Capitolo 14

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<<Sai, caro Dorian il giorno in cui ho sposato tuo nonno gli ho promesso eterna fedeltà, ma, dopo anni e anni di lunghi silenzi ho compreso quanto quelle vane promesse in realtà non servissero a nulla.
Non si può comprendere il valore di una promessa nel momento stesso in cui la si sta pronunciando.
Si pensa all'eternità delle cose. È questo il fulcro di ogni problema.
Ho appreso che tuo nonno in realtà era invero di doppia natura, diviso tra la sua parte più dolce e la sua parte più fragile, ingannevole, superficiale, indelicata, crudele.
Sì, Dorian, tuo nonno ha sempre molestato tua madre.
Lo affermo senza mezzi termini. Così. Come un silenzio. Che non lascia spazio ad alternative.
Lei subiva. Ha sempre subito. Era tremendamente fragile. Non capiva. Non poteva capire.
Tuo nonno la ubriacava rendendola inerme, un verme che striscia, che non è consapevole del suo peso, delle sue angosce, che è calpestato dal mondo, dal cielo, dalle stelle.
Quelle ferite. Nessuno ne era a conoscenza. Era il "segno" d'amore da dimostrare secondo tuo nonno, era folle, era folle. Aveva salvato delle vite umane dallo scivolare da un burrone, eppure, eppure distruggeva ogni giorno la vita della sua amata figlia, nata sotto un cielo di bombe e di lapilli roventi.
Tua madre non ricordava nulla.
O meglio erano solo vaghi ricordi.
Poi ne divenne consapevole. E tutto fu chiaro. Seppur troppo, troppo tardi.
Ed io? Io rimanevo in silenzio. Come sempre. Credo che la parola che mi porterò sempre sia "silenzio". Mi ha lacerato. Mi ha uccisa quel maledetto silenzio. Sempre.
Tuo nonno mi minacciò. Avrebbe rivelato ad Eunice la mia falsa maternità sia che avessi rivelato il racconto dei gemelli, sia che avessi reso consapevole Eunice di quel macabro rituale. Sarebbe stato un dolore troppo da sopportare.
Dicono che a volte il dolore duraturo nel tempo diventa quasi una seconda natura, un'abitudine.
No, quel dolore prossimo non sarebbe divenuto una seconda natura.
Eunice non mi avrebbe mai perdonata dopo anni di bugie. Avrei dovuto portare quel segreto nella tomba con me. E così è stato effettivamente.

Questa storia è stata incisa sul mio cuore per sempre, non potrò dimenticare i lunghi pianti d'agosto, le stelle senza luce, il mondo senza cielo di quegli anni.

Era tutto apparentemente normale. Perché tutti tacevano. Ognuno meditava sulle proprie cattive azioni in silenzio, pianificava il suo piano in silenzio, maledetto silenzio.

Beh, e tuo padre?
Chi era tuo padre? Tuo padre era una persona deliziosa, ho sempre appoggiato il suo amore con tuo madre, era sincero, una persona sempre disponibile e sicura di se stessa, una vittima, la vera vittima di questa storia. Non era a conoscenza di nessun segreto che ti ho rivelato.
Ora, nel luogo in cui si trova ora, sicuramente starà pensando a tua madre, a quel giorno maledetto, e piange, piange tristi lacrime.
Siamo arrivati alla conclusione di questa storia.
Nessuno conosce il finale, figliolo.
È tuo compito. Devi scoprire cosa successe quel giorno, perché nessuno ne è a conoscenza, devi trovare tuo padre, devi scoprire chi è venuto in casa nostra, chi ha rubato il libro di tuo nonno, ogni cosa spetta solo ed unicamente a te, a te che hai la forza e gli occhi di tua madre.
Io sono ormai stanca della vita, oltre che di questo mio corpo. Devi lottare. Scoprire la verità. Lo devi fare per tua madre. Che innocente ha lasciato questa vita. >>
Ersilia termina il suo racconto, Dorian scoppia in lacrime, fino a pochi istanti fa considerava suo nonno un eroe, un uomo da celebrare, l'uomo da ricordare alle generazioni future, ma ora ripensa a tutto il passato, come ha potuto, come ha potuto lasciare che sua figlia soffrisse in quel modo, che le si nascondesse ogni singola bellezza della vita, come aveva potuto permettere che suo figlio, suo figlio venisse donato ad un orfanotrofio per una presunta disfunzione, piange Dorian, è il suo segno di riconoscimento.

Poi bacia Ersilia, e corre su nella sua stanza, deve riflettere sul da farsi, un secondo in più potrebbe essere ormai fatale, per suo padre, l'unica persona autentica che gli è rimasta, deve trovarlo, abbracciarlo, raccontargli la verità. Mettere insieme i tasselli di un puzzle infinito.

E allora pensa a quel libro. In quel libro ci sono le risposte. Ripensa al titolo. Ora che è a conoscenza della storia delle due sorelle ebree qualcosa è più chiaro. Ma perché scrivere un libro su tutto ciò?
Ricorda che suo nonno insisteva continuamente affinché egli potesse leggerlo e rileggerlo più volte, ma perché proprio lui, e perché scrivere un libro senza interessarsi minimamente ad una carriera letteraria?
Effettivamente il libro di suo nonno era altresì stato pubblicato per il pubblico, ma aveva avuto scarso successo, a causa della mancata pubblicizzazione dell'autore stesso.

Ripensa alla trama. Coincide in più punti con la storia narratagli dalla nonna. Ovviamente cambiano i nomi, i luoghi, gli avvenimenti appaiono distorti rispetto alla realtà, ma sono dei fondamenti di verità.

Dorian ritorna da sua nonna.
Sta riposando. Ma non importa. Non può perdere ulteriore tempo.
Le chiede se può andare nella vecchia casa dove abitava da bambino con i suoi genitori, la casa dove quel giorno maledetto d'estate sua madre perse la vita, la casa dove Dorian vide suo padre scendere quelle scale, per l'ultima volta.

È lì che vi è ogni risposta? È forse lì la chiave di ogni cosa?

La nonna consegna le chiavi della casa a Dorian, si fida ciecamente di lui, non ha paura di nulla.
Dorian si affretta, giunge in pochi minuti alla casa. Emana uno strano odore di chiuso. Un tanfo orribile.

Sale le scale. Giunge al piano superiore. Guarda ogni cosa come per la prima volta. Sembra quasi che qualcuno sia passato di lì non da molto, percepisce che qualcosa sia stata rimossa, spostata, un non so che di mirabilmente nuovo.

Guarda tra le stanze. Le studia tutte singolarmente. È da tempo che lui e la nonna non visitano quella casa, non ve ne era la benché minima necessità.

Giunge nella vecchia camera da letto. Sembra come se qualcuno vi avesse dimorato da poco tempo, nota alcune calze sparse tra il pavimento, dei rimasugli di cibo, vecchie scarpe, stracci, un bunker, come un bunker abbandonato.

Poi nota un foglio di carta stracciata, lì per terra, in mezzo alle altre cose buttate come spazzatura.

Un indirizzo. Un solo strano indirizzo.
Nient'altro. Era un indirizzo non nuovo, probabilmente lo aveva già sentito altre volte, non gli era nuovo.
Sente il cuore battergli all'unisono con un terremoto, come se qualcuno si stesse avvicinando furtivamente, a passi piccoli.
Ma è solo pura immaginazione. Illusione. Esce dalla vecchia dimora. Porta con sé quello strano indirizzo, è un indizio, uno strano indizio.

Quando torna a casa, la sua casa attuale, sua nonna è nella stessa identica posizione in cui l'ha lasciata, è evidentemente stanca.

Poi sente la sua voce. È ansimante. Lo chiama.
<<Dorian, vieni qui, mi é venuto in mente un particolare che può essere importante per essere a conoscenza della verità, stavo pensando a voi due, a te, a tua madre, poi ho avuto un momentaneo ritorno al passato.
Ricordi la maestra che ti voleva così bene all'asilo?
Ebbene, un giorno accadde un episodio che tua madre non scordò mai. Fino alla sua morte. Me ne aveva parlato, e io capii fin dall'inizio di che cosa si trattasse.
Un giorno, all'asilo, disegnasti su un foglio una rappresentazione quasi infernale.
La maestra ne rimase colpita a tal punto che fu costretta a chiamare tua madre, il disegno era terrificante per essere stato concepito da un bambino, un bambino che odiava sua madre.
Tua madre non volle mai descrivermi il contenuto del disegno, diceva che le veniva da piangere, avevi rappresentato lei come un demone fui portata a pensare, e tuo padre come un angelo, così come lo amavi, lo amavi come un angelo.
Fu terribile quel giorno. Tua madre non capiva perché. Lei ti amava nonostante tutto, ma non capiva.
Ti amava nonostante i tuoi rifiuti, le tue insicurezze, i tuoi No, i tuoi pianti.

Io capii, invece.
Dicono che quando si ama qualcuno si conosce a pieno l'anima di una persona dai suoi occhi, io i tuoi li guardavo e vi riconoscevo l'ombra di un segreto, qualcosa che ti portava a estraniarti dalla donna che ti aveva concepito, che lottava ogni giorno per salvare delle persone, la donna che, giuro solennemente, ti ha amato più di ogni altra.

Tu spiavi i macabri rituali di tuo nonno, l'inferno della nostra famiglia, tu assistevi a quel massacro infinito, ne sono certa Dorian, è per questo che odiavi tua madre, non riconoscevi l'uomo che la molestava, ma eri consapevole dell'infedeltà di tua madre, non avevi il coraggio di parlare, ed è per questo che amavi tuo padre più di ogni altra cosa al mondo, di lui ti fidavi, non avrebbe mai tradito tua madre, per nessun'altra donna al mondo, secondo il tuo punto di vista.>>

Un leone di seta e di ferroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora