Capitolo 11

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<<Caro Dorian, a quell'avvenimento seguì l'affermazione dell'amore vero e proprio.
Era passato circa un mese dalla fuga degli ebrei, i giorni trascorrevano uno dopo l'altro con immane velocità, sembrava quasi che non ci fosse distinzione tra notte e giorno, era un susseguirsi di emozioni e atrocità, bombardamenti, un apocalisse.
Tuo nonno e la dolce ebrea, Chephirah, cominciarono a coltivare la loro giovane relazione, era ai primi albori, i primi sussurri, le prime ostilità.
La loro piccola grande storia era ancora ignota a tutti, anche se per "tutti" si poteva decisamente indicare solo i genitori di Chephirah e Adine, la piccola libellula incastonata in un guscio d'avorio.
C'era una cantina nel palazzo.
Era enorme. Buia. Tetra. Agghiacciante. La prima notte d'amore avvenne lì. Tra echi di silenzi, tra corse, respiri, immensi, labili. Fuoco. Vi era un grande fuoco. Il fuoco ardente dei loro occhi carichi di passione. Le mani. Desiderose di stringersi per allontanarsi, verso un mondo migliore.
Le vene. Radici di passione e sentimento.
Le labbra. Umide foglie che sfiorano il vento. Vita.
Fu una notte di stelle. Di costellazioni invisibili.
La notte delle lucciole che si rincorrono dolcemente, fino a raggiungersi, in un amplesso universale.
L'amore aveva vinto ancora una volta.

La notte fu breve. Breve fu quell'unico e fugace incontro, quasi come una bufera che travolge, che sospinge i cuori verso turbolenze e strapiombi sul mare.

I giorni divenivano sempre più duri. Le provviste cominciarono a cessare lentamente, Taddeo dopo quella notte tornò poche volte a trovare il piccolo formicaio, isolato dal resto del mondo.
Cominciavano a circolare sospetti che molti fascisti fossero dei veri e propri traditori del partito e che in realtà professassero un altro "credo".
Ciononostante a volte forniva anche di cure mediche i rifugiati, per quel che poteva, era un'impresa anche per un fascista quale egli era, era il crollo di ogni fede.

Poco tempo dopo la piccola famiglia, inevitabilmente, venne a conoscenza della relazione portata avanti dai due amanti, quando una piccola protuberanza cominciò ad emergere dalla pancia di Chephirah, era un miracolo, avvenuto nel più macabro degli orrori, che non hanno mai fine, che mirano all'annichilire le idee altrui, il vivere, il respiro.
La "bella" notizia fu accolta naturalmente aspramente, non c'erano abbastanza viveri per permettere ad un ipotetico bambino di poter crescere normalmente, era un'azione inconcepibile, poiché il sospetto di morte e la paura che tale creatura potesse incorrervi era davvero enorme.

Taddeo rimase allibito.
Aveva sempre desiderato avere un bambino, eppure in tali condizioni era come aver realizzato il più grande dei propri desideri con un compromesso, un effetto collaterale, senza antidoto.

Ovviamente la venuta di una nuova creatura creò grande scompiglio nella famiglia, era già abbastanza difficile riuscire a portare avanti quel segreto che quando questo si ingrandiva era richiesto il doppio dell'acume, dell'attenzione.
I rischi di venire scoperti erano tanti. Inevitabile. Imprescindibile.
Chephirah venne nascosta nella cantina dove in fondo era stata "concepita" la piccola creaturina, in modo da preservarne la tutela.
Insieme ad ella si rifugiò anche Adine, era troppo fragile per sopportare un eventuale attacco fascista.
Il famoso "attacco" avvenne tre gironi dopo la nascita di tua madre, che nacque in quella cantina senza nemmeno il sostegno di una levatrice.
Tuo nonno mi ha spesso raccontato che è stato proprio lui che ha reso possibile la nascita di tua madre, forse è anche questo uno dei motivi per cui il suo legame con tuo padre da allora fu davvero indissolubile.
L'amava. Come si amano le cose che più ci appartengono, la cose che abbiano visto crescere, gioire, piangere, perire.
Portarono via innanzitutto i due adulti in lacrime, poi Adine, che tuo nonno seppe morì pochi giorni dopo a causa di stenti, in un campo di lavoro.
Caro Dorian, lei condizionò grandemente le conseguenze di questa storia, è difficile da comprendere, ma ha avuto un ruolo rilevante anche dopo la sua morte, è la vera chiave di tutta questa storia, il simbolo perduto.
Chephirah venne deportata in un campo di lavoro prima e in un campo di concentramento dopo, fu un giorno terribile, tuo nonno fu costretto ad arrestarla, insieme con gli altri, egli stesso, qualcuno aveva fatto la spia, i fascisti quella mattina si erano diretti verso il palazzo sicuri di trovare ebrei, e così fu.
L'unica superstite fu tua madre.
Tuo padre non permise che si scoprisse anche quella dolce creatura, Chephirah l'aveva nascosta in un vano invisibile della cantina, il suo respiro era silenzioso, il suo pianto era incomprensibile, quasi un sussurro.
Tuo nonno tornò a prenderla pochi giorni dopo, la trovò che piangeva a dirotto, era visibilmente in condizioni pessime, sarebbe bastato davvero poco affinché la morte l'avrebbe presa con sé..
L'affidò a sua madre, lei che era insospettabile, nella sua tiepida casa, con mille nascondigli.
La guerra finì di lì a breve.
Tuo nonno fortunatamente fu risparmiato dagli scontri con i partigiani, la piccola Eunice non avrebbe potuto perdere anche il suo amato padre, sarebbe rimasta sola, superstite di un mondo crudele.
Venuta al mondo, nel peggiore dei modi, senza avere la possibilità di guardare la luce del sole, per la prima volta.

