Capitolo 10

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Ersilia termina momentaneamente il suo racconto, è visibilmente stanca, la voce sembra esaurirsi a poco a poco, quasi come se una forza soprannaturale le si fosse insinuata dentro la gola, reprimendola.
<< Mi porteresti un po' d'acqua, figliolo? - sussurra a Dorian - ho la gola secca, eppure voglio continuare il racconto ancora per un po', fino a quando avrò la possibilità di respirare.>>
Dorian si dirige in cucina. È visibilmente scosso. Da tutto.
È proprio vero che quando tante piccole verità vengono alla luce si desidera ardentemente ritornare nella bugia, fa meno male, certo, eppure la verità ha quel fascino primordiale, ha l'aspetto di un camaleonte che ha perso la capacità di mimetizzarsi, nascondersi continuamente, sfuggire alla realtà, ha raggiunto il suo colore naturale, questa volta per sempre.
Le mani tremano. L'acqua ondeggia nel bicchiere di vetro, è un piccolo tsunami.
Sua nonna beve. Lentamente.
Poi ricomincia a parlare, Dorian percepisce la sua bramosa voglia di aprirsi completamente.
Ersilia è uno scrigno. Rimasto troppo tempo chiuso.
È un'ostrica. Una volta aperta è carnefice del profanatore della sua perla, da proteggere.
<< Quel giorno, figliolo, fu un giorno lieto. La famiglia ebrea non era mai stata così visibilmente felice. Era comprensibile. Quante possibilità vi erano che un uomo, facente parte del partito, potesse decidere di nascondere una famiglia di ebrei?
Nessuna.
Eppure il miracolo era accaduto. Quale angelo aveva deciso di proteggerli? Oppure era stato il fato?
La verità era che il passato andava cancellato, del resto, era tutto sbagliato.
Lo stesso giorno, la famigliola fu portata un componente alla volta nell'antica dimora, da tuo nonno Taddeo, all'imbrunire.
Era davvero rischioso. Le probabilità di passare inosservati erano davvero pochissime.
Il viaggio fu silenzioso.
Nessun bisbiglio, nessuna domanda.
Era una situazione paradossale. Quel velo che si era posato, quel velo silenzioso, lasciava trasparire un sospetto, un'incertezza, la paura che fosse tutto un inganno?
No. Non era incertezza. Era stato necessario un discorso di circa un'ora per convincerli a fidarsi.
Comprensibilmente gli ebrei erano rimasti esterrefatti. Era un estraneo che parlava in quel modo, con quel suo fascino ammiccante, era visibilmente generoso, ma la storia non insegna forse che fidarsi delle parole, retoricamente atte ad ammaliare, il più delle volte, anzi sempre, è un fatale errore?
Eppure a volte la voglia di salvarsi, di uscire da quel turbine, da quella caverna oscura e stretta, supera ogni paura, la follia diventa normalità, il limite tra ciò che è giusto e ciò che è sicuro è sottile.

La prima notte dentro la casa fu tormentata da quel silenzio che aveva caratterizzato il viaggio.
Era un silenzio formato dal respiri di ogni componente. Ognuno nel suo letto gelido (eccetto Adine che era solita dormire davvero molto) non riusciva a prendere sonno. Ognuno rifletteva sull'avvenire, e sul presente, e sul fatale errore.
Era il tempo in cui parlare secondo le proprie convinzioni non era lecito e pensare per poi formulare un'opinione era sbagliato, eppure, anche se ancora per poco tempo, quella notte ognuno ebbe la possibilità di pensare secondo il proprio modo di vedere le cose, e fu nobile, fu la più nobile azione che quei piccoli esseri calpestati dal mondo potessero compiere prima del giudizio universale.

Il giorno successivo ai silenzi sopraggiunse la comprensione, l'accettazione della salvezza come unico mezzo, il sorriso che nasce spontaneo, quando la speranza vince su tutto.
Tuo nonno da quel giorno in poi cominciò a recarsi in quel luogo angusto e macabro ogni qualvolta trovava un momento libero, quando terminava le sue occupazioni nel suo ufficio, era bensì difficile rimanere a scrutare il volo degli uccelli o pensare all'amore, ogni secondo era un secondo perso per uccidere nuove vite, per annientare le ideologie altrui, ogni secondo sottratto alla zelante opera di distruzione era un secondo in più alla vittoria, era tempo perduto.
Con il passare dei giorni le visite di fecero più sporadiche, frammentarie.
Il suo compito era quello di procurare loro del cibo consumabile nel maggior tempo possibile, era un compito arduo e moralmente scorretto per quella società, la società di ghiaccio.
Il sole non tramontava mai, era sempre giorno, era sempre il momento giusto per intraprendere nuove battaglie, nuove razzie, era ritornato il tempo dei barbari, era la caduta dell'impero di democrazia, di libertà, era la fine di ogni opinione, l'alba era solo l'inizio della notte, il silenzio voce nel crepuscolo, parole vuote.
Taddeo era un uomo dal cuore forte e generoso, quando amava amava davvero, amara verità per un mondo senza amore, era una ribellione, era eterodossia.

Un leone di seta e di ferroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora