Epilogo e Ringraziamenti

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Un rifugio su un albero, dimenticato, trascurato, foglie al vento, una corteccia, contro cui si scagliano pezzetti di cielo, pulviscoli leggiadri, ondulati.
Un albero che è vita. Occhi. Bocca tremante. Respiri. Sottili e vani. Un albero che osserva. Ha vissuto storie millenarie, perdute nel tempo, leggende, racconti, albero testimone di crudeltà, ineffabili emozioni. Testimone di parole dette e rinnegate.
Un rifugio su un albero è tutto per un'anima sensibile come quella di Dorian.
Legge quella lettera ogni giorno. Anche oggi. Oggi che ha deciso di ritornare in quel piccolo angolo di paradiso, alto sul mondo. Il suo rifugio. Il rifugio che gli ha costruito suo padre.
Sì, legge quella lettera ogni istante in cui ha ancora la sensazione che il mondo possa crollargli un po' addosso. Come per vivere ogni secondo della sua storia, ripercorrere gli stessi passi, sovrapporre le sue storie alle orme dei suoi avi.
Le parole incantano come la prima volta. Fuoriescono lentamente dalla carta come bolle di sapone. Si spezzano al minimo soffio di vento.
La carta si è consumata, eppure non si è affievolita la speranza di riabbracciare quel padre che non vede da tanti anni.
Dorian lo sa. Sa dentro di sé che verrà il giorno in cui, come suo padre gli ha promesso, gli sarà insegnato anche ad amare il dolore.
Attende Dorian, come un ragno che tesse la sua tela in attesa di una preda succulenta.
Attende quell'abbraccio che gli manca. Le parole che gli mancano.
Perché non si può riempire uno spazio vuoto con un altro, ma solo con il suo complementare. Spesso è soltanto il rivedere un volto amato, l'emozione di guatare un animo non dissimile dal nostro.
Non si intende quanta emozione è racchiusa nel rivedere, anche solo con uno sguardo, una persona che è stata lontana per così tanto tempo. Si illuminano gli occhi. Si può notare come il diamante grezzo si riaccende improvvisamente, tra le nostre palpebre.

Il rifugio è come un deja-vu. Dorian l'osserva come un posto dimenticato, eppur presente nei meandri della sua memoria.
Dorian sa in realtà che non è passato molto tempo dall'ultima volta in cui è stato lì, ma è come se quel posto non gli appartenesse più, senza suo padre.
Ogni cosa è rimasta al suo posto. I tappeti colorati della nonna, i dipinti di quando era bambino, le scatole dei giochi, gli aquiloni, le sue conchiglie, le pietre colorate, i ricordi di sua madre, i suoi libricini da colorare, le sue scarpette rosse, fossili di scorribande e altalene, rincorse, cadute, ginocchia sbucciate.
L'odore del legno gli ricorda un tempo che non esiste più, o che è rimasto sepolto per troppo tempo per rinascere ancora.
Percepisce il rumore che i suoi passi provocano sul legno, fragile e flessibile, resistente a tante storie e tante perdite.
Si siede. Ha ancora in mano la stessa lettera che legge da un anno, ormai.
Lo aiuta a far sì che suo padre possa essere lì con lui, a cercare di sognare un posto nel mondo. La strada di casa e un sentiero verso l'infinito.

Sogna ancora il giorno in cui potrà raccontare ai suoi figli la sua storia, il giorno in cui potrà sussurrare di quella volta in cui sua nonna lo ha abbracciato fino a stritolarlo, quella volta in cui le ha asciugato le lacrime, fino a bagnarsi, a bagnarsi di tante vicende, di tanti segreti.
Racconterà del libro che ha avuto sempre davanti agli occhi, ma non ha saputo riconoscere una metafora come reale, insegnerà ai suoi figli come le paure ci aiutano a morire dapprima, ma a rinascere poi, ad apprezzare il sacrifico che si è disposti a compiere per salvare la propria pelle, insegnerà come un silenzio ti cambia la vita, un silenzio ti condanna o ti assolve, nel tribunale quotidiano.
Racconterà la storia del leone e della farfalla.
La simbiosi, possibile, tra forza e debolezza. Tra seta e ferro.
Imparerà, ancora una volta, come spesso, gli angeli, non sono altro che demoni mascherati.
Insegnerà ai suoi figli ad ascoltare una storia, avere la pazienza di restare, il potere magico delle parole.
Il patrimonio che possiede un nonno, capace di trasportarti in epoche lontane, difficili, inesplorate.
Un viaggio di sola andata. E forse di ritorno.
Ma con nuovi occhi.
Sì, racconterà certamente di come ancora ricorda il profumo di sua madre, inebriante, leggero, ma nauseante.
Darà ai suoi figli l'abbraccio che gli è mancato, il sorriso che ha smarrito, le parole che gli sono morte in gola quando ce n'era più bisogno.

Un leone di seta e di ferroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora