Capitolo 32

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SPAZIO AUTRICI
Hola chicos/as!
Come state? Speriamo bene ^^
Noi siamo reduci dalla sessione invernale (gli universitari sapranno di cosa stiamo parlando!) e stiamo ancora tentando di riprenderci del tutto!
Ma d'altra parte sappiamo di avervi fatto aspettare anche troppo per questo nuovo capitolo, per cui non c'è più tempo da perdere!
Così con la ripresa delle lezioni riprende anche la pubblicazione dei nuovissimi, e speriamo bellissimi, capitoli di Make a Wish! 🎊🎉
Speriamo di tornare anche ad una regolare pubblicazione (una volta la settimana) come in passato. Ma non garantiamo nulla in proposito (Date la colpa a Giulia 😜)
Detto ciò non vi tratteniamo oltre! Vi lasciamo al nuovo capitolo sperando lo troverete degno di tanta attesa! Fateci sapere tutte le vostre impressioni, consigli e suggerimenti.
Di nuovo grazie a tutti quanti ^^
A presto! Meli, Giuly, Fede

Lo schiocco secco dell'armadietto che si richiudeva, mi fece sussultare.
Voltandomi di scatto, gettai un'occhiata nervosa attorno a me.
Non avrei saputo dire cosa mi aspettassi di trovare, ma la folla di studenti chiassosi diretti in palestra che mi si parò di fronte, in un certo senso deluse le mie aspettative. E mi sollevò.
Malgrado sapessi perfettamente quanto sciocca fosse, l'idea di trovarmi in quei corridoi ore dopo la fine delle lezioni mi dava i brividi. Specialmente dopo quel che era successo l'ultima volta.
Da allora avevo la costante, quanto fastidiosa, sensazione di essere osservata. Mi sentivo sempre come se due profondi occhi di ghiaccio seguissero ogni mio movimento.
Grandioso!
Stavo diventando paranoica.
Scuotendo la testa, mi affrettai a raccogliere i libri che avevo lasciato cadere e li rimisi di malagrazia nella borsa che portavo a tracolla.
Prima che avessi modo di arrivare alle doppie porte, un nuovo gruppo di ragazzi eccitati ed euforici mi sfilò davanti. Si fecero strada verso la palestra spintonandosi e facendo scommesse su chi sarebbe stato il vincitore.
Tutto questo per una sciocca partita di basket?
Patetico, pensai mentre mi apprestavo, mio malgrado, a seguirli.
Ai ragazzi di questo secolo bastava davvero poco per esaltarsi. E alle ragazze ancor meno, non potei fare a meno di constatare mentre ne osservavo un gruppetto civettare allegre con i giocatori a bordo campo.
Ancora una volta maledissi il mio padrone per avermi costretta a trascorrere la serata in quel posto. Quando avevo saputo che avrebbe dovuto sostituire Corbin in squadra, avevo cercato di spiegargli che la mia idea di divertimento non combaciava perfettamente con la visione di dieci ragazzi in calzoncini che si rubavano una palla, ma lui aveva insistito nel dire che sarebbe stato comunque meglio di una serata a casa da sola.
Corbin e Lizzie erano partiti in mattinata, la piccola Katie era col padre, ed effettivamente l'idea di stare ore da sola in una casa silenziosa non mi faceva impazzire. Mi dava l'impressione di essere ancora... in trappola.
Accidenti a James! Odiavo quando aveva ragione.
Così con rassegnazione, salii le gradinate e iniziai a farmi largo tra la calca in cerca di un posto. Impresa tutt'altro che facile, visto l'incredibile numero di spettatori già presenti.
Alla fine riuscii a scorgere un posto libero in una delle gradinate più alte e mi affrettai ad occuparlo.
Ancora stentavo a credere che tutta quella gente non avesse niente di meglio da fare di venerdì sera.
Non che io potessi giudicarli, comunque.
Malgrado ignorassi la durata canonica di una partita di basket sperai vivamente non superasse le due ore, non avrei retto oltre.
Mentre i giocatori si decidevano a scendere finalmente in campo sentii la voce di qualcuno chiamare il mio nome. Alzai lo sguardo in tempo per mettere a fuoco un viso famigliare tra la folla.
Rachel.
Una delle compagne di squadra di Lizzie.
Lei era una delle poche persone con cui riuscissi a scambiare più di due parole durante ginnastica, le altre erano troppo impegnate a ridere della mia sbadataggine.
"Ciao!" mi salutò raggiungendomi.
Contraccambiai il saluto, sorridendo.
"Lizzie è già partita?"
"Questa mattina" confermai.
"È un peccato che non possa assistere alla partita"
"Già" mormorai poco convinta.
Non avrei voluto suonare tanto sbrigativa. Trovavo Rachel davvero simpatica, ma non mi sentivo molto in vena per due chiacchiere tra ragazze.
"Allora sei venuta a fare il tifo per James?" domandò lei, con tono fin troppo enfatico.
Alzai gli occhi al cielo senza scompormi, ormai avevo fatto l'abitudine a quel tipo di allusioni.
"Diciamo che, più che altro, ho bisogno di un passaggio a casa" mi limitai a rispondere.
Il suo sorrisino furbo, mi fece capire quanto poco l'avessi convinta.
Fortunatamente non appena il coach chiamò i giocatori in campo, anche la sua attenzione si focalizzò sul gioco.
Proprio in quel momento scorsi James in mezzo agli altri giocatori. Indossava la stessa uniforme scarlatta dei suoi compagni, peccato solo che addosso a lui risaltasse più di una capo d'alta sartoria. La casacca senza maniche lasciava scoperte le sue braccia tornite e lo scollo a V metteva in risalto il suo petto tonico.
Sentii la temperatura attorno a me aumentare e il sangue scorrermi più velocemente nelle vene, mentre lo guardavo posizionarsi a centro campo, di fronte ad uno degli avversari.
Non appena il coach soffiò nel suo fischietto e lanciò in aria la palla, vidi entrambi i ragazzi spiccare un balzo altissimo nel tentativo di raggiungerla.
James riuscì ad intercettarla per primo e la passò ad uno dei suoi compagni; l'azione si fece frenetica, la palla iniziò a passare di mano in mano e a sfilare sotto il naso degli avversari finché non tornò a James.
Il mio padrone iniziò a palleggiare cercando di smarcarsi dal suo avversario, ma quello sembrava essere un tipo ostinato.
In ogni caso, James non era affatto da meno; appena individuato il punto debole del suo avversario, eseguì una finta e riuscì a scartalo, schivò altri due avversari prima di arrivare sotto canestro e tirare.
La palla volò in aria, descrivendo un arco perfetto, qualunque tentativo di intercettarla fu vano, rimbalzò sul tabellone, batté sul cerchio e....
La folla esplose in un boato di gioia, mentre la palla entrava nel canestro.
Gli altri giocatori si strinsero attorno a James per congratularsi e assestargli sonore pacche sulle spalle.
Il gioco riprese presto, diventando ancora più coinvolgente e serrato. In poco tempo mi ritrovai incapace di staccare gli occhi dall'azione.
"James è davvero bravo" disse Rachel avvicinandosi al mio orecchio, per sovrastare il rumore degli spettatori.
"Molto" risposi convinta.
Ad essere onesta ancora non avevo trovato un'attività nella quale non eccellesse, o quasi. Il che era davvero notevole... e frustrante.
"Dev'essere dura vivere tutti i giorni con un ragazzo così, vero? Sempre a stretto contatto" mormorò, maliziosa.
Non immagini nemmeno quanto. Ma non nel modo in cui tu credi!, pensai sopprimendo a stento un sorriso.
"Siamo parenti, lo hai dimenticato?" le ricordai, invece.
Non era tecnicamente vero, ma a parte Lizzie e Corbin nessuno qui a scuola ne era al corrente.
"Certo certo" fece lei, liquidando le miei parole con un gesto.
"A me non piace James" affermai, con una nota esasperata nella voce.
"Davvero? Io non ho mai guardato così mio cugino" continuò a punzecchiarmi lei.
Feci per scuotere la testa in segno di diniego, ma il mio padrone scelse proprio quel momento per segnare un altro punto.
Mentre il pubblico ruggiva d'approvazione, James alzò lo sguardo e scrutò la folla finché non incontrò il mio.
'Allora Scricciolo, ti stai divertendo?' mormorò nella mia mente.
'Non montarti la testa! Sto solo apprezzando le divise!' risposi sarcastica.
Sorrise, mi fece l'occhiolino e tornò a giocare.
Scossi la testa divertita.
"E di certo mio cugino non mi ha mai guardata così" commentò Rachel sorridendo. Ovviamente non si era persa un solo istante della scena.
Le lanciai un'occhiata scettica, ma non risposi.
Malgrado non avessi alcuna intenzione di darle ragione, non potei spegnere la piccola scintilla rosata che mi si era accesa nello sguardo.

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