Tuo nonno portò tua madre con sé in una nuova casa, giacché la sua era deceduta da poco tempo.

A quel tempo, con una figlia sulle spalle era estremamente necessario l'aiuto, il sostegno, l'amore di una figura materna, per la piccola Eunice.
Il mio primo incontro con tuo nonno avvenne quando tua madre aveva appena cinque mesi, io lavoravo come maestra presso una piccola scuola elementare, il nostro primo sguardo ebbe luogo in un parco di questa piccola cittadina, eravamo due giovani sprovveduti. Fu amore a prima vista, almeno per quanto mi riguarda. Nel cuore di tuo nonno sarebbe sempre rimasta l'ombra di quell'angelo volato in cielo, è stato difficile rimanere l'eterna seconda per molti anni, ma io l'amavo, è l'amore figliolo è pura follia.
Di lì a poco ci sposammo, fu davvero tutto così veloce che non avemmo nemmeno il tempo per respirare e concederci un po' di amore e poche regole.
Io divenni, da allora, l'unica madre di Eunice, doveva essere un segreto, il più grande e il più macabro che io abbia mai dovuto portare con me, la mia colpa eterna, l'unico rimpianto che mi porto dentro, ancora oggi.

Vivere per anni con questo cruccio nella mia anima è stata l'impresa più difficile che io abbia mai dovuto compiere, ero molto legata a tua madre, eppure dentro di me sapevo che non era sangue del mio sangue, non era stato il mio, di ventre, che aveva concepito quel dono meraviglioso.
Per anni questo mistero ha offuscato le nostre menti e ci ha profondamente caratterizzato, ci ha condizionato, in particolare il tuo caro nonno.
La vita procedeva tranquillamente, tua madre cresceva come ogni normale ragazza della sua età, seppur di li a poco cominciarono a riaffiorare i segni di una prima emancipazione, l'acquisizione di una matura personalità, destinata a mutare continuamente.
Entrò pienamente nell'ambiente rivoluzionario del '68, frequentava l'università, presso la facoltà di medicina, la sua più grande ambizione, quale poi fu realmente.
In quel periodo conobbe diverse personalità che ne condizionarono l'avvenire, la signora che abbiamo visto piangere alla commemorazione fu, anche se per poco tempo, una delle più diligenti insegnanti che tua madre conobbe, parlò sempre bene di lei, la ispirava, riconosceva in lei un modello da imitare, la sua concezione di perfezione assoluta.
Lo spirito libero di Eunice cominciò ad emergere a poco, quando, lontana dall'ambiente familiare, intraprese la conoscenza di nuove persone, alcune delle quali presenti alla cerimonia, ed in particolare strinse amicizia con molte di queste.
La relazione con tuo padre, inizialmente burrascosa e destinata a perire, ebbe origine in questi anni, sono gli anni in cui gli ideali degli giovani studenti sono messi alla prova, gli anni dei cosiddetti "figli dei fiori", in cui numerose furono le manifestazioni di protesta a cui parteciparono diversi studenti, tra cui appunto tua madre.
Durante uno sciopero, come da sempre ci ha raccontato, conobbe Leonardo, tuo padre.
Inizialmente fu soltanto un amore passeggero, poi sbocciò come quando da una piccola scintilla si origina un grande fuoco.

Entrambi mi ricordavano molto le immagini e i ricordi che tuo nonno mi aveva riferito sul suo primo amore, e sulla sua grande storia.

Il finale d'altro canto è stato analogo.
L'incanto che viene spezzato ed il superstite, destinato al tormento eterno, in ricordo di quel dolce viso.
Tuo padre. A cui il mio pensiero è rivolto ogni giorno, mi manca davvero tanto, il suo buon cuore, le sue gentili parole, ogni giorno spero che ritorni da quel maledetto 4 luglio, hai davvero bisogno di una figura paterna, caro Dorian.
Il destino ti ha tolto le cose che più amavi, così, senza un perché..
Già, il destino..

Questo destino sembra quasi uno scrittore che controlla le nostre vite, con la sua penna..>>.

Un leone di seta e di ferroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora