Capitolo 13

1.2K 102 23
                                    

Per Grell, le parole del Conte, furono una specie di avviso di lavoro.
In realtà quello di Ciel fu un avviso di morte per gli umani. Gli umani, esseri dall'immagine simile a Dio ma dall'animo più nero del diavolo. Esseri che avevano sempre avuto la capacità di adattarsi agli ambienti in cui vivevano e proprio grazie a questo avevano sviluppato metodi sempre più innovativi e funzionanti per vivere la propria vita al meglio e per sopravvivere nelle circostanze più caotiche e disperate, spesso, create dai loro stessi simili.
Ma c'erano due cose certe in questo mondo:

la prima era che la vita non riservava mai niente di buono e se non si avessero almeno un paio di problemi non si poteva essere umani perchè non si potrebbe capire il concetto di disperazione, sofferenza e rabbia;

la seconda era proprio la morte, una parola che descriveva la fine di una vita e l'inizio di un'altra, nessuna cosa era certa come quella eppure, tutti quanti, la temevano così tanto da tentare di evitarla in ogni modo possibile.

Il Conte voleva uccidere le persone che avevano invocato Sebastian perchè gli stavano tra i piedi ma soprattutto perchè non voleva che succedesse a qualcun altro quello che era successo a lui in passato. Sangue, dolore, disperazione, erano tutte cose che nessuno avrebbe mai dovuto provare per il benessere di qualcun altro. Soprattutto un bambino.

Anche se questo contraddiceva in parte i suoi sentimenti, provava il bisogno di far fuori chi lo ostacolava per proseguire con il suo piano di giocoe per impedire che un altro evento con protagonista la disperazione si ripresentasse.
Il Conte arrivò subito al nocciolo della questione.
-:Grell, hai raccolto le anime di alcuni ragazzi questi ultimi giorni giusto?:-
-:Hmmmm...Oh sì, erano proprio carini da vivi, che brutta fine poveracci, ma come si fa a sprecare così tanto ben di Dio?:- rispose il rosso tutto euforico.
-:Si si, va bene, ma dimmi, dove li hai trovati?:- chiese Ciel insistente.
-:Te lo dirò solo se Sebby mi da un bacino sulla guancia_death~☆!:- propose Grell ammiccando e gesticolando come era suo solito fare.
Inutile dire che i due demoni rimasero scioccati dalla poca serietà che aveva quell'essere ossessionato di attenzioni.
-:Ascoltami Grell:- intervenne Sebastian e con la sua voce profonda e suadente, si avvicinò allo shinigami, gli prese una guancia con la mano e con uno sguardo penetrante gli propose qualcosa che il rosso aveva sognato da anni.
-:Se ci mostri il posto dove hai raccolto quelle anime, ti darò molto più di un bacio:-.
Grell stava per scoppiare, e non ci pensò due volte a mettersi in cammino.
Non molto lontano dalla chiesa di prima, lo shinigami portò i due uomini davanti ad un edificio dall'aria antica. Il portone era di legno, le finestre cigolanti e la pioggia e il vento, col passare degli anni, avevano dato a quel cumulo di mattoni beige un aspetto piuttosto lugubre. Sopra la grande porta marrone c'era un'insegna bianca con su scritto la parola "Biblioteca" a caratteri cubitali e ben visibili.
Grell aprì la porta con un certo sforzo per colpa del peso di questa e lo stridìo emesso rieccheggiò lungo il buio corridoio che c'era dietro. Fece segno agli altri due di seguirlo dentro. Non passò molto che in quell'edificio apparentemente disabitato e pieno di ragnatele e polvere, il rosso si fermò davanti ad una statuetta a forma di donna e la spostò un pò all'indietro facendo aprire una porta che liberò della polvere nell'aria.
Dietro l'ingresso nascosto, si celava un passaggio illuminato da torce. Le pareti erano decorate da insolite immagini raffiguranti creature mitologiche e più  andarono avanti, più le figure diventavano brutte e raccapriccianti.
Ciel aveva già visto quei disegni nei suoi libri di stregoneria quando Sebastian aveva cominciato ad addestrarlo.
"Chiunque si sia immischiato in questo tipo di affari, è sicuramente qualcuno che sa fare bene il suo lavoro. D'ra in poi dovrò fare attenzione a come muovermi"pensò il ragazzo mentre concentrava il proprio sguardo sulle raffigurazioni.

Non molto lontano da una porta ben chiusa, Sebastian si fermò di scatto. Proprio dietro quella porta, il maggiordomo aveva sentito delle voci -:Bocchan, ci sono delle persone lì dentro:- disse con voce bassa per non far troppo rumore.
-:Riesci a capire in quanti sono?:- gli chiese il Conte.
-:Hmmm.... venti persone se non di meno, e le loro voci si stanno facendo più forti:- affermò Sebastian dallo sguardo cupo.
A quel punto Grell, con aria confusa, guardò prima Sebastian, poi Ciel e di nuovo Sebastian -:Sebby caro..ehm, ma cos'è mi sei diventato Giovanna d'Arco?:-
-:Non essere sciocco Sutcliff, questo può significare solo una cosa...:- lo rimproverò Ciel. Lui e il maggiordomo si guardarono, e ora? Cos'avrebbero fatto?
-:Bocchan, avrei in mente un piano ma deve fare attenzione a ciò che le sto per dire perché non abbiamo molto tempo prima che io venga invocato di nuovo:- annunció Sebstian con fare soddisfatto.

-----(Intanto nella magione Moonlight)------

Intento a sgranocchiare qualche snack, Richard cominciò a rileggere i fascicoli dell'indagine per l'ennesima volta speranzoso di trovare qualche indizio in più per potersi poi concentrare sul matrimonio.
James, interruppe il padrone avvisandolo dell'arrivo di Elizabeth-:Padrone, le consiglio di smettere di abbuffarsi, soprattutto mentre tiene in mano dei documenti ed in più rischia di sporcarsi e di fare una figura poco gradevole davanti alla Lady:- lo rimproverò.
Il Conte lanciò un'occhiataccia un po' infantile al maggiordomo e sistemò tutto ciò che aveva sulla scrivania dello studio, -:James, falla entrare qui, voglio restare un po' da solo con lei:- chiese gentilmente Richard.
-:Yes, Master:- pronunciò James inchinandosi.

Elizabeth entrò sorridente ma non era raggiante come suo solito. Quando vide Richard mentre osservava il panorama dalla finestra, lo salutò quasi senza emettere alcun suono.
Richard si girò subito e si avvicinò per baciarla. Ella ricambiò il bacio e rimasero stretti per un po'; non si erano visti da dopo presa la decisione di collaborare con Ciel e passare anche solo un minuto insieme era davvero soddisfacente per entrambi.
Lui le scostò una ciocca di capelli dietro la spalla e la osservò felice, le carezzò una guancia con la delicatezza di chi stesse toccando qualcosa di prezioso; non poteva fare a meno di quella ragazza.
Anche lei ci teneva molto a lui, infatti, era proprio per questo che era venuta lì quel giorno.
Il suo viso, da sorridente si trasformò in un espressione preoccupata e quasi confusa.
-:Mia cara, cosa ti turba?:-
-:Richard, oggi volevo chiederti una cosa importante:-
A quell'annuncio il Conte si preoccupò, cosa poteva essere?
Non le si staccò nemmeno di un centimetro.
-:Ecco io... ho fatto un sogno che mi ha davvero spaventata:- cominciò lei a parlare. Richard le fece cenno di procedere pronto ad ascoltarla.
-:C'eravate tu e mio cugino Ciel, entrambi stavate immobili davanti a me mentre una nube scura e dall'aria malvagia vi inghiottiva:- continuò lei titubante.
-:Mia cara, sarà stato solo un incubo, penso sia del tutto normale:-, Richard cercò di consolarla ma il suo gesto fu vano poiché Elizabeth lo zittì.
-:Non ho finito, mentre tu e Ciel venivate inghiottiti, la tua spalla sinistra e il suo occhio destro hanno cominciato a brillare, questo come me lo spieghi? Tu porti un sostegno sul braccio sinistro che ti copre la spalla mentre Ciel porta una benda proprio sull'occhio destro. Forse potrò sembrarti pazza, ma è da quando ho fatto quel sogno che mi sento tesa, come se fossi in pericolo. Ora ti prego di essere sincero con me Richard:-.
La ragazza cominciò a lacrimare ma non smise di guardare il suo amato negli occhi.
-:C'è qualcosa che devi dirmi? C'è qualcosa che nascondi da tutti e persino da me? Lo so che il tuo lavoro ti spinge a fare delle scelte di cui non voglio nemmeno immaginare la natura, ma ti prego di dirmelo:-. A questo punto la voce di Elizabeth si fece più ferma che all'inizio, strinse le mani sul petto del suo amato in cerca di risposte.
Richard non lo diede a vedere ma le parole di lei lo sconvolsero. Com' era possibile una cosa simile? Per colpa di un sogno, lui e Ciel rischiavano di essere smascherati. La sua dolce metà, la compagna con cui avrebbe trascorso quello che restava della sua vita, gli stava chiedendo qualcosa che andava oltre l'amarsi l'un latro, lei gli stava chiedendo fiducia, qualcosa di davvero potente.

Richard socchiuse appena i suoi grandi occhi verdi, con i pollici pulì le guance arrossite di lei dalle lacrime e le sorrise dolcemente. -:Ascoltami bene mia dolce metà, non c'è nulla che io debba dirti, sia per me che per Ciel, i punti del corpo che copriamo sono fonte di dolore e tristezza, sicuramente avrai fatto questo sogno per conseguenza del suo ritorno, vecchi ricordi che risalgono a galla, perciò tu non temere nulla perché semmai dovesse succedere qualcosa, io sarò sempre pronto a dare la mia vita per te:-.
A quelle parole, dette così delicatamente, Elizabeth non potè far altro che dare ragione e cominciò ridere e piangere allo stesso tempo di sé stessa. -:Perdonami Richard, f-forse hai ragione tu, allora, come va la collaborazione con mio cugino?:-
-:Beeeehhh, diciamo che al primo appuntamento mi ha praticamente abbandonato, non credo di andargli molto a genio, anzi mi ha dato dell'incapace senza pensarci molto:-
-:Tipico di Ciel, ha sempre preferito fare tutto da solo, però non farci troppo caso, all'inizio fa così con tutti:-
-:Lo spero proprio, non voglio fare la parte dell'idiota, ne vale il mio orgoglio:-

Dopo una mezz'ora di chiacchiere, entrambi si sentirono meglio e quando fu il tempo per Elizabeth di andare via, Richard riprese le sue indagini, ma una domanda cominciò a perseguitarlo, chi è veramente questo Ciel Phantomhive?

Kuroshitsuji/Black Butler-Il tempo passa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora