l'armadietto
«Mmh...quindi non si sà nulla» dico «Lo sai mia madre mi ha detto che sei venuto all'ospedale» dico ridendo, perchè vedo la sua faccia da pallida improvvisamente rossa come un peperone.
«Ehm...si» dice poi continua a guardare basso io mi porto una mano alla bocca mi trattenermi e cercare di non ridere, cerco di rompere il ghiaccio
«Mi ha fatto piacere» mormoro, lui alza lo sguardo e incontra i miei occhi, stiamo lì a fissarci per un pò, non mi ero resa conto che aveva gli occhi quasi verdi, visto che fanno contrasto con la luce. «Cioè voglio dire, non ti vedevo, ma sapere che per qualcuno valgo qualcosa mi fa piacere» dico ironica, lui mi sorride «Non significa nulla quello che hai detto» dice
Lo guardo dubbiosa. Che?
«Cioè voglio dire, non significa che quante persone conosci tu vali di più. Per quanto mi riguarda sei una ragazza combattente e dopo quello che ti è successo vederti ridere, e stare qui. Dovrebbe darti maggiore forza» mi dice
Io lo guardo a bocca aperta «Che fino hai fatto fare al vecchio Richard?» dico
Lui sorride «Lo sò hai ragione, è che alle volte a casa da sola, penso a quando potrei camminare con le mie gambe e non posso farlo» dico
Lui ride e scuote la testa e continua a accompagnarmi con la carrozzella.
«Alzati e combatti» mi dice

Alive - La Fiamma Del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora