Capitolo 5

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Avrei voluto ribattere, ma James era già sparito al piano di sopra.
Sbuffai. Alla fine aveva avuto lui l'ultima parola! Quella era una mia prerogativa.
Cominciai a pensare che il mio nuovo padrone avesse la magica dote di farmi innervosire oltre i limiti della sopportazione.
Tutta quell'agitazione aveva finito per sfinirmi e affamarmi. Il mio stomaco reclamava cibo, immediatamente.
Mi diressi verso la cucina, attenta a non fare troppo rumore e speranzosa di trovare qualche nuova delizia in quello strano armadio, come aveva detto che si chiamava... Frigorifero?
Dopo aver razziato il frigorifero, mi buttai sul comodo divano del salotto. Sgranocchiando una mela, mi misi a pensare a quella strana situazione. Ero nuovamente libera! Con un nuovo padrone ovviamente, ma almeno fuori da quello stupido barattolo.
James, nonostante la sua arroganza e testardaggine, sembrava diverso dagli altri miei padroni. Non tutti erano stati dei mostri sanguinosi, certo, ma a nessuno era mai passato per la mente di non sfruttare le mie doti magiche. Nessuno mi aveva mai trattato diversamente da un oggetto, bello seducente e prezioso, ma pur sempre oggetto.
Per un attimo mi cullai nell'illusione che con lui tutto sarebbe potuto cambiare. Avrei assaporato finalmente la vera libertà.
Mi maledissi immediatamente per quello stupido pensiero.
Libertà. L'unica cosa a cui avevo sempre aspirato; il mio vero desiderio. Quello che mi aveva cacciato in quella situazione assurda e disperata: essere un genio. Servire ed appartenere a chiunque, senza scelta. Ecco la punizione per la mia ribellione.
Non era sempre stato così. Una volta ero diversa, ero... Libera!
Risi di me stessa. No, nemmeno allora lo ero davvero.
Ero vincolata dalle regole e dall'etichetta di corte.
Una sciocca ragazzina che pensava di poter avere tutto quello che voleva solo perché era più ricca, bella e intelligente delle altre. Pura illusione. Bastò un uomo a far crollare il mio mondo di favole. Un solo uomo, deciso a sposarmi, farmi sua e togliermi quel bene che io tenevo più caro di qualsiasi tesoro: la mia libertà.
Lottai inutilmente e provai a scappare, ma fu inutile; lui era inarrestabile. All'altezza della sua fama dopotutto.
Quando mi ebbe alla sua mercé, mi fece scontare cara la mia presunzione. Molto cara... Rabbrividii riemergendo da quei ricordi dolorosi.
Sentii qualcosa di caldo e umido scendermi lungo la guancia.
La asciugai velocemente con la mano.
Accesi la televisione, come avevo visto fare a James, per distrarmi. Quell'affare emise un lieve ronzio, poi dal nero schermo iniziarono ad apparire delle figure; erano diverse da quelle del pomeriggio.
Non sembravano affatto reali, o meglio, erano senz'altro persone ma con caratteristiche alquanto bizzarre. Enormi occhi, visi affilati, capelli di bizzarri colori e vestiti particolari. Inoltre le figure apparivano piatte e prive di spessore.
Ben presto però, smisi di badare a quelle stranezze e mi concentrai sulle battute che i personaggi si scambiavano.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi, raccolti in buffi codini, sbraitava contro un ragazzo moro e con gli occhiali da sole. A quanto pare lui aveva fatto un brutto commento sul suo ultimo compito scolastico (mentalmente mi ripromisi di chiedere a James cosa fosse un test).
La ragazza dai buffi codini nel frattempo aveva fatto una linguaccia ed era corsa via.
Benché strana e alquanto fantasiosa, cominciai ad appassionarmi alla storia.
A quanto pareva la buffa ragazza possedeva una magica spilla, regalatale da una gatta parlante, che le permetteva di trasformarsi in una paladina delle giustizia. Per essere un'eroina era piuttosto imbranata, ma per sua fortuna appariva sempre un bel cavaliere in smoking a salvarla nei momenti critici. Era palese che il cavaliere e il ragazzo che l'aveva presa in giro erano la stessa persona, ma lei non sembrava rendersene conto. Nonostante l'assurdità della trama, era davvero divertente.
Senza accorgermi avevo iniziato a ridere di gusto.
"Ma che diavolo stai facendo?"
La voce impastata di sonno di James, arrivava dalla porta del salotto
"Sono le tre del mattino!"
Mi voltai a guardarlo cercando di mantenere un'aria di superiorità.
"Ti avevo detto che non avevo sonno" mi giustificai.
Mi guardò aggrottando le sopracciglia.
"Io sì. E domani c'è scuola. Per cui o cerchi di fare meno rumore o vai a dormire!" mi rimproverò.
"A scuola? Davvero? Non sei un po' vecchio?" chiesi stupita.
"No" disse seccamente.
"Okay" dissi tornando a guardare la tv.
Senza che me ne accorgessi, James prese la scatolina che controllava la tv e premette un pulsante.
Le voci dei personaggi si attenuarono fino a ridursi ad inudibili sussurri. "Ma che fai?" sbottai cercando di afferrare la scatolina.
Lui la alzò in alto, fuori dalla mia portata.
"Shh" bisbigliò "Ho dei vicini! A quest'ora dormono tutti. Non puoi fare tutto questo chiasso!" Sbuffai.
"Ma così non capisco nemmeno quello che dicono!" mi lamentai.
"Una ragione in più per spegnere e andare a letto" ribatté.
Stava diventando davvero insopportabile.
"Non è giusto" mormorai.
"La vita non è giusta" sussurrò in risposta "Ora a nanna, Scricciolo!"
Lo fulminai con un'occhiataccia, facendolo solo sorridere.
Spensi la tv e incrociai le braccia al petto.
Mi guardò per un attimo, come intenerito.
Ma per favore! Non mi serviva la sua pietà.
Cominciai ad incamminarmi fuori dal salotto con fare deciso.
"Non ho stanze degli ospiti" mormorò "Se vuoi puoi stare nel mio letto". Nel suo letto?! Mi voltai di scatto.
Leggendo lo schock sul mio viso aggiunse "Io dormirò sul divano, sciocca" "A meno che tu non preferisca diversamente" aggiunse scherzoso.
Serrai la mascella, irritata.
"Non ti disturbare" dissi caustica "Ho il mio di letto."
Dopo di che schioccai le dita trasformandomi in fumo e rimaterializzandomi nella mia lampada.
'Quello stupido arrogante!' Pensai rabbiosamente, strappando cuscini e coperte dal mio morbido letto e infilandomici.
Come abbia solo lontanamente potuto pensare belle cose di lui, mi parve un mistero.
Ancora furiosa chiusi gli occhi, sicura di non riuscire a dormire. Nemmeno dieci minuti dopo, invece, sprofondai in un sonno esausto.

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